Un anno fa, dopo avere scoperto una nuova proteina del muscolo, un gruppo di ricercatori tedeschi la battezzò oscurina, un modo come un altro per sottolineare quanto poco o nulla si sapesse sul ruolo e l'importanza di questo componente della cellula muscolare. Il nome della proteina ormai non cambierà, ma il mistero sulla sua funzione è oggi svelato grazie allo studio di un gruppo di ricercatori dell'Università di Siena guidati da Vincenzo Sorrentino, docente presso il dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Siena, e finanziati da Telethon.
Secondo i ricercatori senesi l'oscurina serve a mantenere intatte le cellule del muscolo, fungendo da collegamento fisico fra le microscopiche fibre che permettono la contrazione - chiamate miofibrille - e il reticolo sarcoplasmatico, ovvero una serie di tubi che avvolgono le fibre e regolano l'afflusso di calcio, necessario per la contrazione. Nel modello proposto, l'oscurina è presente lungo le miofibrille e da qui interagisce con un'altra proteina chiamata anchirina che sporge dalla superficie del reticolo sarcoplasmatico.
In questo modo l'oscurina svolgerebbe la funzione di ancorare il reticolo sarcoplasmatico alle miofibrille.
Lo studio italiano, pubblicato sul numero di gennaio della rivista scientifica americana Journal of Cell Biology, si è svolto esattamente un secolo dopo la scoperta del reticolo sarcoplasmatico ad opera di Emilio Veratti, un allievo del più famoso Camillo Golgi, anniversario che l'Accademia dei Lincei ha recentemente celebrato.
Se confermata, l'ipotesi dei ricercatori finanziati da Telethon potrebbe aprire strade interessanti nella ricerca sulle distrofie muscolari.
Molte distrofie colpiscono infatti proteine che, come l'oscurina, aiutano a mantenere intatta la cellula muscolare rendendola resistente allo stress meccanico della contrazione. Mentre altre proteine con questa funzione, come la distrofina, si trovano in prossimità della superficie esterna della cellula, l'oscurina è la prima ad essere in contatto con la parte più interna dove si trova il reticolo sarcoplasmatico.
"Alcune forme di distrofia che oggi non hanno una spiegazione potrebbero essere dovute proprio a mutazioni dell'oscurina, ed è quello che dovremo verificare" - spiega Sorrentino.
"Quella che abbiamo pubblicato" – continua - "è comunque una ricerca di base per la quale non sono attualmente prevedibili applicazioni nella cura o nella diagnosi delle malattie muscolari".