Tornabuoni: 'Arte Povera. La bellezza dell’essenziale'

Omaggio al movimento, teorizzato dal critico d'arte Celant, che ha segnato l’arte della seconda metà del Novecento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 Aprile 2025 16:38
Tornabuoni: 'Arte Povera. La bellezza dell’essenziale'

Tornabuoni Arte inaugura, giovedì 17 aprile 2025, nella sede di Firenze, la mostra Arte Povera. La bellezza dell’essenziale, un omaggio al movimento, teorizzato dal critico d'arte Germano Celant, che ha segnato profondamente l’arte della seconda metà del Novecento, riunendo alcuni dei capolavori storici dei suoi principali protagonisti, tra cui Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio.

Il termine “Arte Povera” fu coniato la prima volta proprio da Germano Celant nel 1967 in un articolo “Arte Povera. Appunti per una guerriglia”, pubblicato dalla rivista Flash Art, un testo provocatorio che descriveva un gruppo di artisti operanti a Torino il cui lavoro si spingeva oltre i confini dell'arte e delle sue istituzioni, in totale controtendenza all’egemonia culturale del dopoguerra e alla mercificazione del mondo dell’arte. Artisti dalle pratiche più disparate, mossi da stimoli e sollecitazioni simili, accomunati da una ricerca dell’essenziale e una profonda messa in discussione del rapporto tra uomo e natura. Pur non avendo mai firmato un manifesto, molti di loro continuarono a esporre insieme, sotto l'egida del movimento. E sebbene alcuni si siano allontanati dall'estetica poverista nel corso del tempo, il loro lavoro ha continuato a portare l'influenza di quegli anni formativi.

Arte Povera. La bellezza dell’essenziale, organizzata da Tornabuoni Arte, rievoca lo spirito rivoluzionario che permeava il movimento e che ha cambiato profondamente la natura dell'arte, ponendo l’accento sul radicalismo dei suoi partecipanti, che hanno sfidato le convenzioni pittoriche e svelato la poesia del quotidiano.

“L’opera poverista” è contrassegnata dal punto di vista organico, fisico, dalla simultanea presenza di vuoti e di pieni, evidenzia Bruno Corà, critico d'arte e presidente della Fondazione Alberto Burri, nel suo contributo all’interno della pubblicazione Arte Povera, Dialoghi (Forma Edizioni, 2024). “Un’opera aperta” che lascia spazio all’intervento dello spettatore che contribuisce alla determinazione e al completamento del messaggio estetico, come nel lavoro di Pino Pascali, di Michelangelo Pistoletto e di altri artisti rappresentati in questa sede.

Un linguaggio visivo al tempo stesso eterogeneo e inclusivo, di protesta e poetico, che ha anticipato alcune delle questioni più urgenti del nostro tempo, come la nozione di belle arti, l'ecologia e il colonialismo, e continua ad avere un impatto significativo sulla creazione artistica contemporanea.

In mostra troviamo un nucleo di opere di Alighiero Boetti, realizzate tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, emblematiche di quel periodo, che dimostrano la sua assoluta libertà creativa, espressa in tecniche e materiali non prevedibili, come ad esempio Mimetico (1967) - esposto in occasione della prima mostra sull’Arte Povera, organizzata da Germano Celant, nel ’67, alla galleria La Bertesca a Genova - o Mettere al mondo il mondo (1975), una combinazione di lettere, parole e segni, realizzato con la penna biro. Come sottolinea Agata Boetti, direttrice dell'Archivio Alighiero Boetti, “se osserviamo attentamente le opere degli anni Sessanta, vediamo che i concetti fondamentali del lavoro di Boetti sono già tutti presenti”. Le tematiche della casualità, del tempo e della scrittura si ritrovano anche nelle serie più famose dell'artista, come le successive Mappe.

Mario Merz, presente con una serie di opere pittoriche su carta e cartone, relative agli inizi degli anni Ottanta, è fra coloro che hanno esplorato più profondamente il potenziale artistico del mondo che ci circonda, attraverso una grande coscienza politica e un atteggiamento profondamente militante. Il percorso artistico di Pier Paolo Calzolari è documentato, invece, da una serie di lavori fatti di materiali “poveri” e alternativi, naturali e deperibili, come sale, tabacco, foglie, candele su cartoncino, della fine degli anni Sessanta, e da altri più recenti come Eroe, del 1986, o Specchio, del 1990.

La mostra si sofferma anche su quelle figure che non hanno fatto parte del gruppo canonico dell’Arte Povera ma che, soprattutto, all’inizio ne hanno condiviso gli ideali, come Gianni Piacentino e Mario Ceroli, invitato da Celant a Genova nel 1967, considerato un po’ il precursore del movimento per l’uso di stracci, di cartoni e del legno che ha definito la sua cifra stilistica. La serie di opere che troviamo in questo contesto, da Gloria eterna ai caduti per la pittura, 1972, a Serata di gala, 1981, e Squilibrio, 1988, sono esempi della sua straordinaria creatività e potenza emotiva.

Arte Povera. La bellezza dell’essenziale, sarà aperta al pubblico fino al 27 giugno 2025.

Info:

Tornabuoni Arte

Firenze
, Lungarno Benvenuto Cellini, 3

Tel. +39 055 6812697 | info@tornabuoniarte.itwww.tornabuoniart.com

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