Spazio e gioco dei bimbi toscani: ecco come e dove, parola di Pinocchio

C'è un bambino che più di tutti incarna i bisogni e le necessità dei ragazzi toscani, il suo nome è Pinocchio ed è nato a Firenze

Antonio
Antonio Lenoci
30 luglio 2015 12:30
Spazio e gioco dei bimbi toscani: ecco come e dove, parola di Pinocchio

Una visione utile dello spazio è indispensabile in qualsiasi contesto sociale: nell'urbanistica il rispetto della funzione è determinante quasi quanto lo sono forme e materiali. Ma qual è questa funzione? Di cosa hanno realmente bisogno i ragazzi? Molto spesso sono i grandi ad avere a disposizione contenitori adatti, ma non riescono a sfruttarli nella maniera più utile per i bambini.Gianni Greco, l'ideatore di Vecchia Firenze Mia la Pagina Facebook che ci ha offerto materiale fotografico per poter tornare indietro nel tempo, è anche un grande collezionista ed è il direttore del POM, il Pinocchio Official Museum, un Museo virtuale su Pinocchio, nato in attesa che Firenze possa averne uno reale.

Tra i vari giardini e parchi di cui abbiamo parlato questa settimana, forse, ne manca uno? "Bisogna dare di bischeri ai fiorentini, perché si sono fatti scippare Pinocchio. Carlo Lorenzini è nato a Firenze, ha scritto Pinocchio a Firenze ed è morto a Firenze" una lapide sulla facciata del civico 21 di via Taddea ricorda la casa natale del giornalista e scrittore detto il Collodi, mentre la tomba si trova presso il Cimitero delle Porte Sante."Per il suo eccessivo attaccamento alla madre - prosegue Greco - ebbe la malaugurata idea di chiamarsi come il di lei paese natale, Collodi.

Da lì sono nati tutti i malintesi, e tutto si è spostato in un luogo in cui lui ha solo passato pochi mesi d'infanzia. Proprio in questo periodo si progetta un enorme parco molto più moderno e attrattivo di quello già esistente, ma sempre là, a Collodi. A Firenze nulla. Questo purtroppo è uno scandalo. Ho proposto di far sorgere qui almeno un Museo storico di Pinocchio e di Lorenzini, di cui potrei con sicura competenza prendermi cura".Uno spazio fiorentino ritenuto dai residenti del centro storico di immenso valore sociale e culturale continua ad essere un rudere senza futuro: si tratta dell'ex complesso di Sant'Orsola rimpallato nelle competenze tra Stato, Provincia e Comune.

Qui, secondo un progetto non meglio precisato, sarebbe dovuto nascere un luogo dedicato al burattino più conosciuto al mondo, ma nulla ha ancora visto la luce.Per concludere il nostro viaggio attraverso il mondo dei ragazzi di ieri e di oggi, abbiamo coinvolto due anime toscane, due artisti eccellenti e sensibili che nella loro vita hanno vestito i panni di Pinocchio, restando poi per sempre scolpiti negli occhi e nel cuore di quel pubblico di grandi e piccini che ha potuto apprezzarli.Andrea Balestri, il piccolo Pinocchio di Comencini, com'era da bambino? "Ricordo con affetto che giocavo a guardie e ladri, avevamo i fucili con i gommini, ma mi piaceva anche il gioco delle caselle disegnate a terra, quello che si faceva con le bimbe, la cosiddetta campana".

Avevate un giardino attrezzato? "No.. non avevamo nulla. Ricordo che c'erano molte meno macchine. Dirò di più.. non ricordo neppure se ci fossero le panchine ma non era importante, si stava seduti in terra a raccontarsi le storie.. bei tempi".Cosa ci siamo persi? "Penso che la nostra ingenuità e genuinità ce le siamo perse con l'arrivo della tecnologia che ha portato il videogioco a sostituire l'amico d'infanzia.

Il ragazzino ha imparato a giocare da solo, mentre prima aveva bisogno degli altri, di intere comitive di amici".Siamo cambiati troppo? "Si.. ma non credo sia colpa della mancanza di spazi: io sono cresciuto ai Salesiani dove c'era solo un campetto, ma tutti i giorni c'era qualcosa da fare. Dal biliardino ai pattini, e se ti volevi divertire un modo lo trovavi. Capisco che oggi ci sono le macchine ed i ragazzini devo stare attenti, ma con la fantasia gli ostacoli diventano qualcosa da sfruttare.

C'era l'acchiappacolore per esempio, che potrebbe andare di moda anche oggi. Pensiamo al nascondino, che cos'era se non l'occasione di sfruttare qualsiasi cosa: dietro, sotto e di fianco, le barriere architettoniche erano un'opportunità".Dobbiamo ritrovare l'ingegno? "Esatto. Pensare che con la forcella di un albero ci facevamo una fionda. Oggi molta di questa fantasia manca e nessuno si immaginerebbe mai di andare in giardino a cercare un tronco, oppure quel ramo ricurvo, piegato proprio nel modo giusto per..

Basta pigiare un bottone e ti fai un combattimento stratosferico con tutte le armi del mondo".Alessandro Paci, l'irriverente burattino creato dall'indimenticabile Mastro Carlo Monni, dove giocava da piccino? "Quando s'era ragazzi noi si giocava solo per strada. S'era fatto un campetto da calcio dove in terra c'erano dei ganci di ferro, ma noi si giocava ugualmente.. si batteva delle botte".Come mai..

"Aspetta. Ti racconto una storia.. quando avevo 13 anni davanti a scuola c'era un piazzale. Ricordo precisamente il giorno in cui presi un secchio di vernice e disegnai i bordi di un campo e poi con le cassette dell'ortolano feci una rete. Ci si andava a giocare sempre a tennis, ma sempre. Così una società sportiva decise di creare veramente un campetto da tennis. Quando ancora rivedo gli amici di un tempo ricordo questo aneddoto e loro "Ma non dire c-a-v-o-l-a-t-e"...

invece l'è vero, l'ho inventato proprio io".I ragazzi non giocano più nelle piazze? "Dipende dai ragazzi. Ho due figli e non sono mai stati chiusi in casa, sono sempre andati fuori. Quelli che sono predisposti ad uscire escono. Ora non hanno qualcosa in meno, semmai qualcosa in più e devono imparare a sfruttarla. Vorrei dire invece qualcosa ai genitori: quelli che sono spaventati e non mandano i figli fuori per colpa di tutto quello che si sente dire.

Sappiano che tanto la cattiveria c'è stata sempre e sempre ci sarà. Quando ero piccolo io si andava a scuola da soli, ora invece siamo vittime delle leggi e ci troviamo davanti a situazioni assurde in cui serve che ci sia un delegato per andare a portare o a riprendere un figlio da scuola, e per i genitori è una preoccupazione in più".Se proprio dovessimo recuperare qualcosa dal passato, cosa salveresti? "La fantasia. Giocare per strada sviluppava la fantasia perché da un pezzo di legno potevi tirare fuori tutto: un pugnale una pistola una macchina fotografica..

oggi con la Playstation, i cellulari ed i Playmobil.. No!  Aspetta i Playmobil no, ho sbagliato! Vi ringrazio davvero per questo ricordo perché così colgo l'occasione per ribadirlo a tutti in un colpo solo, anzi, ti fo il titolo "Paci: Ragazzi vi ricordate il campo da tennis? L'ho fatto io".Più degli spazi, aperti o chiusi che siano, occorre dunque l'immaginazione, forse quella che i grandi dimostrano spesso di aver perso. Cavilli burocratici, impedenze logistiche, rispetto delle altrui competenze e la mancanza di una sana iniziativa. Il vero segreto? La fantasia.

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