I lavori di ristrutturazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova sono finora costati 58.296.156 euro, finanziati con fondi specifici programmati dalla Regione e, in parte, con risorse proprie dell’Azienda sanitaria. È la cifra impiegata a partire dal 7 dicembre 1995, diciannove anni fa, data in cui fu approvata la delibera che affidava l’incarico di elaborare il progetto preliminare di riorganizzazione dell’ospedale del centro fiorentino.
La piazza ora è interamente restituita alla città. Era il febbraio del 2003 quando le palizzate furono issate. Allora fu emessa l’ordinanza di occupazione del suolo pubblico necessaria ad aprire il cantiere nel quale avviare i complessi lavori di ristrutturazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, il più antico al mondo ancora in funzione. In questi 128 mesi di cose ne sono state fatte tante: il pronto soccorso, la terapia intensiva, la radiologia, il centro prelievi, tre reparti di medicina, la morgue, la farmacia interna, il laboratorio galenico, i cortili di servizio, e sono solo le cose più appariscenti in un complesso che spazia su una superficie di oltre 36 mila metri quadrati, si sviluppa in 144 mila metri cubi, parte di fronte alle Oblate proprio dietro al Duomo, costeggia tutta via della Pergola, si affaccia in piazza Brunelleschi e sbuca in via degli Alfani.
Ed ecco ora, dunque, l’abbattimento delle ultime transenne e paratie che delimitavano il cantiere ed ingombravano i quasi 2.400 metri quadrati della piazza occultando la visione dell’intero porticato progettato dal Buontalenti, il quale non poté vederne nemmeno l’avvio, di cui si fece invece carico nel 1611 Giulio Parigi e fu terminato definitivamente, come lo si può vedere ora, solo nel 1960. Allora furono completati i lavori di costruzione dell’adiacente sede centrale della Cassa di Risparmio di Firenze disegnata da Giovanni Michelucci sul lato ovest.
La restituzione della piazza, che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale non tornerà ad essere più un caotico parcheggio intasato di auto in sosta, è anche la restituzione, anzi la valorizzazione, degli affreschi appena restaurati di Antonio Cercignani, detto il Pomarancio, databili tra il 1613 e il 1616 che si possono ammirare nel lato est del porticato sui quali si erano accumulate le ferite del tempo e dell’inquinamento. È sotto a quegli affreschi che viene inaugurato il nuovo ingresso all’ospedale, dal quale si raggiungono i reparti di degenza medica: l’A inaugurato nel 2009, il C nel dicembre dello scorso anno, il B la cui ristrutturazione è iniziata da poco.
L’ospedale dispone in totale di 114 posti letto. E ancora tutti gli altri locali ristrutturati in ordine cronologico dal 2009 ad oggi: la Morgue, il Day service - Day hospital, il Centro prelievi, la Radiologia, il Laboratorio galenico, il Bar interno, la Dialisi, gli spogliatoi, la Rianimazione, la sala chirurgica “verde”. E il Pronto soccorso il cui accesso è sul lato sinistro della piazza. Dal nuovo ingresso si accede anche a una parte del percorso museale progettato per offrire a tutti le oltre 700 opere d’arte che nel corso dei secoli sono state raccolte a Santa Maria Nuova.
Il perimetro della piazza è delimitato, come già la parte libera dinanzi al Pronto soccorso, da elementi di arredo urbano che impediscono l’accesso alle auto. I passi carrabili dinanzi all’ingresso della chiesa e al nuovo ingresso dell’ospedale sono muniti di dissuasori meccanici a scomparsa. Nell’area liberata possono sostare 5 ambulanze e 3 veicoli con il contrassegno di handicap autorizzati dalla direzione sanitaria per lo stretto tempo necessario alla dialisi. L’area davanti al marciapiede ospita una rastrelliera che consente il parcheggio di una settantina di biciclette.
La restituzione alla città della piazza restaurata da cui si entra all’ospedale ha coinciso anche con i festeggiamenti del 726° anniversario della fondazione di Santa Maria Nuova. Nel pomeriggio ci sono state le visite guidate al Percorso museale alle quali ha fatto seguito alle 18 una Messa nella Chiesa di S. Egidio officiata da padre Renato Ghilardi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della salute. Alle 19 nel Cortile delle Medicherie ai dipendenti pensionati sono state consegnate le targhe di riconoscimento ed alle 21 sempre nella Chiesa di S. Egidio si è tenuto un concerto organizzato dall'associazione culturale Musica Europa e tenuto dal gruppo di Siena Ensemble Orchestra d’Archi che ha eseguito musiche di Ottorino Respighi, Franz Schubert, Claude Debussy.
Per adeguare i progetti al mutato panorama normativo ed ottemperare alle nuove leggi emanate, sono state indispensabili tre varianti in corso d’opera che hanno inevitabilmente influenzato l’andamento dei lavori in termini economici e di tempo. Ma l’ospedale ora risponde a tutte le nuove norme in materia di lavori pubblici, governo del territorio, prevenzione incendi, sicurezza sismica, salute e sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro, eliminazione delle barriere architettoniche, inquinamento acustico, accreditamento delle strutture del Servizio sanitario nazionale.
Sono ovviamente state rispettate anche tutte le indicazioni via via fornite dalle soprintendenze in un edificio comprensibilmente sottoposto a molti vincoli essendo il complesso ospedaliero storico più antico d’Europa, caratterizzato da specifiche architettoniche complesse che hanno imposto di eseguire i lavori seguendo le più sofisticate e innovative metodologie necessarie al buon funzionamento di una moderna struttura sanitaria capace di garantire elevati livelli di cura e assistenza in un contesto appunto da patrimonio artistico.
L’ospedale, infatti, venne inaugurato da Folco Portinari, il padre della Beatrice dantesca, il 23 giugno 1288: sono passati 726 anni. Il cronoprogramma stilato tenendo conto delle varianti approvate nel 2009 e nel 2011, prevedeva che i lavori venissero ultimati in 3.030 giorni solari e consecutivi vale a dire entro il 30 dicembre 2013: con un ritardo insignificante nell’ambito delle grandi opere, è conclusa anche questa fase del restauro che finisce con la riconsegna della piazza e l’inaugurazione del nuovo ingresso.
Ma i lavori dentro all’ospedale vanno avanti.
“La consacrazione di Sant’Egidio”, un affresco del 1424 di Bicci di Lorenzo staccato nel 1957 dalla facciata della Chiesa di Sant’Egidio sarà la prima cosa che vede chi entra nell’ospedale di Santa Maria Nuova dal nuovo salone d’ingresso collocato dove un tempo c’era la radiologia.
Con “La consacrazione di Sant’Egidio”, saranno esposti anche “L’incoronazione della Vergine”, una terracotta datata 1424 di Dello Delli, e numerose altre opere – arredi sacri, piviali, tonacelle, reliquiari e suppellettili religiose che testimoniano lo spirito del luogo per molti secoli attento tanto alla cura dell’anima quanto a quella del corpo. L’affresco di Bicci di Lorenzo è attualmente in fase di restauro in una stanza contigua alla hall che sarà il bookshop dove, accanto a materiale illustrativo del patrimonio storico e artistico dell’ospedale, si troveranno anche i prodotti “cosmetici” realizzati nel laboratorio galenico dal quale escono creme, pomate, unguenti, medicinali destinati a pazienti affetti da malattie rare.
Altre opere saranno esposte nel soppalco che domina la hall, tra cui un affresco di Gherardo del Fora e Francesco Brina, la Sinopia dell’affresco di Bicci, le tele raffiguranti gli Spedalinghi, cinque crocefissi realizzati tra il XIV e il XVII secolo tra cui uno attribuibile ai Sangallo, nonché un tabernacolo di Bernardo Rossellino con formella di Lorenzo Ghiberti. Le sale dove queste e altre opere vengono esposte in seguito saranno collegate da un passaggio che conduce alla chiesa di Sant’Egidio e alle stanze della direzione dell’Azienda sanitaria di Firenze per le quali sarà prevista la visita nei giorni festivi.
Questo è solo il primo nucleo del percorso museale che verrà completato entro il 2014 e potrebbe comprendere anche la Sala della Spezieria al piano terra, con le scaffalature realizzate nel 1783 dove raccogliere i reperti che testimoniano il volto scientifico del luogo: vasi da farmaci, brocche per acque salutifere e vetrerie. L’accesso definitivo alla parte museale avverrà dalla porta che sotto al loggiato, a fianco della chiesa di Sant’Egidio, conduce nel sottosuolo dove si trovano le vasche in pietra nelle quali la leggenda vuole che Leonardo da Vinci tra il 1505 e il 1507 abbia eseguito alcuni dei suoi celebri disegni anatomici, e più probabilmente, invece, venivano usate dalla famiglia Portinari per la tintura dei tessuti.
In quest’area si ipotizza che in futuro vengano esposti anche gli affascinanti strumenti chirurgici e le dotazioni mediche del passato che il Centro di documentazione per la storia dell’assistenza e della sanità ha pazientemente raccolto ed attualmente si trovano ancora nel vecchio ospedale di San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti. Nel salone di ingresso, a fianco del nuovo portale in acciaio, ci sono due nicchie, nelle quali verranno inserite due sculture realizzate dagli studenti dell’ultimo anno dell’Accademia di Belle Arti di Firenze che ha indetto un concorso per l’assegnazione di una borsa di studio finalizzata appunto alla realizzazione delle due opere.
I bozzetti dei partecipanti al concorso verranno esposti in una mostra.
Altro che erboristeria. Nella prima stanza a sinistra, appena entrati dal nuovo ingresso di Santa Maria Nuova, sarà possibile trovare anche i “magici” prodotti galenici che vengono prodotti nell’Antica Farmacia dell’ospedale, dove già nell’antichità frati e suore realizzavano unguenti, pozioni, tisane servendosi delle portentose piante officinali coltivate nel Cortile delle medicherie. Non ha mai smesso di funzionare il laboratorio nel quale, seguendo antiche ricette, per secoli si sono messi a punto medicamenti e altri prodotti a metà strada tra salute e cosmesi.
Ancor oggi produce una serie di preparati alcuni dei quali saranno appunto messi in commercio nel Bookshop dell’ospedale, a fianco del catalogo con le opere d’arte conservate a Santa Maria Nuova o di altre gadget gestiti da una apposita Fondazione che è in fase di costituzione. Il laboratorio galenico di Santa Maria Nuova produce cosmetici o farmaci da banco eredi di un’antica tradizione: dalle creme idratanti al “cerato di Galeno” più fluido di quello tradizionale al gel all’arnica usato nei disturbi di natura infiammatoria.
Il Laboratorio galenico di Santa Maria Nuova realizza anche alcuni “farmaci orfani”, quei medicinali troppo costosi da metterli in produzione, o consumati da troppo pochi pazienti per avere sufficienti margini di profitto che pertanto non sono ordinariamente in commercio. Sono per lo più farmaci indicati nella cura delle malattie rare, vale a dire quelle che le statistiche dicono colpiscono una persona ogni duemila.