Firenze – Un convegno lunedì 2 dicembre a Firenze nella Sala Blu del Fuligno (dalle 10.00 alle 13.30) per fare il punto sull’obesità e diffondere informazioni sul rapporto fra obesità e cancro. Presiedono l’appuntamento che è patrocinato dall’Associazione italiana oncologia medica, dalla Società Italiana di Chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche, dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze e dall’Azienda sanitaria Usl Toscana centro, Marcello Lucchese direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale, metabolica e d’urgenza all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze e Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia Medica dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia.
Obesità e cancro sono due patologie sempre più correlate. Basti pensare che nell’Unione Europea oltre 70.000 casi di tumore all’anno vengono correlati con l’obesità. Se a questo aggiungiamo il dato secondo cui in Italia l’obesità colpisce il 10% della popolazione e il 30% degli adolescenti, in particolare al sud, si evidenzia l’impatto sanitario e sociale di questa “nuova” patologia.
Il problema si ingigantisce se consideriamo come all’obesità non si pensi ancora come ad una vera e propria malattia. “Come tale, essa – spiega Marcello Lucchese – si correla a diverse patologie, da quelle cardiovascolari a quelle oncologiche. Tuttavia, permane ancora molta disinformazione nella popolazione generale e la conseguenza è una sottovalutazione delle molte complicazioni per le quali il paziente obeso è conseguentemente più a rischio”.
“Questa concezione errata dell’obesità è talmente radicata – prosegue Lucchese – che coinvolge anche i parenti stretti e le famiglie dei pazienti che si sottopongono a terapia per un’obesità patologica. Questa mancanza o non corretta informazione, fa sì che essi non possano far fronte al ruolo che sarebbe proprio, quello di caregiver ovvero di persone che si prendono cura del proprio familiare, lo sostengono e lo accompagnano. Ecco perché, ad esempio in una visita pre-chirurgica, è nostra prassi invitare sempre, insieme al paziente, almeno un familiare. Vogliamo essere certi che questi si renda conto della gravità del problema, che non si risolve certo con una dieta».
Non a caso, nel mondo occidentale l’obesità può rappresentare un importante fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore. Studi epidemiologici correlano l’eccesso di peso con l’aumento del rischio di sviluppo di tumori in varie sedi quali l’apparato gastro-intestinale, l’endometrio, l’ovaio, la prostata.
«Una delle problematiche odierne – precisa Pinto – riguarda l’incremento dell’obesità in tutte le fasce di età, dai più giovani agli anziani. Alla base errati stili di vita che non riguardano solo la dieta e l’alimentazione ma anche la sedentarietà. Da qui la necessità di fare prevenzione, sviluppando una corretta informazione attraverso le scuole, i media, i medici di medicina generale e nei diversi ambiti della sanità pubblica. Proprio nel tessuto adiposo, in particolare quello addominale, avvengono alcune modificazioni ormonali. “Oltre ciò – aggiunge Pinto - i tessuti della persona obesa presentano un’infiammazione cronica che viene considerata un possibile fattore di rischio”.
Secondo uno degli ultimi rapporti pubblicati dalla rivista “CA - CancerJournal ”il sovrappeso sarebbe responsabile di quasi il 4% di tutti i tumori diagnosticati ogni anno nel mondo”.Nel 2016 circa il 40% degli adulti e il 18% dei bambini tra i 5 e i 19 anni presentava un eccesso ponderale, pari a quasi 2 miliardi di adulti e 340 milioni di bambini a livello globale. Inoltre, si stima che in un anno globalmente circa 4 milioni di decessi siano da attribuire all’eccesso ponderale. Recentemente anche dalla rivista Nature è venuta una ricerca in cui sono state esaminate le possibili relazioni genetiche tra obesità, cancro e sindrome metabolica