La Toscana si autoproclama terra ospitale, almeno questa è la prospettiva regionale raccontata ed auspicata dal presidente Enrico Rossi, diversificata è la situazione in ambito locale a causa di appartenenze culturali e geografiche o peculiarità: ne sono esempio Livorno in cui si attende un piano di sviluppo post crisi e Firenze che cerca finanziamenti, ma caccia i mercanti dal Tempio. Ma quali sono le richieste che una Multinazionale presenta su un tavolo istituzionale? Chiediamo aiuto ad un esperto come Stefano Santalena, Amministratore Delegato di Hallite Italia, società a capitale inglese che si occupa di sistemi di tenuta per strumenti ad elevata prestazione presente in Australia, Cina, Germania, Italia, UK e Stati Uniti.Parliamo di voi, quali problematiche riscontrate per arrivare e crescere? "Una delle problematiche maggiori è non avere certezza di niente.
I progetti che una Multinazionale ha si scontrano con le pieghe della burocrazia. A volte abbiamo per le mani un bellissimo progetto, ma quanto tempo occorre per metterlo in pratica? Le aziende a volte vanno più veloci delle tempistiche ed il risultato è la rinuncia. Le istituzioni richiamano capitali ed investimenti, ma poi la burocrazia non viene cancellata".
La Toscana è un'oasi. "Il nostro governatore ha capito che la chiave di volta è quella delle pmi da coinvolgere all'interno delle Multinazionali. Quando ad esempio ci sono Multinazionali che vogliono creare nuovi dipartimenti di ricerca e sviluppo, anziché investire in proprio... il più delle volte senza aspettare i soldi che arrivano dall'alto, ci sono eccellenze tecnologiche in aziende di tre o quattro persone che non hanno la forza di affacciarsi sul mercato europeo, diventa importante la partnership ed entrare nel circuito della Multinazionale per sviluppare progetti in piena sintonia.
Un domani potranno essere assorbite o meno". Può essere anche un auspicio? "Ci sono esempi in questo senso".Relazioni con le Università. "E' importante prendere i giovani che escono dal corso di studi ed inserirli in un circuito internazionale. Ragazzi che conoscono le lingue hanno una marcia in più per poter accedere al circuito. Teniamo molto al rapporto con il mondo universitario".Se una Multinazionale si apre se ne scoprono le potenzialità.
"La Multinazionale non è il diavolo, purtroppo ci sono esempi in cui hanno dato il peggio di se'. Nel mio comparto ci sono due aziende che hanno aperto il centro sviluppo europeo, una ha mantenuto il sito aperto e lo ha potenziato. Un altro sito d'esempio è a Guasticce. Questo dipende molto da un fattore: lo stile di management sta cambiando. Nei nostri confronti c'è una barriera culturale, le pmi ci guardavano con sospetto.
Io non sono certo una persona di primo pelo, ma posso dire che le Multinazionali hanno capito di dover cambiare atteggiamento".Consulte di Multinazionali dalla Città Metropolitana ai comuni. "Non chiediamo favori o accelerazioni. Nella nostra area abbiamo chiuso accordi con Piombino, Rosignano e Collesalvetti dove sono stati messi a disposizione dei soggetti che fanno da tutor che aiutano le Multinazionali a cercare di capire come funziona il meccanismo.
Facilitatori.. ma non come lo vediamo in Italia ovvero chi assegna priorità facendo passare avanti uno o l'altro. Occorre invece dare le giuste aspettative. E' necessario, ad esempio sulle concessione delle licenze. Ci sono in ballo investimenti e non si possono trasgredire i time frame. A Rosignano e Collesalvetti abbiamo trovato sindaci che stanno dando una mano a diventare più forti sul territorio e questo comporta una conseguente richiesta alla casa madre di progettare più investimenti in loco.
Livorno viene da anni di crisi, ma abbiamo la situazione migliore: una disponibilità logistica eccezionale, un numero di skills notevole, dovuto purtroppo alla chiusura di molte aziende, e poi abbiamo aiuti da parte della Regione che devono essere sfruttati. Piombino è molto più veloce, mentre Livorno non ha ancora un Piano Industriale. Siamo in fase di esplorazione nonostante la spinta, i tempi sono lunghi".La Brexit è un bene oppure un male per una Multinazionale delocalizzata? "Noi abbiamo capitale inglese, siamo quotati in borsa a Londra.
Ne ho sentite di tutte e di più in questi giorni. Difficile fare analisi, sicuramente ne avremmo fatto a meno di questo scossone. Ma ne aveva bisogno l'Europa per comprendere il suo operato che va spesso contro ciò che il cittadino chiede. A livello economico la nostra azienda ha aperto un canale di discussione sui nuovi scenari europei. Una cosa è certa, a Collesalvetti abbiamo capito che per noi può essere una opportunità. Laddove negli ultimi 20 anni l'Inghilterra ha seguito una politica di delocalizzazione della produzione, ritrovarsi in una situazione del genere è difficile.
Noi abbiamo approntato progetti per potenziarci sul nostro territorio con nuove installazioni. Se volessimo aprire un unico centro europeo che distribuisce in tutta Europa ma fattura solo da una location non avendo una politica fiscale questo non si potrebbe fare, si rischia la fine dei colossi che sono stati multati perché fatturano in un posto e producono in un altro. Questo è un ostacolo che non permette di crescere, non è un problema dell'Italia o della Germania, ma di tutti.
Mi auguro che i nostri politici senza nessuna distinzione di colore, si diano una smossa per creare una Europa a misura di cittadino e di industria. Non dimentichiamo che Barroso diceva che l'industria non era una cosa che serviva all'Eruopa.. però sono d'accordo sul summit a tre. Non stiamo a ragionarci troppo, chiudiamo il discorso perché è il momento di ripartire".
Quali siano gli stimoli cui può essere sottoposta una Multinazionale lo spiega a Nove da Firenze anche Daniele Calosi Segretario Fiom Cgil Firenze e coordinatore nazionale Fiom per Ge Oil & Gas - Nuovo Pignone, da anni impegnato dall'altra parte dei tavoli in trattativa per situazioni presenti in varie zone della Toscana."Ci sono Multinazionali virtuose ed altre meno: il settore metalmeccanico propone grandi esempi in Toscana con gruppi americani, francesi e poi c'è Finmeccanica a Campi.
Ricordiamoci sempre che gli investimenti arrivano anche, se non in molti casi soprattutto, a seguito di accordi sindacali importanti. Il sindacato pone delle domande sui tavoli di trattativa quali il piano industriale, le strategie di produzione e diversificazione, il trattamento economico e la permanenza in fabbrica o nel comparto dei lavoratori interessati e sulla base anche di questo poi seguiamo l'evolversi dell'investimento".Ge Oil & Gas è un esempio da seguire sul territorio toscano? "Fin dall'inizio, occorre dire in tempi non sospetti e poi spieghiamo perché, la Multinazionale ha deciso di investire e svilupparsi secondo una filosofia aziendale che certo può essere ritenuta virtuosa, a differenza di altre Multinazionali che con i sindacati dialogano meno ad esempio oppure pensano di investire riducendo la qualità del prodotto ed i macchinari utili per produrre rischiando così un gap con le nuove tecnologie che compromette a medio termine anche il futuro della forza lavoro".
Spieghiamo il perché dei tempi non sospetti "Negli anni '90 non si parlava dei diritti violati dei lavoratori, non eravamo entrati nell'ottica di dover modificare l'Art 18, eppure si investiva. Una Multinazionale, lo apprendiamo durante gli incontri, cerca una politica industriale chiara ed efficiente, ha necessità di poter effettuare e ricevere spedizioni di merci in tempi certi e rapidi, vuole una mobilità adeguata allo scambio dei beni e servizi, ma anche funzionale alle risorse umane: i dipendenti devono poter raggiungere il luogo di lavoro senza problemi.
Questo chiede, a prescindere dalla riduzione dei diritti dei lavoratori".La media e piccola impresa, pur presente in modo massiccio in Toscana, non cresce. Si è dato una risposta? "Purtroppo la mentalità delle nostre pmi è in molti casi provinciale. Prima della crisi in molti hanno pensato sì di investire, ma sulla rendita immobiliare e finanziaria e non sull'azienda, sulla ricerca, sullo sviluppo del prodotto. Questo ci porta oggi a guardare con attenzione ed interesse al mondo delle Multinazionali che arrivano sul territorio, non tutte si comportano in egual modo purtroppo, ma sono di gran lunga diverse rispetto al sistema della piccola e media impresa locale".