Roma, 26 febbraio 2021 - Arriveranno da tutta Italia gli imprenditori raccolti nel gruppo Tni-Tutela Nazionale Imprese – Ristoratori Toscana e si ritroveranno lunedì 1 marzo in piazza Montecitorio alle 15 mentre in contemporanea ci sarà il giuramento di viceministri e sottosegretari. Alla delegazione di cinquanta ristoratori, in presidio a oltranza da lunedì 22 febbraio, si uniranno imprenditori provenienti da Firenze, Grosseto, Arezzo, Pistoia, Livorno ma anche da Volterra, Ancona, Milano, dalla Campania e dalla Puglia, solo per fare qualche esempio.
I rappresentanti del mondo Horeca di tutta Italia, da Nord a Sud, qualcuno con i mezzi propri altri con i pullman, dietro l'hashtag #senoncipagatenoinonceneandiamo, raggiungeranno piazza Montecitorio per partecipare al presidio promosso da Tutela Nazionale Imprese-Ristoratori Toscana che rappresenta 40 mila imprese in Italia. La manifestazione comincerà con un minuto di silenzio per gli imprenditori che si sono suicidati nell'anno del Covid, l'ultimo a Prato.“Un altro imprenditore si è tolto la vita, alla sua famiglia va tutta la nostra solidarietà.
Siamo qui anche per lui. La nostra protesta andrà avanti finché non avremo portato a casa il decreto ristori Quinquies ancora fermo al palo. Noi non ce ne andremo da qui fino a quando non avremo avuto sui nostri conti indennizzi adeguati alle perdite di fatturato”. Così il portavoce di TNI Italia e presidente di Ristoratori Toscana Pasquale Naccari, che insieme ad una delegazione è nella capitale per il quinto giorno di presidio. “Chiediamo a tutti di venire nella capitale e unirsi a noi.
Dobbiamo essere tanti e far arrivare la nostra voce ai piani alti, direttamente a chi prende le decisioni. Stiamo avendo contatti costanti con tutte le forze politiche, vogliamo portare il dramma che sta vivendo il mondo Horeca alla ribalta di tutti i riflettori nazionali e internazionali. Lunedì ci sarà il giuramento dei sottosegretari e dei viceministri, saremo lì per ricordare anche tutte le promesse che ci sono state fatte in questi giorni. Vogliamo fatti, non chiacchiere. Un primo importante risultato l’abbiamo raggiunto: stanno finalmente arrivando i bonifici del bonus filiera, contributo a fondo perduto che va da un minimo di 2.500 ad un massimo di 10 mila euro, che coinvolge circa 47 mila attività del mondo Horeca”.Da lunedì la categoria sta parlando con tutte le forze politiche per far comprendere la situazione drammatica in cui versano le imprese del mondo della ristorazione.
Mercoledì la delegazione ha incontrato il deputato di Fdi Riccardo Zucconi, i senatori di Forza Italia Massimo Mallegni ed Alessandra Gallone, l'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, quest'ultimo determinante, insieme al capo politico del M5s, Vito Crimi, e Gennaro Migliore di Italia Viva, per sbloccare il pagamento del bonus filiera. Giovedì i ristoratori di TNI Italia e Ristoratori Toscana si sono confrontati con la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani, con il nuovo sottosegretario all'economia Claudio Durigon e al lavoro Tiziana Nisini ai quali è stato consegnato il manifesto salva ristorazione.“Vogliamo incontrare tutti, a uno a uno – riprende Naccari – e non faremo sconti a nessuno.
Continueremo a vigilare che quanto ci stanno promettendo verrà mantenuto. Vogliamo che i politici tornino in piazza, tra la gente. Come accadeva in passato con l'agorà: solo toccandoli con mano, i problemi possono essere risolti”. Sul semaforo rosso, scattato per diverse province, Naccari non usa mezzi termini: “La situazione è drammatica e trovo ridicolo che, dopo un anno, stiamo parlando ancora di aperture e chiusure. Bisogna superare questo sistema a colori e pensare a un'organizzazione diversa che consenta di convivere con il virus.
Non si può comunicare il passaggio di zona senza nessun preavviso, bisogna saperlo almeno con cinque giorni di anticipo. Il nuovo Dpcm tra l'altro brucia il periodo pasquale, uno dei momenti più importanti per le nostre attività”. Il gruppo, nello specifico, chiede la possibilità di aprire i ristoranti sia a pranzo che a cena in zona gialla. In zona arancione di poter aprire a pranzo ma con adeguati indennizzi a fondo perduto e in zona rossa che la chiusura totale sia accompagnata da misure di sostegno dignitose.
"Le province - conclude Naccari - che hanno numeri di contagio tali da poter rimanere in giallo devono rimanere tali e il calcolo del cambio di colore va fatto non su scala regionale ma a zone".
Attenzione e sostegno. È ciò che richiederanno sabato 27 febbraio gli artigiani fiorentini al Sindaco di Firenze, Dario Nardella e al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, sia direttamente in quanto rappresentati di enti locali, sia come tramite verso il Governo Draghi.
Richieste già presentate lo scorso 5 dicembre con un presidio-installazione in piazza della Signoria e la consegna di un memorandum agli stessi Nardella e Giani che, ad oggi, non ha avuto però alcun tipo di riscontro.
Le attività dell’artigianato artistico, al pari di altri tipi d’impresa coinvolti nella filiera del turismo, risentono notevolmente delle esternalità negative prodotte dalla pandemia da Covid-19 per i distretti produttivi afferenti alle Città d’Arte. A differenza di altri operatori economici, dai ristoranti ai bar e passando per le guide turistiche, le imprese artigianali non hanno beneficiato di alcuno dei contributi nazionali della “saga Ristori”, né di alcun sostegno proveniente dalla Regione Toscana che, giova ricordarlo, ha competenza legislativa e amministrativa residuale esclusiva in materia di artigianato.
Un settore prezioso, che caratterizza il nostro territorio, ma allo stato attuale sempre più Fragile (come i manufatti che i manifestanti porteranno in piazza insieme ai loro strumenti di lavoro), tanto che almeno una ditta su quattro rischia di chiudere i battenti definitivamente nell’arco del 2021.
Nel corso della manifestazione, alla quale sono stati invitati a partecipare Nardella e Giani, gli artigiani presenteranno gli interventi prioritari per il settore.
Saranno circa 400 le persone che, in arrivo a Firenze da tutta la provincia per la mobilitazione voluta dalle associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti, lunedì 1° marzo dalle ore 11 formeranno una lunga “catena umana” che si snoderà da via Verdi 16/R, di fronte al ristorante La Maremma, fino a piazza Duomo, di fronte alla Presidenza della Regione Toscana, passando per piazza Salvemini, Borgo degli Albizi e via del Proconsolo.
Fra di loro ci saranno molti titolari e dipendenti di imprese del commercio, turismo e servizi, ma anche collaboratori, fornitori, liberi professionisti e semplici cittadini. Insieme, simbolicamente uniti da un lunghissimo nastro tricolore, per chiedere al Governo maggiore attenzione nella gestione dell’emergenza pandemica, che dopo un anno di Dpcm, zone a colori e restrizioni o chiusure delle attività, è ormai diventata anche un’emergenza economica di dimensioni sempre maggiori.
“Non è un caso se per l’inizio della nostra “catena umana” abbiamo scelto un luogo simbolo della disperazione in cui versano molti imprenditori: il ristorante in cui il titolare si è tolto la vita nell’agosto scorso, sopraffatto dalle preoccupazioni per il futuro”, sottolineano in una nota congiunta Confcommercio e Confesercenti. “Purtroppo, poche ore fa è arrivata la notizia del tragico gesto compiuto da un altro imprenditore toscano, nella sua agenzia di viaggi a Seano. Un dolore che non può e non deve lasciare nessuno indifferente. Manifesteremo anche per lui, lunedì prossimo, perché il Governo e le istituzioni trovino risposte adeguate a risolvere questa situazione. Trovare il modo per convivere con la pandemia, conciliando salute e lavoro, deve essere l’imperativo per tutti, se non vogliamo che la nostra economia e l’occupazione ne escano distrutti”.
La manifestazione, organizzata a livello regionale da Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana, sarà declinata in contemporanea in undici città toscane, lunedì prossimo dalle ore 11. Oltre a Firenze, saranno coinvolte anche Arezzo, Grosseto, Massa, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Siena e Viareggio. “In ogni città, le nostre associazioni di categoria hanno chiesto e ottenuto il benestare della Prefettura per lo svolgimento dell’iniziativa, che sarà comunque ordinata, silenziosa e statica, rispettosa delle distanze di sicurezza”, ci tengono a sottolineare Confcommercio e Confesercenti.
A coordinare la mobilitazione a Firenze ci saranno i presidenti delle due associazioni di categoria fiorentine Confcommercio e Confesercenti, Aldo Cursano e Claudio Bianchi, insieme ai rispettivi direttori Franco Marinoni e Alberto Marini. Dopo aver illustrato alla stampa le ragioni della protesta, intorno alle ore 11.15, percorreranno insieme il percorso in cui si snoda la “catena umana”, arrivando fino a piazza Duomo, di fronte al Palazzo della presidenza della Regione Toscana. Infine, si recheranno dal Prefetto di Firenze, Sua Eccellenza Alessandra Guidi, per consegnare il documento con le dieci richieste della categoria al Governo.
Continua l’attività di monitoraggio condotta dalla Prefettura con le parti sociali e gli attori istituzionali in merito allo stato di salute del tessuto produttivo locale. Lo scorso 18 febbraio il Prefetto Gerlando Iorio ha convocato, in videoconferenza, una riunione alla quale hanno partecipato la Camera di commercio, le Associazioni di categoria e le Organizzazioni sindacali della provincia.
La presidente Dalila Mazzi della Camera di commercio di Pistoia-Prato ha illustrato a tutti i partecipanti la situazione del tessuto produttivo della provincia di Pistoia.
Secondo i dati economici elaborati l’anno 2020 si chiude con 27.849 imprese attive nella provincia di Pistoia, pari allo 0,6 in meno rispetto all’anno 2019. Una variazione maggiormente negativa rispetto alla media interprovinciale.
Dall’analisi dei dati, infatti, emerge un calo di imprese attive in tutti i settori, dall’agricoltura al turismo e ristorazione, dal manifatturiero al commercio. Si salvano il settore dei servizi, in particolare i servizi legati all’informatizzazione, e quello delle costruzioni con crescite contenute.
In generale il 2020 ha visto una sensibile contrazione dei flussi di iscrizioni e di cessazione rispetto alla media degli anni precedenti. Un aspetto che è certamente da ricondursi al periodo di sospensione delle attività durante la primavera e alle nuove restrizioni introdotte in autunno in corrispondenza della cosiddetta “seconda ondata” dell’emergenza sanitaria.
Tra i settori si riscontrano tendenze diverse, anche se quasi tutte con un tasso di crescita negativo.
In primis in calo il settore turistico e della ristorazione con un tasso di crescita negativo del -3,8%, a seguire il settore dei trasporti (-3%), il manifatturiero (-2,6%), il commercio (-1,8%) e l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1,4%).
Andamenti particolarmente negativi si sono registrati nel manifatturiero, in particolare nell’industria alimentare, nell’industria tessile, nelle calzature e produzione di articoli in pelle e ancora nell’industria del mobile.
All’interno del territorio pistoiese, la distribuzione territoriale del dato mostra tassi di crescita diversi tra i comuni pistoiesi. Il tasso di crescita è maggiormente negativo nel quadrante metropolitano (-0,4%) rispetto a quello montano e in Valdinievole (entrambi -0,1%).
Altro segno meno per le imprese giovanili: calate rispetto all’anno precedente addirittura del 6,6 per cento.
Al termine dell’esame congiunto dei dati economici del settore, i partecipanti alla riunione hanno quindi condiviso di procedere a verificare la possibilità di intraprendere, in sede locale, ogni iniziativa utile per fronteggiare la situazione di criticità dovuta al fenomeno pandemico.