Il cavolo fiore di Marianna è già in vendita sui banchi del mercato. In condizioni di normalità avrebbe dovuto maturare tra un mesetto. Le mimose, simbolo della festa della donna, sono in piena fioritura da settimane, lo stesso sta succedendo alle piante di pesco, susino e albicocco e ai fiorellini di campo mai così precoci. Tanta è la sorpresa degli appassionati di erbi spontanei che camminando tra le selve hanno già iniziato a raccogliere asparagi selvatici, tarassaco e cicoria. Sono gli evidenti effetti di un inverno che non è mai arrivato che espone l’agricoltura ai rischio gelate ma anche alla minaccia della siccità con lo stato di allerta salito negli ultimi giorni a “moderato” secondo l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale.A dirlo è Coldiretti Toscana che sta monitorando le conseguenze dei cambiamenti climatici dopo l’autunno e l’inverno più caldi di sempre con temperature ben al di sopra della media stagionale.
“Le coltivazioni ingannate dall’inverno caldo sono ancora più sensibili al maltempo e al previsto abbassamento delle temperature: il pericolo principale, in questa fase, è quello delle gelate che può causare danni pesantissimi alle piante e alle produzioni riducendo la capacità delle aziende di creare reddito in un momento già molto complicato, strozzate dai continui aumenti dei costi e dalle speculazioni sui prezzi. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – L’altro grande pericolo si chiama siccità.
La scarsità di neve caduta sulle nostre montagne in questi mesi rischia di compromettere, in assenza di precipitazioni primaverili, le scorte idriche per la prossima estate e quindi la disponibilità di acqua per le coltivazioni. Tra le imprese cresce la preoccupazione: temono di vivere un’annata come quella dello scorso anno piena di difficoltà e caratterizzata dall’esplosione delle fitopatie. E’ chiaro che siamo di fronte ad uno stravolgimento dei cicli stagionale che impongono strategie ed infrastrutture di mitigazione ed adattamento al clima”.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli spiega Coldiretti Toscana nel sottolineare che i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Per effetto dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi nel 2022 il 10% dei raccolti è andato perso con la sola siccità che è costata alla nostra agricoltura 260 milioni di euro di danni tra perdita di prodotto,
Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm ma servono anche – prosegue Coldiretti Toscana – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno. In questo senso Coldiretti Toscana torna a rinnovare l’invito alla Regione Toscana di mantenere l’impegno preso un anno fa ormai alleggerendo tutte quelle procedure di gestione, e di competenza, di migliaia di piccoli laghetti che, proprio a causa di normative pesanti e troppi vincoli, sono stati abbandonati dagli agricoltori e dagli allevatori.
“Dobbiamo arrivare a salvare il 50% dell’acqua che cade dal cielo per metterla a disposizione delle colture agricole partendo dal recupero di 16 mila piccoli invasi censiti nella nostra regione che la burocrazia ha svuotato e che possono rappresentare una ipoteca sul futuro della nostra agricoltura e dei territori. – spiega la presidente di Coldiretti Toscana – Si tratta di laghetti ed invasi aziendali che sono già presenti, ma dismessi, che non assicurano solo acqua all’agricoltura nel momento del bisogno, per la produzione di cibo, ma sono un presidio di prevenzione e lotta agli incendi. Chiediamo alla Regione Toscana di accelerare sulla semplificazione proseguendo il lavoro iniziato nel 2022. Sono decisioni che non possono più essere rimandate oltre: siamo alla vigilia, probabilmente, di un’altra estate siccitosa che rischia di compromettere, per il terzo anno consecutivo, la piena capacità delle imprese di produrre cibo per tutti noi”.
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