FIRENZE – La Regione Toscana ha stanziato 400.000 euro destinati agli indennizzi alle aziende zootecniche che hanno subito danni da predazione da parte dei lupi. I proprietari degli allevamenti di ovini, caprini, bovini, bufali, suini ed equini che hanno subito attacchi con danni diretti (uccisioni) o indiretti (perdita di produzione) hanno tempo fino al prossimo 9 luglio per presentare in via telematica ad Artea, l'Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, o ai CAA, i Centri di assistenza in Agricoltura, le domande di indennizzo. Se i 400.000 euro a disposizione nel 2016 risulteranno insufficienti, le domande rimarranno in graduatoria e potranno essere liquidate a valere sulla prossima annualità. Con il precedente bando sono state presentate 281 domande per un importo totale di 525.000 euro.
Le aree che hanno subito il maggior numero di attacchi sono la provincia di Grosseto (con 500 attacchi denunciati) e quelle di Massa Carrara e Pistoia. Il programma di prevenzione e riduzione delle predazioni parte dalla notevole presenza in Toscana di lupi e di ibridi, con una popolazione formata da circa 600 individui raggruppati in 109 branchi, così come risulta dagli studi condotti a livello scientifico ed universitario. Le tabelle dei valori rimborsabili a capo si trovano nel bando pubblicato il 25 maggio sul Bollettino unico della Regione Toscana.
Per ciò che riguarda il danno diretto agli ovini si va dai 150 euro per un agnello, ai 350 per una pecora ai 1.200 per un montone. I giovani caprini sono valutati 150 euro, una capra 300, un maschio 500. Il valore del danno per uccisioni di bovini e bufali è stimato in 750 euro per i vitelli, fino ai 2.000 euro per le femmine e ai 3.000 per i maschi di chianina. Gli equini vanno dai 500 euro per i puledri, ai 1.000 per le femmine e i 2.000 per i maschi. I suini sono valutati 150 euro ma anche 400 o 650 per le femmine e i maschi adulti di cinta senese.
Almeno il diritto all'autotutela. Oltre all'alto numero di cinghiali, il problema per migliaia e migliaia di aziende agricole è il muro di gomma ormai 'istituzionalizzato', che gli agricoltori affrontano quando denunciano i continui danni causati dagli ungulati a vigneti, seminativi, altre colture ed allevamenti. È la denuncia di Coldiretti Firenze-Prato di fronte alla crescita senza fine dei danni 'da ungulati'. “I nostri soci si sentono impotenti per le scorribande di cinghiali tra vigneti e campi a grano -spiega Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Firenze-Prato-.
Danni e rabbia aumentano in modo esponenziale. Vogliamo almeno poterci autotutelare, ci chiedono i nostri soci". Infatti, spiega Coldiretti, gli agricoltori sembrano non vedere altre soluzioni che quella di imbracciare la propria doppietta. "Una via pericolosa", avverte l'associazione. La presa di posizione arriva dopo che l'Assemblea della Federazione interprovinciale di Coldiretti, riunitasi a Firenze, ha analizzato la situazione di estremo disagio degli agricoltori e lo stallo istituzionale.
"Considerato il clima di esasperazione diffusa, è quanto mai necessario scongiurare iniziative al di fuori dalle regole. A tal fine, se permanesse lo stallo attuale, andremo dal Prefetto, affinché come garante dell'ordine pubblico decida in merito agli interventi necessari ad affrontare l'emergenza ungulati". A rischio nelle provincie di Firenze e Prato 18.500 ettari di vigneto (il 32% delle vigne toscane) di cui oltre 12.000 ettari destinati alla produzione di vini Doc e Docg. Sul filo del rasoio anche la produzione sui 50.000 ettari di seminativi delle due provincie. “Le aziende, soprattutto, non ne possono più di segnalare inutilmente la presenza di branchi di cinghiali alle varie autorità preposte -continua Ciampoli-.
Segnalazioni che non servono a nulla”. Complice il sempre maggior numero dei cinghiali, ed il muro di gomma 'istituzionalizzato' venutosi a creare dopo il passaggio delle competenze in materia venatoria dalle provincie alla regione. Nei primi 5 mesi del 2015, dicono i dati, gli interventi di controllo per allontanare gli ungulati dalle aree coltivate, a seguito di segnalazioni di agricoltori, erano già un centinaio “quest'anno siamo a zero, nessun intervento”.
Gli abbattimenti in regime di controllo, spiega Coldiretti, sono un elemento di dissuasione per gli ungulati a frequentare aree non vocate alla loro presenza.