Firenze – Un caloroso applauso a Renzo Montini, deportato all’età di 15 anni da San Frediano dove faceva il trippaio per essere condotto attraverso il binario 6 a Mauthausen, ha aperto la seduta solenne del Consiglio regionale dedicata alla Giornata della Memoria.La vicepresidente dell’assemblea toscana ha affidato a Montini, uno degli ultimi reduci dai campi nazisti, l’abbraccio della Toscana nella speranza che i giovani lo abbiamo come pensiero. La vicepresidente ha parlato delle numerose iniziative che la Toscana ogni anno mette in campo per non dimenticare e delle responsabilità delle istituzioni che devono essere di monito affinché ciò che è accaduto non succeda più e affinché ai morti non vengano dati colori, bandiere o etichette.
A conclusione della seduta, la vicepresidente ha portato a Montini, seduto tra il pubblico, il simbolico abbraccio di tutta la Toscana. È quindi intervenuta la vicepresidente della Giunta regionale. Il compito istituzionale della Regione è quello di contribuire alla formazione di una coscienza democratica e antifascista di tutti i cittadini e in particolare, delle nuove generazioni. Barni, ricordando la legge 211 del 2000 che istituisce il Giorno della Memoria, ha raccontato lo sviluppo delle politiche della memoria portate avanti dalla Regione che anche in campo nazionale ha dato vita ad un’esperienza di eccellenza per la ricchezza, l’originalità e la qualità delle iniziative promosse.
Secondo la vicepresidente, questa giornata è diventata un’occasione pubblica di riflessione e di ricerca storica sull’antisemitismo e sul razzismo di ieri e di oggi e un’occasione per diffondere la cultura dei diritti umani e della cittadinanza fondata sull’inclusione e sulla convivenza delle diversità contro ogni discriminazione nei confronti di etnie, culture e religioni diverse, unico antidoto alle derive di intolleranza e fondamentalismo. Per questa operazione culturale, la vicepresidente della Giunta regionale ha spiegato che è stata scelta la via dell’investimento sull’informazione e sulla ricerca, un progetto educativo che dura tutto l’anno e che si articola su molteplici versati dal Treno della Memoria al Meeting, alla formazione degli insegnanti, al sostegno alla ricerca sulla deportazione in Toscana. Lo sforzo della Toscana, come ribadito dalla vicepresidente, non è quindi quello di commemorare poiché la commemorazione potrebbe diventare qualcosa di freddo, ma di costruire strumenti per combattere l’indifferenza e di investire sull’educazione.
Cosa avrebbe potuto fermare o limitare quello che è accaduto ottant’anni fa? Istituzioni solide in grado di arginare le derive totalitarie dei regimi che hanno disseminato odio e discriminazione in tutta Europa, ma anche più senso comunitario, meno indifferenza, meno diffidenza. È quanto afferma il rabbino capo della comunità ebraica fiorentina, Amedeo Spagnoletto, nel suo intervento alla seduta solenne del Consiglio regionale per la Giornata della memoria.
Racconta la recente partecipazione, la scorsa settimana, ad una manifestazione che definisce singolare all’auditorium di Roma, insieme alle massime autorità del paese e a centinaia di studenti: a ottant’anni dall’emanazione delle leggi razziali, ci si è interrogati, spiega, sulle responsabilità di re Vittorio Emanuele III, firmatario di quelle leggi infami, ricorda, che hanno escluso gli ebrei dalla vita civile del paese. Un immaginario processo al re, che ha messo in luce le conseguenze di quei provvedimenti.
Ferite per l’identità e le comunità ebraiche che si sentono ancora oggi come profondamente aperte. Occorre rimuovere le diffidenze e i pregiudizi e, guardando in avanti, aprire al dialogo interreligioso e interculturale tra musulmani, cattolici, ebrei. Un terreno che vede Firenze e la Toscana in prima linea. Sarà necessario, di nuovo, apprezzare le multiculturalità, tanto quelle del passato quanto quelle che si affacciano veicolate dai flussi migratori oggi in occidente, se si vuole che quello che è già accaduto non si ripeta.
Questo il messaggio di Spagnoletto, oggi al primo incontro pubblico con le istituzioni regionali. Il rabbino capo ha ricordato che gli ebrei fiorentini pagarono in percentuale un prezzo tra i più alti, con lo sterminio di oltre trecento propri figli. Ha richiamato il recente libro di Lionella Neppi Modona Viterbo, ‘Cronaca a due voci’, dove si ricorda l’ultimo struggente incontro di Nathan Cassuto, rabbino capo a Firenze nel 1943, con i suoi fedeli nel giardino del tempio: “Da questo momento la comunità non esiste più, mantenete esclusivamente nel cuore i principi dell’ebraismo e pensate solo alla vostra sopravvivenza”.
Poi pagò la vita il suo incessante impegno per garantire rifugio e protezione a tanti disperati.
Approvata in aula la mozione sulla diffusione delle cosiddette ‘pietre d’inciampo’ in ambito regionale, di iniziativa del gruppo Pd (e sottoscritta da Art.1-Mdp). L’atto, illustrato dalla consigliera Elisabetta Meucci, è stato votato in modo compatto dall’aula che quest’oggi è impegnata nella seduta solenne per il Giorno della memoria. La mozione richiama l’impegno che la Regione, fin dalla sua nascita, ha messo in atto per la salvaguardia del patrimonio storico-ideale della Resistenza e dell’antifascismo, di conservazione della memoria dello sterminio del popolo ebraico, delle deportazioni militari e politiche e delle numerose stragi perpetrate dalle truppe nazifasciste sul nostro territorio. Ora il Consiglio si impegna, anche in modo congiunto con la Giunta, ad avviare un’opera di sensibilizzazione nei riguardi delle comunità locali per promuovere, a partire dalla città di Firenze e anche sulla base di quanto già realizzato in importanti realtà cittadine, l’installazione diffusa di ‘pietre d’inciampo’, quale segno concreto e tangibile di una memoria chiamata ad essere parte integrante della nostra vita quotidiana. La locuzione ‘pietra d’inciampo’, si spiega, è espressione che indica un progetto artistico messo in atto fin dal ’93 da parte di un artista tedesco, Gunter Demning, in memoria di quanti a vario titolo sono stati deportati a nei campi di sterminio nazisti.
L’opera consiste in una piccola targa d’ottone da collocarsi dinanzi alla porta di casa dove visse la vittima del nazismo e nel luogo in cui venne fatta prigioniera (incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta). La mozione ricorda come la valenza culturale ed etica delle ‘pietre d’inciampo’ sia tale che in alcuni uffici scolastici regionali sono stati predisposti specifici progetti rivolti ad istituti scolastici per la costruzione di eventi attorno alla posa delle pietre e successivamente al mantenimento e alla cura delle targhe. La Regione, che sostiene varie attività legate alle politiche della memoria (l.r.
38/2002), da tempo è impegnata a contrastare ogni forma di revisionismo storico e negazionismo, mentre è in crescita il numero dei Comuni della Toscana che, su iniziativa di privati e associazioni, scelgono di ospitare ‘pietre d’inciampo’ sul proprio territorio in ricordo di cittadini vittime delle persecuzione nazista.
Vietare l’utilizzo di sale e spazi all’interno delle sedi del Consiglio regionale alle associazioni o manifestazioni che si richiamano al fascismo o che abbiano orientamenti razzisti, xenofobi, antisemiti, omofobi e discriminatori. Lo chiede una mozione presentata dal Pd (e sottoscritta da Art.1-Mdp), approvata a maggioranza dopo un lungo dibattito. Hanno votato contro Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il testo, illustrato dalla consigliera Alessandra Nardini, impegna l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale ad intervenire sul proprio regolamento e invita la Giunta ad approvare un analogo provvedimento, anche per sensibilizzare i Comuni che ancora non l’hanno fatto ad adottare iniziative simili. “Ringrazio i colleghi consiglieri regionali che convintamente hanno votato a favore della mozione di cui sono prima firmataria – commenta Alessandra Nardini, Consigliera Regionale –, nonostante il dibattito, a tratti surreale, a cui abbiamo assistito abbiamo approvato un atto che dà all’ufficio di presidenza del Consiglio e alla giunta regionale un’indicazione chiara e quanto mai importante in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui assistiamo continuamente ad episodi di razzismo e rievocazione del ventennio fascista.
Un voto che assume ancora maggior valore perché arriva nella giornata in cui celebriamo in aula il Giorno della Memoria”. “Io stessa, poco tempo fa, avevo accolto la proposta di Anpi che invitava tutti i Comuni della provincia di Pisa ad approvare atti con cui vietare l’utilizzo di spazi pubblici per manifestazioni che richiamano al fascismo e alla discriminazione, rilanciandola al Consiglio e alla giunta regionale – prosegue Nardini –. L’auspicio è che quest’iniziativa si diffonda sempre di più e tutti i Comuni toscani seguano l’esempio delle amministrazioni che hanno già approvato l’atto come San Giuliano Terme, Pisa, Pontedera, Capannoli, Bientina e tanti altri.
I pericolosi rigurgiti nazifascisti che si stanno riaffacciando anche nel nostro Paese non possono lasciarci indifferenti, nė essere sottovalutati, occorre una risposta forte da parte di tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo”. La mozione ricorda il numero crescente di manifestazioni legate al razzismo, alla xenofobia, all’apologia del fascismo ed episodi di cronaca, accaduti anche in Toscana, quali le minacce al sindaco di Massarosa (Lu) o gli insulti al parroco del Comune di Pistoia. Richiamando la legge regionale 38/2002 (Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza e di promozione di una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli), nel testo si ribadisce l’importanza di mantenere la memoria storica e si da atto alla Regione di aver avviato un’attività di monitoraggio per contestare atteggiamenti che si richiamano al fascismo. Viene infine ricordato l’appello lanciato dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia, e già raccolto dai Comuni di Prato, Siena, San Giuliano Terme (Pi) che hanno approvato specifici atti nei rispettivi consigli comunali, che invita le istituzioni pubbliche a vietare la concessione di spazi pubblici ad associazioni o movimenti ispirati ai disvalori del fascismo e del nazismo. Nel 2018, si ricorda nella premessa del testo approvato, ricorrono gli ottant’anni dalla firma, avvenuta a San Rossore, del regio decreto che 1938 recava ‘provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista’.
Doppio appuntamento al Centro Donna del Comune di Livorno (Largo Strozzi) mercoledì 31 gennaio in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria 2018. Nella mattina, alle ore 9.30, l’appuntamento sarà rivolto agli studenti delle scuole superiori cittadine e vedrà la presenza di Pardo Fornaciari con la presentazione del suo libro “L’universo minore - Confino, internamento, deportazione degli ebrei, le responsabilità italiane”. L’autore si rivolgerà alle giovani generazioni oggi così lontane da quei tragici avvenimenti per ripercorre l'avvento del nazismo e la vicenda delle leggi razziali in Italia, soffermandosi sulle diverse forme di repressione attuate dal regime fascista.
Dai veri e propri campi di concentramento e di eliminazione come la Risiera di San Saba a Trieste, ai centri di confino e di segregazione. Lo studio sulla sorte degli ebrei deportati intende contribuire a far luce sulle responsabilità italiane nello sterminio. “Nessuno può ancora sostenere la favola degli Italiani brava gente – sostiene l’autore - E' giusto e doveroso che i giovani sappiano”. Nel pomeriggio, alle ore 17, oggetto di una conferenza saranno invece le scrittrici triestine del primo Novecento. Gabriella Musetti , Silva Bon, Mariella Grande e Maria Neglia presenteranno il loro libro “Oltre le parole.
Scrittrici triestine del primo Novecento”, un testo che è frutto di un intenso lavoro di ricerca e di un laboratorio di scrittura durato oltre un anno, dettato anche dalla passione per la scrittura delle donne. Si parlerà di "Ida Finzi (Haydèe), Pia Rimini, Fortuna Morpurgo (Willy Dias), Anna Curiel Fano, Alma Morpurgo. Scrittrici di romanzi, racconti, teatro, poesia, articoli di giornale, con ricche corrispondenze. Oggi del tutto dimenticate, quasi rimosse dalla stessa città che le ha viste spendersi in tante battaglie culturali di rilievo […] Autrici rappresentative di quella borghesia ebraica colta e disinibita che ha avuto una parte non secondaria nella vita e nella fortuna di Trieste”. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Evelina De Magistris in collaborazione con ANPI e ANPPIA Livorno.