Firenze– Le note del piano di Roberto Cacciapaglia, compositore di fama internazionale, sono risuonate ricche e bellissime al Teatro della Pergola, accompagnando il pubblico folto di autorità e di ragazzi delle scuole nella magia dell’albero della vita all’Expo di Milano. La festa, anzi l’inaugurazione delle celebrazioni della Festa della Toscana 2015, a più riprese ha parlato all’Italia e al mondo. Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, accompagna l’alternanza di momenti istituzionali e momenti culturali della manifestazione che attende l’arrivo del premier, Matteo Renzi.
Giani ringrazia Riccardo Nencini, che ideò la Festa oggi giunta alla XV edizione, e racconta la Toscana dei Lorena, quella straordinaria stagione di riforme che dà il titolo alla manifestazione: “Riforme per una buona amministrazione. L’età di Pietro Leopoldo, il presente della Toscana, il futuro dell’Italia”. Il presente e il futuro occupano un posto di riguardo, perché “il tema è attualissimo”, ricorda il presidente del Consiglio: “103 stati ad oggi non hanno abolito abolito la pena di morte, tra questi Cina, Stati Uniti, India”.
“In altri 43 la pena di morte è prevista ma non si applica da 10 anni; le uccisioni passate da regolare sentenza, nel 2014, sono state oltre 3500”. Ma anche la Toscana che nel 700 “sperimenta idee che poi sfoceranno nella rivoluzione francese” interpreta un riformismo che caratterizza in qualche modo il presente e “L’Italia di oggi, che ha bisogno di riforme per lo sviluppo e il ruolo che la nostra civiltà vuole avere”. Giani racconta che ha invitato Matteo Renzi alla Pergola l’ha fatto “senza enfasi”, ma perché riconosce “il suo impegno e la sua voglia di fare nel lavoro che sta portando avanti per le riforme”.
Il premier prende la parola ed è “a casa”, ha davanti una platea con tanti ragazzi, è in un teatro che è cuore di storia toscana e fiorentina e in cui ricorda la scomparsa di Luca De Filippo. Decide di lasciare perdere “28 pagine sulle riforme” per parlare invece di Italia e di libertà, di cultura e identità. Renzi parla di vita contro la morte, cominciando dalle ultime vittime di Francia, il 13 novembre. Davanti, dice, abbiamo un “nemico molto pericoloso, nessuno può sottovalutarlo.
Tutti insieme stiamo cercando di avere regole più stringenti, ma accanto a questo c’è bisogno di una reazione delle nostre comunità”. E anzi, “quello di cui abbiamo veramente bisogno in questo momento storico è di ricordarci chi siamo”. I terroristi che hanno massacrato gente al ristorante, davanti allo stadio, al teatro, non hanno colpito obiettivi militari ma “luoghi delle quotidianità”. “Perché vogliono distruggerci, ma non dobbiamo rassegnarci alla paura”. Accanto agli investimenti militari e per la sicurezza, devono esserci “quelli per la formazione e la cultura”.
Il richiamo è anche ai sindaci che siedono in platea: “Siete custodi di ansie e paure dei cittadini”, ma bisogna dare “un messaggio di forte speranza”. “Firenze, la Toscana e l’Italia devono fare quello che sanno fare, investire in cultura”, perché “il più grande valore sta nel senso di identità, in ciò che l’Italia è”. Ieri, ai funerali delle vittime francesi, ricorda Renzi, la cerimonia si è conclusa sulle note di Va’ pensiero: “La musica è un valore universale, che parla la cuore dell’uomo”.
Come le note struggenti di Cacciapaglia, il maestro che ha aperto la mattinata alla Pergola e che un certo punto ha interrotto l’esibizione per prendere la parola: “Oggi celebriamo libertà, diritti umani e l’abolizione della pena di morte; è un orgoglio per la Toscana, per tutti noi, per tutto il Paese”.
“E’ una Festa importante, perché richiama la nostra identità, le nostre radici. La Toscana ha il suo cuore nel Rinascimento, nei Medici, che costruiscono le fortezze, le ville. Ma la ‘nazione’ toscana è stata fondata da Pietro Leopoldo. Dalla centralità assoluta di Firenze si passa ad una regione policentrica”. Lo ha ricordato il presidente della Regione, Enrico Rossi, dal palco del Teatro La Pergola. “E’ una battaglia ancora aperta e bisogna farla, avendo in mano la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 – ha aggiunto – Alcuni Stati si sono arrogati il diritto di uccidere, di decapitare, di usare la sedia elettrica.
Non c’è alcun diritto che possa essere detenuto da nessuno Stato. La lotta alla pena di morte è un fatto decisivo per far compiere all’umanità un passo verso la libertà”. Il presidente della Regione ha quindi riassunto i tratti principali della politica riformatrice di Pietro Leopoldo: l’abolizione dei dazi, l’istituzione dei granai sociali, l’abolizione delle corporazioni tradizionali, gli interventi sul territorio, con la bonifica di terreni paludosi e la cura del bosco. “Come attestano i documenti dell’epoca, la Toscana coltivava il bosco con una produttività superiore a quella agricola – ha sottolineato Rossi – Il Granduca fu anche un riformatore in sanità.
Gli ospedali erano luoghi di ricovero, ma grazie ai suoi regolamenti diventarono luoghi di cura, da cui si viene dimessi”. A suo parere celebrare questa festa e la nostra storia richiama anche alle responsabilità del presente. “Sono emozionato e contento della presenza del presidente del Consiglio, che ci onora – ha concluso il presidente della Regione – Spero si ispiri un po’ al riformismo toscano, con uno spirito di giusto compromesso, di dialogo conflittuale, senza arroccamenti.
Un messaggio in più per fare del nostro paese un paese veramente europeo, moderno, ma anche orgoglioso della propria identità”.
Il professor Paolo Armaroli, dal palco del teatro, ha rivolto un appello ai presidenti di Camera e Senato,Laura Boldrini e Pietro Grasso. “La nostra Costituzione è ben scritta. La riforma Boschi non è male, dal punto di vista estetico e linguistico, ma andrebbe asciugata – ha dichiarato il costituzionalista – Darei un incarico in questo senso a tre studiosi come Michele Ainis, Marcello Pera e Giuseppe Morbidelli.
Una costituzione degna di questo nome deve essere portata comodamente in tasca”. Al riguardo Armaroli ha ricordato che il presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, in quel lunedi 22 dicembre 1947, su suggerimento di Palmiro Togliatti, incaricò tre personalità come Concetto Marchesi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini di ripulire il testo costituzionale. A suo giudizio la riforma costituzionale ha aspetti positivi, come l’abolizione del Cnel e delle Province, ma soprattutto riequilibra i rapporti tra Stato e Regioni, dopo che “una demenziale riforma del Titolo V nel 2001 aveva assegnato alle Regioni competenze prettamente statali”.
Armaroli ha espresso qualche perplessità sulla riforma del Senato, che “lavorerà al massimo una settimana al mese”, ma con il vantaggio che “i senatori non ci costeranno un euro”. “Le commissioni del passato, Bozzi, De Mita-Iotti, D’Alema, hanno fatto un buco nell’acqua – ha concluso il costituzionalista - . Devo dire che con questo presidente del Consiglio e con la sua ministra Boschi, le cose sembrano andare verso la conclusione ed anche per il referendum confermativo ci sono orizzonti diversi dal passato”.
Anche quest’anno il Comune di Lastra a Signa aderisce alla Festa della Toscana, istituita nel 2001 dalla Regione Toscana per ricordare l’editto del Granduca Leopoldo del 30 novembre 1786 che aboliva la pena di morte, promuovendo un’iniziativa con le scuole che si terrà il 30 novembre al Cinema Teatro delle Arti a partire dalle 9. La mattinata prevede in apertura il saluto del sindaco Angela Bagni e l’introduzione a cura della presidente del consiglio comunale Gemma Pandolfini. Seguirà la proiezione del film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo e, a conclusione della proiezione, si terrà l’incontro con Paolo Sandrucci di Amnesty International Firenze. Parteciperanno le classi terze della scuola secondaria di primo grado Leonardo Da Vinci che dopo la visione del film porteranno un loro contributo attraverso un intervento sul tema della pena di morte.
A Fiesole alle ore 21,00, presso la Sala del Basolato nel palazzo municipale del Comune, il Prof. Ferrando Mantovani, per anni docente di diritto penale all’Università di Firenze, terrà una conferenza sul tema “Le riforme del Granduca Pietro Leopoldo e l’abolizione della pena di morte”.
“Quando la pena di morte morì” è questo il titolo dell’iniziativa con la quale quest’anno il Comune di Londa celebra la Festa della Toscana. L’appuntamento è, naturalmente per lunedì 30 novembre alle 11, nella sala polivalente dell’edificio scolastico di Londa con l’organizzazione del Comune, dell’Associazione Culturale narrArti e della Scuola di Musica Comunale.
L’iniziativa, che ha come sottotitolo “voci di viaggi e musica di libertà” avrà come protagonisti Marco Zannoni, David Ortega e Filippo Giani, che aiuteranno studenti e genitori a comprendere il bisogno di integrazione, di giustizia e di pace tra i popoli e le religioni ed a prendere atto del dovere morale che i popoli più fortunati abbiano nei confronti dei più deboli.