Sono 305 i nuovi casi positivi al Coronavirus registrati in Toscana a ventiquattro ore dal precedente bollettino, analizzati nei laboratori toscani; e 17 i nuovi decessi. Salgono dunque a 4.122 i contagiati dall’inizio dell’emergenza. 29 sono finora le guarigioni virali (i cosiddetti "negativizzati"), 92 le guarigioni cliniche e 215 i decessi. I casi attualmente positivi in cura rimangono dunque 3.786. Spetterà in ogni caso all’Istituto superiore di sanità attribuire le morti al Coronavirus: nella quasi totalità dei casi, si tratta infatti di persone che avevano patologie concomitanti.
Questi i 17 decessi registrati in Toscana nelle ultime 24 ore, che vanno ad aggiungersi ai 198 registrati fino a ieri, per un totale di 215 decessi dall’inizio dell’epidemia. Con l’indicazione di sesso, età, comune di domicilio: M, 77, Rio (Elba); M, 78, Fivizzano; M, 94, Mulazzo; F, 92, Livorno; M, 70, Mulazzo; M, 72, Lucca; M, 70, Livorno; F, 94, Livorno; M, 90, Pisa; M, 89, Piombino; M, 72, Seravezza; M, 69, Viareggio; F, 92, Licata (Agrigento); F, 91, Pistoia; M, 73, Pistoia; M, 83, Fucecchio; F, 89, Torrita di Siena.
Per quanto riguarda i ricoveri, ad oggi sono in totale 1.386, di cui 275 in terapia intensiva. Da sottolineare l’aumento contenuto di ricoveri rispetto a ieri (+16), e la diminuzione di due ricoveri in terapia intensiva (ieri erano 277).
Questi i numeri che fotografano la situazione toscana a domenica 29 marzo, così come sono stati trasmessi dall’assessorato al diritto alla salute al Ministero della salute, e come verranno comunicati dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Di 4.122 tamponi fino ad oggi risultati positivi al test, questa è la suddivisione per provincia di segnalazione, che non sempre corrisponde necessariamente a quella di residenza: 957 Firenze, 309 Pistoia, 221 Prato (totale Asl centro: 1.487), 672 Lucca, 493 Massa-Carrara, 432 Pisa, 236 Livorno (totale Asl nord ovest: 1.833), 245 Grosseto, 273 Siena, 284 Arezzo (totale sud est: 802).
Dal 1° febbraio ad oggi nei laboratori toscani sono stati effettuati in tutto 27.579 tamponi, su 24.348 persone (in alcuni casi sono stati effettuati più test per lo stesso paziente). Solo nelle ultime 24 ore, sono stati fatti ben 1.966 tamponi. Questo aumento si deve al fatto che il numero di laboratori impegnati nel processare i tamponi è ancora salito. Attualmente i laboratori sono 12: ai tre laboratori di microbiologia e virologia delle tre aziende ospedaliero universitarie di Careggi, Pisa e Siena, in funzione dall’inizio di febbraio, negli ultimi giorni se ne sono aggiunti infatti altri 9: Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica, i laboratori di Arezzo e Grosseto (Asl sud est), Livorno, Lucca e Massa (Asl nord ovest), Prato (Asl centro), Meyer, più un laboratorio privato.
In questa grave situazione di crisi sanitaria nazionale, infatti Synlab, il più importante gruppo di diagnostica integrata in Italia, si è messa a disposizione della sanità pubblica nazionale per sostenere la grande pressione che in questi giorni vede gli ospedali e gli operatori sanitari impegnati in prima linea per affrontare l’emergenza dovuta al COVID-19. Regione Toscana, con il supporto di Synlab sta offrendo al territorio una risposta concreta all’emergenza, attraverso l’analisi dei tamponi, circa 2.000 al giorno, eseguiti direttamente nei laboratori privati.
Dal monitoraggio giornaliero sono invece 12.882 le persone in isolamento domiciliare (un aumento consistente, ieri erano 12.301) in tutta la Toscana: 6.271 nella Asl centro, 5.201 nella Asl nord ovest, 1.410 nella Asl sud est.
Le informazioni sui singoli casi saranno fornite dagli uffici stampa delle aziende sanitarie, nel rispetto della privacy, con successivi comunicati stampa o per telefono.
Procede al ritmo di oltre 500 mila ogni tre giorni, la distribuzione di mascherine nell’area Covid di tutti i presidi sanitari toscani impegnati nell’emergenza. Il dato è diffuso dall’Unità di crisi regionale. Più nel dettaglio, da giovedì 26 marzo vengono e verranno distribuite 20 mila mascherine ffp2 ogni giorno in tutta l’area Covid che comprende il 118, il Pronto Soccorso ed i reparti radiologia e malattie infettive. Le ffp3 sono invece destinate alle terapie intensive e ne sono state distribuite 5000 solo nella giornata di sabato 28 marzo.
La distribuzione di questi dispositivi consente la copertura di 1500 posti letto, comprese le terapie intensive. Oltre alle ffp2 e ffp3, vengono distribuite anche mascherine chirurgiche made in tuscany, quelle tessuto-non tessuto, almeno 150-200 mila ogni giorno e quelle a marcatura CE, 100 mila a settimana. Rispetto alle polemiche sollevate negli ultimi giorni riguardo alla mancanza di sicurezza per gli operatori del 118, l’Unità di crisi specifica che possono esserci stati problemi in singoli casi isolati, ma che tutti gli operatori sanitari sono in sicurezza, come disposto dai rapporti Covid dell’Istituto Superiore di Sanità, e della World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità), dalle circolari ministeriali e dalle ordinanze regionali.
Più nello specifico, una circolare ministeriale datata 22 febbraio 2020 dispone l’uso della mascherina ffp2 per quel che riguarda il 118 nel solo caso di trasporto di malati Covid sospetti o presunti. Va inoltre detto che in un rapporto dell’Iss e della WHO del 14 marzo scorso, s ia pure nel caso di trasferimento di casi Covid, si indica l’uso della sola mascherina chirurgica. L’ordinanza regionale invece, in coerenza con la circolare ministeriale, dispone che in tutti gli ambienti Covid si usi la ffp2, compreso il trasporto dei casi presunti o sospetti e dunque compreso il servizio 118.
In tutti gli ambienti non Covid dispone invece l’uso della mascherina chirurgica. Alla luce di quanto sopra e a fronte delle forniture regionali, conclude l’Unità di crisi, è compito di ciascuna azienda assicurare a tutti gli operatori sanitari il grado di protezione adeguato ed è altresì compito della centrale del 118 definire se l’ambito operativo del trasporto è Covid o non Covid. Sulla base dunque dell’ordinanza regionale, saranno dunque le aziende sanitarie e la direzione del 118 a definire, caso per caso, il grado di sicurezza e protezione da assicurare agli operatori sanitari.
Di fronte all'ondata di solidarietà che si è alzata per rispondere alla drammatica carenza di dispositivi di protezione e sanitari, dalle mascherine ai ventilatori polmonari, gli ingegneri biomedici mettono in guardia dai rischi del “fai da te”. Sono tantissime le richieste che arrivano in questi giorni agli ingegneri da parte di imprenditori e cittadini che vogliono mettersi a realizzare in proprio dispositivi medici o di protezione (Dpi) per pazienti e operatori sanitari. Ernesto Iadanza, membro della commissione biomedica dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze e docente a contratto di ingegneria clinica all'Università di Firenze e presidente della divisione Health Technology Assessment (Hta) della Federazione mondiale ingegneri biomedici (Ifmbe), che presta anche consulenze alle aziende, mette in guardia dai possibili rischi: “C'è una grande confusione.
Bisogna stare molto attenti, soprattutto a quello che circola sui social network: non si può pensare di fare un respiratore polmonare usando il filtro di un aspirapolvere o una mascherina chirurgica con la fodera di una divano. Vanno bene le semplificazioni burocratiche concesse per agevolare la produzione di dispositivi in tempi di emergenza, ma bisogna stare molto attenti a ciò che si fa e ricordarsi che per garantire la salute e la protezione delle persone servono le giuste competenze”.
"E' bene ricordare - aggiunge Francesca Satta, coordinatore commissione biomedica e consigliere dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze - che per realizzare dispositivi sanitari di questo tipo sono necessarie competenze specifiche che si acquisiscono solo con un solido percorso di studi universitari ed un'etica professionale garantita dal codice deontologico che l'iscrizione ad un ordine professionale chiede di rispettare"