"Fino a ieri ero anch'io un sindaco, ma ieri ho optato per la carica di premier" a dirlo davanti ai sindaci del siracusano è il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Si è risolta dunque così la partita sulla decadenza e sul 'rischio' del commissariamento, richiesto peraltro da alcuni consiglieri comunali come Marco Stella di Forza Italia. E adesso? Il 23 marzo ci saranno le Primarie, solo del PD, dove si sfideranno Dario Nardella, vicesindaco renziano di ferro, Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti delle correnti minoritarie di Civati e Cuperlo.
Ma sono ancora correnti minoritarie, lo sono mai state, non si sono convertiti tutti? Sono solo alcuni dei dubbi che, stando alle previsioni, vedrebbero calare in modo pesante l'affluenza a quelle che l'opposizione, e non solo l'opposizione, definisce "Primarie farsa". molti i malumori nello stesso PD che avrebbe visto meglio una sfida più accesa, se non altro perché ci sono da allestire gazebo e circoli almeno lo si faccia per una ragione plausibile. Eugenio Giani, colui che sarebbe stato il principale sfidante di Dario Nardella e potenziale vincitore ha fatto un passo indietro davanti all'incarico creato ad personam di consulente speciale per lo Sport a Palazzo Chigi dopo che era saltata la nomina attesa a Sottosegretario.
Si è parlato di pianti e singhiozzi, di una scelta che non avrebbe giovato dal punto di vista della popolarità con la scelta di una poltrona qualsiasi rispetto a quella di sindaco. "La mia ambizione è sempre stata arrivare a Palazzo Vecchio come sindaco" e le ambizioni devono essere perseguite davanti a tutto e tutti, lo insegna lo stesso Renzi, mica l'ultimo arrivato. L'incarico, seppur di livello tutto da decifrare, è comunque arrivato e Giani con il suo carico di preferenze già segnate ha abbandonato la corsa. Nardella si è ritrovato praticamente solo, fino a poche ore fa lo era veramente con la mancanza delle firme necessarie da parte degli sfidanti: "Ma non trovano neppure le firme per candidarsi alle primarie?" è stata la timida domanda di alcuni addetti ai lavori.
A quel punto però ha vinto il desiderio di avere comunque delle Primarie che legittimassero la candidatura. “Abbiamo presentato 160 firme, 40 firme in più del necessario tutte perfettamente regolari con accanto il numero telefonico di ciascuno dei firmatari tutti iscritti al Partito Democratico. La regolarità piena di queste firme verrà sicuramente certificata dalla commissione, così come quelle, immagino, degli altri candidati. Abbiamo avuto solo il problema – ha chiarito ad Agipress Ghelli - della reperibilità di un consigliere comunale disposto a firmare, ma alla fine ne abbiamo avuto uno provinciale” Potenziali sfidanti? Anche Andrea Barducci, presidente della provincia di Firenze ed ex vice di Renzi, quando Matteo era presidente di Palazzo Medici Riccardi, si è fatto da parte.
Giustificazione? Primarie ''inutili'' dove correre per legittimare chi ha già vinto scoccia soprattutto a chi di vincere avrebbe anche avuto voglia. Dello stesso avviso anche Claudio Fantoni ex Assessore di Renzi che si era mosso per tempo con un Comitato, una Newsletter e tutta la volontà di farcela se solo non avesse vinto l'immobilità maturata nel PD davanti alla candidatura unica di Renzi. Insomma il rischio è che stia passando un orribile messaggio all'opinione pubblica e prova ne sono i titoli dei quotidiani nazionali cartacei e del web. Firenze dopo Renzi è una tabula rasa, è la classe del Liceo che vede partire l'insegnante di ruolo e si ritrova il supplente a fine anno. Appare la città trampolino in cui tutti ambiscono al salto senza poi voltarsi indietro.
Ma sarà veramente così oppure il rilievo nazionale di Firenze gioverà alla città più di quanto non sia accaduto sino ad ora tra cantieri fermi ed idee tarpate al momento di spiccare il volo? E se Firenze iniziasse a crescere proprio adesso? AntLen