Nico Gronchi, Presidente Confesercenti Firenze: "Il territorio fiorentino viaggia ormai a due velocità: laddove si registra una significativa presenza di flussi turistici le "nostre" imprese soffrono in misura inferiore in tutti i comparti, ad esempio in città e nei comuni ad alta vocazione turistica del Chianti, mentre mostrano un segno ormai stabilmente negativo nella restante parte del territorio. Un dato che accomuna tutti i territori è la pesante crisi del settore moda, mentre ci sono segnali positivi di stabilizzazione per pubblici esercizi e ristorazione, in particolar modo a Firenze e nell’Empolese-Valdelsa . La fotografia del sistema economico del nostro territorio nei settori commercio, turismo e servizi è, mai come adesso, precisa ed implacabile: i dati degli ultimi anni, confermati anche per il 2013, ci proiettano in uno scenario drammatico in termini di fatturato, consumi e occupazione. Potrà andare leggermente meglio o leggermente peggio, ma, in sostanza, siamo sul “fondo del mare” e ci rimarremo probabilmente a lungo.
Saremo pertanto obbligati a ripensare il modo di fare impresa, anche tenendo conto che questa sarà la normalità con la quale confrontarsi almeno per i prossimi 4/5 anni. Vi sono interi settori completamente "trasformati" dal mercato, come ad esempio elettronica di consumo e elettrodomestici ormai esistenti solo in grandi catene internazionali. Editoria, libri e musica, come noto, sono stati completamente superati dal web. Gli unici settori che in qualche modo "tenevano", in quanto legati ai flussi turistici, ristorazione, bar, somministrazione, ecc.
sono, di fatto, "massacrati" da una serie infinita di adempimenti e dalla micidiale sommatoria di tasse e balzelli a carattere locale e nazionale. Solo negli ultimi tre mesi abbiamo rilevato 187 adempimenti fiscali a carico delle Imprese che scaturiscono da una giungla di circa 63.000 norme tributarie! Siamo nel pieno di un sistema che sta implodendo; volendo parafrasare le parole del nuovo segretario del PD, anche le nostre imprese, d'ora in avanti, e non potranno fare altrimenti, saranno "ribelli". Ribelli nel chiedere con forza alle istituzioni di arginare l' “aggressione fiscale” sulle imprese, ribelli nel porre attenzione ai meccanismi di spesa pubblica, locale e nazionale, ribelli nel denunciare sprechi e inefficienze, ribelli nel verificare la qualità dei servizi che siamo obbligati a pagare!" CNA Toscana presenta i risultati dell’indagine congiunturale effettuata in collaborazione con ISTAT sui dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione “Nel 2013 la crisi continua per l’artigianato toscano, ma, almeno dai dati relativi al primo semestre dell’anno, riduce la sua drammatica intensità - dichiara Valter Tamburini Presidente CNA Toscana - Le nostre imprese sono in difficoltà dal 2002 e in recessione dal 2008.
La crisi per cinque anni ha colpito il nostro sistema produttivo così duramente che alcuni settori, come le costruzioni, sono stati drasticamente ridimensionati; gli altri, tranne poche eccezioni, hanno comunque subito pesanti contrazioni.”. CNA Toscana effettua l’analisi congiunturale semestrale Trend sui dati della contabilità di 4.000 imprese artigiane della regione (campionate da Istat fra le migliaia presenti in Toscana) per dare una quantificazione concreta all’universo artigiano che rappresenta una risorsa fondamentale del sistema economico-sociale regionale.
Il rapporto Trend sull’artigianato toscano conferma l’andamento negativo rilevato nel 2012, ma l’intensità della contrazione del fatturato rallenta. Non si può parlare di recupero e neanche d’inversione “positiva” del ciclo, ma si può sperare che l’artigianato toscano abbia superato il punto di “minimo”. “Con un fatturato che 2013 si attesta ben oltre i 6 miliardi di euro – ricorda Tamburini - l’artigianato rappresenta ancora la base fondamentale per l’economia toscana.
Riduzione del carico fiscale, semplificazione burocratica, promozione, accesso al credito sono sempre i punti cardine per il nostro comparto e, insieme a questi, innovazione, ricerca e accelerazione delle opere pubbliche. Queste sono le scelte inevitabili che il Governo nazionale deve perseguire con rapidità e decisione; le promesse sono state tante, ora aspettiamo i fatti concreti. Anche il Governo regionale però deve svolgere la sua piccola parte: per quanto concerne le competenze più tipiche della Regione Toscana, chiediamo che si proceda il più velocemente possibile nella cantierizzazione delle opere pubbliche e nell’utilizzo dei Fondi residui per gli incentivi pubblici rivolti alle reti, all’internazionalizzazione e all’innovazione; inoltre sostegno ad Artigiancredito Toscano, il consorzio di garanzia unitario dell’artigianato toscano, strumento insostituibile che facilita l’accesso al credito delle piccole imprese e che, in particolare in questi anni, ha svolto il ruolo fondamentale di ammortizzatore sociale per le piccole imprese in difficoltà.
In assenza della garanzia, l’accesso al credito sarebbe precluso alla quasi totalità delle micro e piccole imprese, con conseguenze facilmente intuibili in termini di crisi aziendali e di chiusure”. Quadro generale: nel complesso, per il quinto anno consecutivo, la crisi del comparto artigiano continua (-1% il fatturato), ma l’intensità della caduta è inferiore rispetto al secondo semestre 2012. La persistente recessione sta compromettendo la base produttiva di settore; nel primo semestre 2013 il monte-fatturato dell’economia artigiana però risulta pari a 3,14miliardi di euro ed è quindi ragguardevole soprattutto se si tiene conto del fatto che in quest’eccezionale contesto di crisi c’è stato un calo “demografico” di quasi 7.000 aziende artigiane. La cosidetta “semestrale di bilancio” relativa all’economia artigiana della Toscana è negativa, con il monte-fatturato che perde altri 31,1milioni di euro (-1% vs.
I semestre 2012). L’intensità della flessione è però inferiore rispetto alla tendenza riscontrata nella seconda parte del 2012 (-7,1%). Il quadro complessivo avrebbe potuto anche essere peggiore se non vi fosse stato il rimbalzo delle costruzioni (+2,3%), che (per il momento) arrestano il loro pesante ridimensionamento strutturale. Nel complesso va consolidandosi una fase di long-dip dell’economia artigiana, dov’è preoccupante l’eccezionale durata della crisi più che l’intensità specifica delle singole diminuzioni che, tuttavia, si cumulano di semestre in semestre.
In effetti, conti alla mano, il gap di fatturato continua ad allargarsi: -36,4 punti percentuali rispetto ai livelli medi pre-crisi (settembre 2008). D’altro canto, è ormai evidente che si tratta di un passaggio strutturale della storia economica recente. Tuttavia, guardando strettamente al ciclo economico l’attuale profilo congiunturale sembrerebbe più “disteso” e, oltre alla minore intensità della contrazione dei ricavi, si evidenzia il recupero sul versante dei costi: spesa per retribuzioni (+7,7%) e consumi (+0,4%).
Il recupero dal lato dei costi sembra evidenziare un segnale di miglioramento anche nei livelli medi di produzione. Inoltre, spostando l’attenzione sull’equilibrio gestionale “costi-ricavi”, le persistenti difficoltà di mercato contribuiscono a comprimere i margini operativi aziendali (-2,3%) (e quindi i flussi di cassa), determinando crescenti difficoltà a finanziare sia la gestione ordinaria che gli investimenti. Questa è la situazione delineata sulla base dell’indagine TREND, che ogni semestre è in grado di scattare una fotografia nitida e precisa sull’artigianato toscano, “quantificando” e “stimando” le principali variabili del settore.
L’indagine, che si basa sull’analisi dei dati di contabilità di centinaia d’imprese (campionate dall’Istat fra le migliaia presenti in Toscana), consente così di dare una quantificazione concreta all’universo artigiano che rappresenta una risorsa fondamentale del sistema economico-sociale regionale. In effetti, nel primo semestre 2013, il monte-fatturato dell’economia artigiana risulta pari a 3,14miliardi di euro. La dimensione del giro d’affari è quindi ragguardevole soprattutto se si tiene conto del fatto che in quest’eccezionale contesto di crisi c’è stato un calo “demografico” di quasi 7.000 aziende artigiane (saldo tra imprese “nate” e “morte” dal 2007 al 2013).
Erano infatti 118.826 le imprese artigiane in Toscana al 31/12/2007; al 31/09/2013 sono 111.871 (-6.955). il calo più forte si evidenzia nel comparto delle costruzioni che in tale periodo ha perduto 4.262 imprese. Dinamiche settoriali: ancora recessione nel manifatturiero (-2,1%) e soprattutto nei servizi (-4,6%); mentre la situazione sembrerebbe parzialmente assestarsi nel comparto delle costruzioni, che presentano un rimbalzo di fatturato del +2,3%. Nel primo semestre del 2013 il comparto economico in maggiore sofferenza è quello dei servizi (-4,6%).
Situazione migliore nei settori-guida dell’artigianato dove alla minor contrazione dei ricavi del manifatturiero si somma il rimbalzo dell’edilizia. Nel comparto delle costruzioni la positività rispetto al 2012 (+2,3% vs. I semestre 2012) arriva dopo anni di notevoli e costanti contrazioni del giro d’affari. D’altro canto, non è ancora possibile pensare a qualcosa di diverso se non a un semplice rimbalzo che, seppur positivo, appare ancora fragile e caratterizzato da una generale criticità di mercato (persistente calo delle compravendite immobiliari e degli investimenti in costruzioni).
Infatti, secondo una recente indagine di Banca d’Italia ben il 40% delle imprese toscane del settore prevede di chiudere l’esercizio 2013 in perdita. In effetti, guardando al medio periodo, il conto della crisi è molto pesante: i dati contabili TREND mostrano un gap di fatturato dell’edilizia grossomodo pari a -60 p. p. (rispetto a settembre 2008). Si tratta così di una piccola boccata d’ossigeno all’interno di un quadro economico caratterizzato da un notevole ridimensionamento strutturale del settore.
Il sistema manifatturiero limita il calo del fatturato (-2,1%) nonostante le persistenti flessioni della metalmeccanica (-4,7%), degli alimentari (-1,1%) e le perdite del legno-mobili (-2,6%). Inoltre, per la prima volta dopo diversi trimestri, segna il passo anche il settore pelle-calzature (-7%), la cui dinamica congiunturale è però interpretabile più come una stabilizzazione dopo un periodo di crescita. Il ciclo economico della manifattura presenta così una minore flessione di fatturato rispetto alla seconda parte del 2012, soprattutto grazie al rimbalzo della filiera tessile (+6,7%) e al contributo positivo dell’oreficeria (+5,3%), la cui dinamica va anche al di là dell’effetto-prezzo dell’oro che aveva (in parte) “drogato” il fatturato dell’anno precedente. Le profonde difficoltà dei servizi (-4,6% il fatturato), almeno in questa fase, appaiono del tutto fisiologiche tenuto conto del vuoto di domanda interna e delle scarse possibilità di spesa di famiglie e imprese.
I servizi soffrono così della persistente flessione di fatturato delle riparazioni (-5,8%), cui si aggiunge il calo dei trasporti (-6,1%) e dei servizi alle famiglie (-4,9%); si registra invece il rimbalzo dei servizi alle imprese (+5,7%). Dinamiche territoriali: a livello territoriale si conferma la dinamica positiva di Pistoia, che a questo punto sembrerebbe qualcosa di più di un semplice rimbalzo. Grazie soprattutto alle costruzioni anche Grosseto e Arezzo confermano la positività già evidenziata nel corso del 2012.
Segno “+” anche a Massa-Carrara dopo le notevoli diminuzioni del biennio precedente. A determinare però il complessivo calo dei ricavi dell’artigianato sono soprattutto le dinamiche riscontrate a Firenze e nelle altre province costiere, dove, alle nuove flessioni di Pisa e Livorno, si somma la brusca contrazione del giro d’affari di Lucca. A Prato, invece, la dinamica dei ricavi è in sostanziale “pareggio” dopo tre anni consecutivi di recessione. L’analisi di dettaglio riguardo alle singole province mostra come il trend declinante del comparto artigiano si componga di dinamiche assai differenziate e più o meno conformi al ciclo economico complessivo e al timing con cui questo si evolve.
La “semestrale di bilancio” TREND conferma la persistenza della crisi all’interno dell’artigianato della costa: -11,1% a Pisa, -13,9% a Livorno e, soprattutto, la netta inversione negativa del ciclo a Lucca (-21,5%) (var% I semestre 2013 vs. I semestre 2012); province connotate da una sensibile flessione del giro d’affari delle costruzioni. Calo rilevante anche a Firenze (-5%), dove risultano in particolare difficoltà il manifatturiero e l’edilizia. Nelle altre province dell’Area Metropolitana la tendenza è migliore: Prato presenta un “pareggio” con riferimento al dato solo formalmente negativo dei ricavi (-0,1%), che rimbalzano soprattutto nel tessile (+6,4milioni di euro) e nelle costruzioni; Pistoia sembrerebbe invece (almeno in alcuni settori) essere andata oltre il rimbalzo del 2012, imboccando l’inizio del percorso di recupero delle proprie posizioni di mercato (+30,6%).
Grazie all’edilizia prosegue inoltre l’assestamento dei ricavi in provincia di Grosseto (+3,4%), nel complesso ormai su livelli strutturalmente molto più contenuti rispetto ai valori pre-crisi. In positivo, ma su valori inferiori, Arezzo (+1,2%) e Massa-Carrara (+2,4%), anch’esse caratterizzate dal rimbalzo delle costruzioni. Siena, stando ai dati del fatturato dei primi due trimestri del 2013, sembra in miglioramento, ma presenta una stabilizzazione al ribasso del giro d’affari su livelli nettamente più modesti in ottica di medio-lungo periodo. Prospettive: si conferma il trend negativo del 2012, ma rallenta l’intensità della contrazione del fatturato.
Se è ancora prematuro parlare di recupero (ma forse anche d’inversione “positiva” del ciclo) è però un fatto che la morsa della crisi sembra allentare la presa, evidenziando segnali di miglioramento trasversalmente ad alcuni settori e territori. È in sostanza la “minor caduta” l’attuale leitmotiv dell’analisi congiunturale. D’altra parte, però, il sommarsi di persistenti segni “-“ ha ormai riposizionato l’economia artigiana su livelli di attività - seppur ancora significativi per l’economia toscana nel suo complesso - assai ridimensionati rispetto al passato.
L’impietoso conto della crisi in termini di contrazione dei ricavi, del numero di addetti e del numero d’imprese determina la necessità di intervenire con policy volte all’irrobustimento del tessuto produttivo artigiano; da un lato, sostenendo progetti mirati di sviluppo d’impresa e, dall’altro, supportando la liquidità aziendale, elemento basilare per la difesa dell’esistente (nel breve periodo) e per riattivare la spesa per investimenti (in ottica di medio-lungo periodo). La recessione continua a imporre cali di fatturato e, anche se la flessione è meno intensa, i semestri “negativi” continuano a sommarsi l’uno con l’altro.
È vero che si scorgono segnali di distensione del quadro congiunturale e anche gli ultimi dati TREND lo confermano (+0,9% e -1,1% le variazioni tendenziali del fatturato rispettivamente per le costruzioni e il manifatturiero nel secondo trimestre 2013); ma la conclusione, oggi come nei rapporti passati, è quella di un altro semestre caratterizzato da un calo del giro d’affari. Diminuisce l’intensità della caduta, ma la crisi ha assunto contorni di tipo “strutturale” all’interno dell’artigianato.
Guardando alla congiuntura economica generale la situazione sembrerebbe migliorare ed esiste la fondata speranza che si sia superato il punto di “minimo”. In questa fase però sono più gli indicatori “coincidenti/anticipatori” del ciclo economico e soprattutto quelli di tipo qualitativo (di per sé maggiormente volatili: sentiment degli operatori, livelli di confidence, etc.) a mostrare segnali di miglioramento. In effetti, l’economia italiana è ancora immersa nella fase recessiva (-1,8%, il calo stimato del Pil nel 2013) e molte incertezze e criticità gravano ancora sulle prospettive a breve (spinte deflazionistiche, aumento della disoccupazione, cambio “forte” dell’euro, scarso dinamismo degli scambi internazionali, redditi e consumi in calo, etc.).
Così, se per l’anno prossimo è atteso un modesto +0,7% (FMI, ottobre 2013), ciò appare del tutto insufficiente a ridare adeguato respiro ai bilanci in rosso di famiglie e imprese. Purtroppo la ripresa dell’economia italiana è lenta e incerta e non stupisce l’estrema cautela sulle prospettive a breve da parte delle imprese. Il timore è che un recupero debole e lento possa contribuire a determinare un ulteriore ridimensionamento del comparto artigiano, tanto in termini di quote di mercato (fatturato) quanto sul piano del numero di addetti e d’imprese (quasi 7.000 le aziende artigiane in meno in Toscana durante questa lunga crisi).
Occorre quindi esaminare l’analisi congiunturale dell’artigianato con una prospettiva rivolta sia agli equilibri economico-finanziari che agli elementi di competitività sul mercato: policy orientate a supportare progetti di sviluppo d’impresa (e/o di gruppi/reti d’imprese), a salvaguardare la liquidità aziendale (in una fase caratterizzata da persistenti difficoltà di accesso al credito) e (al contempo) sostenere le aziende sui mercati esteri, possono rappresentare delle azioni funzionali all’irrobustimento dell’economia artigiana.
Ciò potrebbe essere anche uno stimolo per riattivare la propensione a investire da parte degli operatori e (almeno in parte) far sì che l’inevitabile selettività imposta dalla crisi non sia solo subita dalla base imprenditoriale, ma possa essere in qualche modo “governata” e “guidata” con policy opportune di cambiamento. Per l’Arcivescovo di Firenze “Ciò che ci resta è tutto nelle nostre mani, la nostra capacità imprenditoriale di fare un progetto e di sostanziarlo con dei processi, processi di lavoro.
E questo ci spinge in avanti. Una economia che ragiona così, come ci dice il Papa, è una economia che non ha stasi, che non ha paura delle crisi, ma trae dalle crisi la forza per trovare nuovi assetti, nuovi sviluppi, nuovi obbiettivi. Ecco mi sembra importante prendere coscienza di tutto questo con riferimento a quello che è la responsabilità sociale ed economica di tutti voi, perché se noi davvero ci immettiamo dentro questa mentalità noi traiamo il messaggio giusto anche dal Natale”. Il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, ieri sera ha incontrato gli Imprenditori e Dirigenti della città riuniti nella Chiesa di San Filippo Neri, in Piazza San Firenze, per la tradizionale messa natalizia per l’UCID di Firenze, Associazione Cattolica che raccoglie Imprenditori e professionisti con l’obiettivo primario dell’attuazione e la diffusione della dottrina sociale della Chiesa.