Un migliaio di persone hanno preso parte stamani al presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil della Toscana, in largo Annigoni, a Firenze, nell'ambito della mobilitazione decisa a livello nazionale, per chiedere al Governo di cambiare la legge di stabilità che, hanno detto i rappresentanti sindacali che si sono alternati sul palco, non dà risposte ai lavoratori, penalizza i pensionati, conferma la sottrazione ai lavoratori pubblici della contrattazione, non dà soluzioni agli esodati, lascia nell'incertezza su Cassa integrazione in deroga e speciale. Largo Annigoni si è riempito stamattina dalle 10 alle 12,30 per il presidio indetto da Cgil, Cisl e Uil della Toscana.
Erano presenti lavoratori e sindacalisti di tutte le province toscane (insieme a studenti delle superiori e delle università), accolti e “rifocillati” dal gazebo allestito da Cgil Toscana e allietati dalla musica dei 'Mediterranea' e della street band 'Magicaboola Brass Band'. Sul palco sono saliti a raccontare le proprie storie di lavoro in crisi prima tre delegati sindacali (Chiara Rossi, lavoratrice di Mps, Leone Barilli, lavoratore del Maggio Musicale Fiorentino, e Stefano Nuti, pensionato).
Poi è toccato a Mamadou Sall, lavoratore e delegato Cgil della Capp Plast di Campi Bisenzio nonché esponente della Comunità senegalese fiorentina: ha ricordato il secondo anniversario, caduto ieri, della strage dei suoi connazionali in piazza Dalmazia, “strage perpetrata e premeditata da una mano razzista e fascista. Ringrazio i sindacati per l'appoggio alla nostra comunità e tutti quelli che nella mia azienda mi hanno votato, segno che l'Italia è un Paese aperto agli stranieri. Noi chiediamo solo, se non la cittadinanza, almeno un po' di burocrazia in meno per rinnovare i permessi di soggiorno”.
Dopo i segretari generali di Cisl Toscana (Riccardo Cerza) e Uil Toscana (Vito Marchiani), ha concluso la giornata Alessio Gramolati. Il segretario generale di Cgil Toscana ha voluto con sé sul palco Franco, ex lavoratore della Isi, l'ex Electrolux di Scandicci che ha chiuso da tempo i battenti, e Matteo, lavoratore della fiorentina Seves che ha appena annunciato di voler chiudere. “Siamo qui, ed oggi è importante essere qui, anche per guardarci intorno. A Prato recentemente per lavorare sono morte sette persone, due anni fa a Firenze sono morti due senegalesi e altri sono stati feriti, è una sconfitta anche per noi ma non tutti hanno le stesse responsabilità.
In un momento in cui tutti parlano di sé, noi parliamo di chi il lavoro lo ha perso, come Franco, di chi potrebbe perderlo, come Matteo, di chi aspetta risposte di civiltà, come Mamadou. Tutti e tre chiedono cose da Paese normale. Ma siamo un Paese strano: si tassa più il lavoro di chi specula in borsa, protestano quelli che non vogliono pagare le tasse, ma l'Italia si salva rispettando chi è onesto, l'Italia si salva solo con più legalità. E' bello vedere oggi bandiere diverse nella stessa piazza, per noi le identità vengono dopo le esigenze dei lavoratori.
Più uniti siamo più forti, ricordiamocelo”. Gramolati ha lasciato poi la parola a Franco dell'ex Isi (“a gennaio io e altri 120 saremo senza lavoro né ammortizzatori sociali, non dimenticateci”) e a Matteo della Seves (“siamo vittima della mannaia dei fondi di investimento, anche chi ora sta bene ci aiuti a difendere il lavoro perché perderlo può capitare davvero a tutti ormai”) “Basta dire che non ci sono risorse per ridurre le tasse” ha detto il segretario generale della Cisl, Riccardo Cerza, nel suo intervento.
“In Italia –ha aggiunto- ci sono 130 miliardi di euro di evasione fiscale, decine di miliardi di euro di sprechi e altrettanti di ruberie. Se se ne recupera almeno una parte ci saranno risorse più che sufficienti per abbassare le tasse a chi le ha sempre pagate tutte: lavoratori dipendenti, pensionati e imprese oneste. Solo così si rimetteranno in circolo le risorse indispensabili per rilanciare i consumi e far ripartire la nostra economia. Non mi sembra difficile da capire. Al Governo chiediamo di avere la volontà e il coraggio per farlo davvero.” Cgil, Cisl e Uil chiedono in particolare che le risorse derivanti dal recupero dell'evasione fiscale e dalla spending review (attuata con criterio, eliminando gli sprechi, e non con tagli lineari) vadano automaticamente a ridurre il peso fiscale su lavoratori e pensionati.
E insistono sulla necessità di una risposta certa su ammortizzatori sociali ed esodati, sulla contrattazione nel lavoro pubblico, sulla rivalutazione delle pensioni. “La legge di stabilità così com’è non va –ha spiegato Cerza- perché con essa non si danno rispote all’emergenza attuale, che è quella del lavoro e della pressione fiscale abnorme, e si lasciano insoluti i grandi nodi italiani, a cominciare dalla riforma istituzionale e della pubblica amministrazione, con i suoi sprechi e le sue inefficienze.” Oltre a Cerza in piazza hanno parlato anche lavoratori e delegati e i segretari generali regionali di Cgil, Alessio Gramolati e Uil, Vito Marchiani.