Tra i più rilevanti appuntamenti della 28^ edizione della Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi, in corso da ieri a San Giovanni d'Asso, il convegno dedicato alla Legge Quadro sulla regolamentazione del mondo del tartufo a cui ha partecipato il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani. “L'Italia ha una carta da spendere e che va difesa e rilanciata, il sistema agroalimentare -ha affermato l'onorevole del PD grossetano- la Commissione che presiedo sta lavorando a una legge di regolamentazione del mercato del tartufo.
Il mio obiettivo è di ottenere un testo condiviso”. “San Giovanni è un esempio di buone pratiche per la promozione della propria identità culturale -è intervenuta Antonella Brancadoro, direttore dell'Associazione Città del Tartufo- Un tempo qui era difficile trovare un posto dove pernottare. Ma in questi anni la nostra consapevolezza è cresciuta enormemente. Ora abbiamo bisogno di far conoscere questi risultati, i numeri del successo, come ad Alba, dove si celebra l'83^ edizione della mostra mercato.
Nel 2013 è arrivata all'Unesco la richiesta di riconoscimento e di promozione della Civiltà del tartufo come bene immateriale che identifica alcune aree del territorio nazionale. Il nostro centro studi stima che per ogni euro speso per acquistare un tartufo se ne generino altri 25 di indotto”. Inaugurando il convegno di ieri mattina sulla Legge Quadro di regolamentazione del tartufo, Michele Bruscagli, il sindaco di San Giovanni d'Asso, ha auspicato che dopo tanti anni il percorso legislativo si chiuda davvero.
Gli hanno fatto eco le parole dell'Assessore provinciale alle attività produttive, Tiziano Scarpelli, che ha spiegato come sarebbe importate la nuova legge a sostegno di un piccolo borgo come San Giovanni, in un epoca di tagli feroci alle risorse pubbliche. “Nel corso della 16^ legislatura -ha risposto il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani- si contrapposero due testi, senza giungere a compimento. All'inizio della 17^ la proposta presentata dall'onorevole Massimo Fiorio (PD) è la base di partenza, perché afferma un principio, quello della tracciabilità, che impedisce equivoci commerciali e sanzionarebbe i contravventori parificandoli a chi realizza adulterazioni alimentari.
Se diventasse legge consentirebbe al cercatore di restare esente Iva, ma questo aggraverebbe l'imposizione fiscale sul prezzo finale, volendo il commerciante ammortizzare l'imposta. Perciò è ancora allo studio una soluzione che non faccia crescere i costi. Tuttavia la proposta alternativa, quella di Monica Faenzi (PdL) sostiene l'introduzione sul mercato nazionale di prodotti orientali di scarsissima qualità”. “I commercianti che in assenza di un allargamento delle specie commerciabili il nostro paese è svantaggiato sul mercato internazionale -ha spiegato Antonella Brancadoro, direttore dell'Associazione Città del Tartufo- ma il nostro timore è che le specie straniere, anche se solo lavorate in Italia, anche solo con i loro scarti di lavorazione, contenenti spore, possano infestare le nostre campagne, riducendo lo sviluppo delle specie autoctone, tutte di maggiore qualità.
L'inclusione tra le specie consentite di tartufi cinesi non c'è bisogno, perché in Italia è possibile mangiare abitualmente le nove specie nostrane per circa nove mesi all'anno, da settembre a giugno”. Al dibattito in occasione dell'incontro tematico nella Sala del Camino del trecentesco Castello sono intervenuti, tra gli altri, anche gli addetti ai lavori del tartufo. Laura Giannetti, vicepresidente dell'Associazione Nazionale Tartufai, ha sottolineato i punti salienti della possibile riforma della legge 752: tracciabilità fiscalmente sostenibile, tutela territoriale, libera ricerca parificata agli usi civici.
“La coltivazione del tartufo richiede investimento di tempo e di denaro, per il bianco anche 20 anni -ha spiegato Gianfranco Berni della Federazione Italiana Tartuficoltori- la nostra è un'attività agricola specializzata a impatto ambietale positivo, basta pensare all'attività frequente di rimboschimento. E non si creda che sia marginale: l'80% del nero viene da tartufaie coltivate. E negli anni climaticamente difficili anche il bianco si sviluppa più facilmente nelle tartufaie controllate.
Leggi regionali, però, devono riclassificare le tartufaie come aree agricole per favorire la coltivazione come un sostegno importante al bilancio di un'azienda agricola, specie se a conduzione familiare”. “Nella bilancia commerciale nazionale l'unica voce attiva è l'agroalimentare. Esportiamo il 50% della produzione vinicola. Stesso discorso per le produzioni di eccellenza, quali il tartufo, circa le quali dobbiamo far crescere la sensibilità culturale dei consumatori” Queste le parole con le quali l'On.
Luca Sani ha concluso l'incontro di ieri. Ma il tema continuerà ad essere sviluppatno anche nel secondo week end di festa, domenica 17 novembre, con un incontro intitolato “Le Crete Senesi e l’agricoltura: confronto tra esperti sulle nuove opportunità di mantenimento del paesaggio e di sviluppo futuro dell’agricoltura e delle aziende agricole”. di Nicola Novelli Fotografie di Miriam Curatolo
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