Quanto costerebbe oggi un’alluvione come quella del 1966? I più aggiornati studi sui danni che un evento simile provocherebbe oggi nella città agli edifici, alle attività produttive e commerciali saranno presentati in occasione del convegno “Memoria e prevenzione del rischio alluvionale” che si svolge lunedì 4 novembre (Aula Magna dell’Università di Firenze, piazza San marco, 4 – ore 9,30). L’incontro è organizzato dal Comitato del “Progetto Firenze 2016” presieduto da Mario Primicerio, che ha lo scopo di coordinare le iniziative promosse dalle istituzioni culturali, gli enti pubblici (fra cui l’Università di Firenze) e privati in vista del 50° anniversario dell’alluvione del 1966. Nel corso della mattinata saranno, inoltre, illustrate le stime dei costi delle attività di restauro dei beni culturali alluvionati nel 1966 a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, della Biblioteca Nazionale, dall’Archivio di Stato e dagli altri Enti che gestiscono il patrimonio culturale. In programma anche la proiezione dell’intervista inedita a Franco Zeffirelli sull’alluvione, a cura di Sandro Bennucci. I lavori della mattinata saranno trasmessi in video streaming su www.unifi.it/webtv Il convegno prosegue nel pomeriggio presso il Cenacolo del Complesso di S.
Croce (ore 15), con la presentazione del libro “Firenze 1966. Appunti di diario sull’alluvione” di Pasquale Rotondi. Verrà, inoltre, presentata la realizzazione, nel complesso di S. Croce, di un primo punto di documentazione sulla memoria dell’alluvione del 1966. Video - storia Rolando Noferini, volontario soccorritore della Fratellanza Militare di Firenze, volontario dal 9 maggio 1959. Tessera socio numero 264. Matricola numero 600 http://www.youtube.com/watch?v=ZNARXb4zrgA «Due ambulanze non poterono rientrare in sede; delle rimanenti, una fu portata sul sagrato della Chiesa di Santa Maria Novella e di qui, passo passo, arretrando davanti all'acqua, fu fatta salire fino al piano dell'altar maggiore».
È uno dei dettagli più emozionanti dei servizi prestati dagli “smassatori” durante l'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 contenuti nella relazione delle attività dei volontari della Fratellanza Militare di Firenze sulle attività svolte dall'associazione. «Nella notte dal 3 al 4 novembre il picchetto di notte ebbe sentore della minaccia che si profilava per la piena dell'Arno». Durante l'emergenza i 74 "militi" che in 72 ore che in quelle giornate risposero con «slancio, abnegazione, senza risparmio».
Allestirono tre postazioni di pronto soccorso in città (Gavignana, Piazza Pitti e Piazza Duomo) con quella «caratteristica di silenziosa dedizione al bene del prossimo cui si ispira l'opera delle Pubbliche Assistenze d'Italia». Il racconto di Rolando Noferini, volontario della Fratellanza Militare. «Sono andato a prendere le persone in casa. C’era tanto fango e non avendo la sede eravamo nei locali della prefettura. Si passava le notti li a sedere. I camici, lenzuoli, erano andati tutti perduti: l’unico segno di riconoscimento che c’era rimasto per farci riconoscere era solo la fascia col nome.
Giorgio riuscì a portare in salvo l’ambulanza facendo salire i gradini della chiesa di Santa Maria Novella fino al pari dell’altare e la salvò. Poi quando è stata riaperta la sede siamo dovuti andare all’ultimo piano». Il video-racconto http://www.youtube.com/watch?v=ZNARXb4zrgA In seguito a questo intervento, l'associazione ricevette una lettera d'encomio della Questura di Firenze «per la messa a disposizione delle tre ambulanze salvate dalle acque e per i servizi prestati da numerosissimi militi per il soccorso». In un successivo rapporto della Federazione nazionale delle associazioni di pubblica assistenza e soccorso ai ministeri del 18 febbraio 1967, a firma dell'allora presidente Acrisio Bianchini, si elencano i danni subiti dalle pubbliche assistenze, l'opera da essi compiuta e l'organizzazione di una vasta raccolta di aiuti.
Una mobilitazione, che ha coinvolto anche pubbliche assistenze di altre regioni, verrà ricordata come antesignana dell'organizzazione di quei servizi di protezione civile che circa venti anni dopo verranno formalizzate appieno e avranno riconoscimento istituzionale.