Sabato 26 ottobre alle 21, in anteprima toscana, appuntamento all’Auditorium Stensen (viale don Minzoni 25, ingresso 7,50 euro) con ‘The act of killing – L’atto di uccidere’ del texano Joshua Oppenheimer (Dk, Nor, Uk 2013, 159'), il film vincitore del Lancia Award per il miglior documentario al Biografilm Festival 2013, definito da Werner Herzog “il film più potente, surreale e spaventoso dell’ultimo decennio”. Al termine del film il regista interverrà via skype. “The Act Of Killing – recita una recensione - è un documentario che non somiglia a nessun altro, un’indagine impressionante e dolorosa sul mondo del negativo in cui si muovono i carnefici”.
“Un film importante, straziante, originale, uno di quei rari film che prima ti distrugge e poi ti rimette in piedi” dice invece la recensione di Lee Marshall per Internazionale. Il film è ambientato in Indonesia nel 1965. I paramilitari del movimento Pancasila danno vita a un colpo di Stato che sfocia in un genocidio. Oltre un milione di persone finiscono trucidate nella “più grande caccia ai comunisti di tutti i tempi”. I killer di allora oggi sono anziani signori benestanti che, in questo film impressionante, fanno cinema.
Ricreano e mettono in scena i loro atti criminali. Spesso, in una tragica inversione, impersonano le vittime. Il sorprendente regista Oppenheimer, al suo esordio, segue il loro percorso dal compiacimento di protagonisti di una violenta giustizia politica alla riflessione sulle implicazioni, non solo morali, dell’omicidio di Stato. “The Act of Killing”, alla lettera “l’atto di uccidere”, ma anche “la messa in scena dell’uccisione”, è un film che può servire da base per riflessioni sulla rimozione del lutto, sulla storia, sull’influenza che l’etica di massa ha sul singolo e sui limiti di questo meccanismo, ma è anche un film sull’essenza del cinema.
Un cinema che parla di sé come di uno strumento capace di filtrare la violenza e renderla leggera come un passo di ballo, spettacolare e luminosa come un’esibizione di Elvis, ma è anche lo stesso cinema che denuncia la propria illusione e si mette al servizio della verità.