FIRENZE – Un'indagine sulla presenza cinese nel territorio pratese realizzata con l'intento di esplorare le nuove dinamiche sociali che caratterizzano una comunità che, per lungo tempo (e spesso anche adesso), è stata identificata soprattutto attraverso stereotipi. L'hanno coordinata tre studiosi dell'Università di Siena (Fabio Berti, Valentina Pedone e Andrea Valzania) per conto dell'Osservatorio Sociale Regionale. Lo studio ha fornito lo spunto di partenza per l'incontro che si è tenuto oggi a Prato organizzato nell'ambito del Progetto Prato della Regione Toscana in collaborazione con la Camera di Commercio, l'Osservatorio Sociale Regionale ed il PIN, Polo Universitario Città di Prato. La ricerca dal titolo "Vendere e comprare.
Processi di mobilità sociale dei cinesi a Prato", che è stata presentata nell'ambito del convegno "Fortunatamente vendo ai cinesi", studia le trasformazioni sociali in atto nella comunità cinese prendendo come punti di osservazione i consumi ed il commercio al dettaglio. Il risultato è un quadro completamente nuovo e per certi versi inaspettato rispetto ai luoghi comuni che finora hanno prevalso nell'immaginario collettivo. Accanto alle indiscutibili doti imprenditoriali, i cinesi di Prato e dintorni col tempo hanno sviluppato un'ottima propensione ai consumi, producendo ricadute non indifferenti sull'intero tessuto economico locale. Riguardo ai flussi migratori, i 'nuovi' cinesi arrivano soprattutto dal Fujian e dalla Manciuria (più poveri e con meno reti sociali), mentre diminuisce il tradizionale flusso dal Zhejiang (fatti salvi i ricongiungimenti familiari).
La percezione verso il migrante cambia: è una persona che non ha colto o non riesce a cogliere le opportunità che offre il suo paese. Chi è rimasto a Prato mostra imbarazzo nei confronti di amici e parenti che hanno continuato a vivere in patria. Le attività produttive sono più diversificate: malgrado il manifatturiero continui ad essere prevalente, si assiste ad una sorta di terziarizzazione caratterizzata dallo sviluppo di una serie di attività commerciali differenziate e variegate (ristorazione, servizi, commercio).
Crescono i negozi al dettaglio, sia per via della crisi ma anche della voglia di differenziare attività produttive e lavorative. Ancora è una minoranza ma si fa strada l'ascesa di una specie di piccolo 'ceto medio'. Spostando l'attenzione sui consumi, i cinesi si sono trasformati progressivamente in formidabili consumatori locali, tanto che in alcuni campi merceologici sono i migliori, se non addirittura, i soli clienti. L'immagine legata ai cinesi intenti soltanto a inviare rimesse in patria è ormai superata ed il commercio locale ne trae beneficio, modificando strategie di marketing e introducendo novità merceologiche per incentivarne gli acquisti e venire incontro ai loro gusti.
Questo si traduce anche in un maggior interscambio culturale e conoscenza con la popolazione autoctona. I più ricchi acquistano gioielli, vino pregiato e beni da regalare al loro ritorno in patria per differenziarsi dai più poveri i quali, tuttavia, cercano comunque di emularli. Il consumo tende così a divenire anche per i cinesi simbolo di status o, più in generale, modello a cui tendere: comunicare all'esterno (soprattutto da parte delle giovani generazioni) una condizione sociale ed economica agiata, il "successo" del progetto migratorio, l'appartenenza ad una comunità di consumatori globali. Anche dall'acquisto delle case emergono elementi interessanti.
Tre gli elementi da sottolineare: l'incidenza della crisi (con la chiusura di tante agenzie nate sfruttando la loro propensione all'acquisto), la tendenza ad insediarsi anche in zone e quartieri diverse dal Macrolotto 0 e l'influenza nelle decisioni di acquisto delle complesse forme di religiosità popolare, elemento che ha trasformato il mercato immobiliare pratese (una casa disposta in base ai principi del feng shui ha non solo molte più probabilità di esser venduta ma anche di spuntare prezzi superiori a quelli di mercato).