FIRENZE– Quasi 500 mila euro, trasferiti dalla Regione alla Provincia di Livorno, per dare piena operatività al progetto Feg ed avviare così interventi ad hoc per la ricollocazione dei lavoratori della De Tomaso Automobili Spa, l'azienda con sedi in Piemonte e a Livorno dichiarata fallita dal Tribunale di Livorno a luglio 2012. É stato firmato ieri (e tra qualche giorno sarà pubblicato sul BURT) il decreto che da attuazione alla delibera, varata lo scorso luglio dalla giunta regionale, con la quale sono state approvate le linee guida del progetto e definito le risorse messe a disposizione.
La somma, pari a 493 mila euro con la quale la Regione cofinanzia metà del budget totale, permette di dare l'avvio anticipato a tutte le attività previste per facilitare il reinserimento occupazionale degli oltre 130 lavoratori rimasti senza lavoro dopo la chiusura della sede livornese della De Tomaso. La Provincia di Livorno, che è direttamente coinvolta nel progetto in qualità di soggetto attuatore, gestirà gli interventi di formazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori. L'altra metà del budget, a carico del fondo comunitario Feg, sarà trasferita sempre alla Provincia non appena la Commissione Europea avrà approvato il progetto presentato dalle Regioni Toscana e Piemonte.
Tuttavia per accelerare i tempi, la Toscana ha scelto di non attendere l'approvazione della Commissione e di dare inizio alle attività. Il Feg è un fondo promosso dall'UE che finanzia piani di ricollocazione per i lavoratori in esubero da aziende o settori in crisi. I progetti devono essere incentrati sulle politiche attive del lavoro. Il progetto messo a punto dalla Regione per la De Tomaso prevede un mix di strumenti che includono colloqui di orientamento specialistico per la ricollocazione professionale, voucher formativi a disposizione dei lavoratori, strumenti di sostegno a possibili percorsi per l'auto-imprenditorialità, voucher di conciliazione per favorire la frequenza ai corsi e alle attività del Feg di quanti hanno figli minorenni o parenti in difficoltà, un'azione di scouting e di contatto con imprese che potrebbero essere interessate al profilo professionale degli ex lavoratori, incentivi alle imprese che assumeranno.
Entro il mese di ottobre la Provincia convocherà i lavoratori per i primi colloqui. “Abbiamo una forte, fortissima preoccupazione – ha spiegato in Aula Silvia Velo, vicepresidente dei deputati democratici – perché è troppo tempo che questo settore non riceve le necessarie attenzioni dalle istituzioni e non può essere lasciato in balia del mercato. La gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Nella mia città, Piombino, si rischia a breve la chiusura dell’altoforno senza interventi in grado di garantire la continuità produttiva e di stimolare produttori e consumatori dell’intera filiera dell’acciaio.
E’ chiaro che a questo governo tocca il difficile compito di scongiurare la fine della siderurgia nazionale: mettiamoci subito al lavoro, anche chiedendo gli interventi della Bei e della Cassa depositi e prestiti, per sostenere investimenti innovativi, ma non perdiamo più tempo”. E' stato fissato per martedì primo ottobre, alle 18.30, l'incontro con i rappresentanti dell'azienda Targetti. A convocarlo è l'assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini.
All'incontro, che si terrà nella sede dell'assessorato in via Pico della Mirandola, a Firenze, parteciperanno anche sindacati e istituzioni. La decisione è scaturita ieri a seguito della riunione che l'assessore Simoncini ha avuto con le organizzazioni sindacali e la Provincia di Firenze. Nel corso dell'incontro l'assessore ha ribadito la volontà della Regione di salvaguardare e rilanciare un'azienda che "rappresenta un fiore all'occhiello delle produzioni toscane e che oggi rischia di essere seriamente indebolita da un piano industriale che, fra l'altro, prospetta numerosi tagli occupazionali tali da creare gravi conseguenze anche sul piano sociale". E' programmato per domani presso la sede fiorentina di Confapi l'incontro tra la Rsu, le organizzazioni sindacali e la dirigenza della Nord Light di Sieci (Pontassieve), chiesto in seguito alla lettera recapitata lunedì scorso ai 22 lavoratori dove il Gruppo Artemide, proprietario dell'unità produttiva, ne comunicava la chiusura con il trasferimento, dal 2014, degli impiegati nella sede di Milano e di operai e magazzinieri in quella di Bergamo.
L'azienda, presente sul mercato dell'illuminotecnica da oltre trent'anni e specializzata nella progettazione e produzione di fari led, ha iniziato a risentire della crisi da circa 18 mesi a causa di un calo ordini, ma anche per avere dirottato su Bergamo il montaggio di alcune produzioni. "Esprimiamo una forte preoccupazione per il rischio della perdita di un'altra delle preziose aziende che popolano il tessuto industriale del territorio e con essa posti di lavoro”, dichiara Marco Trapassi della Fiom Cgil di Firenze”.
“E' vero che si da la possibilità ai dipendenti di mantenere il posto di lavoro spostandosi” aggiunge, “ma va tenuto ben presente che si chiede a dei lavoratori con un'età media di 40-50 anni, con famiglia, di mollare tutto e di andare a 300 km di distanza. Non sarà semplice per nessuno, per molti non sarà proprio possibile”