In una regione dove il 98% dei comuni è a rischio idrogeologico l’era della nuova gestione dei consorzi di bonifica segna un cambio di rotta netto ed evidente rispetto il passato. Lo sostiene Coldiretti Toscana (info su www.toscana.coldiretti.it) che ha voluto e sostenuto fortemente la nuova legge regionale sulla bonifica che ha portato da 33 a 6 i comprensori di bonifica, e che vivrà, il 30 novembre, una storica chiamata al voto con oltre 1milione e 500 cittadini contribuenti.
La riduzione del numero dei comprensori che metabolizza lo spirito pratico della spending review - tagli da una parte e migliore gestione delle risorse dall’altra - si incontra con la necessità prioritaria di garantire una manutenzione della rete idraulica in tutta la Toscana adeguata, puntuale ed efficace attraverso una suddivisione idrografica e non più amministrativa del territorio regionale. Stop quindi alla confusione di competenze e al rimpallo di responsabilità, che aveva caratterizzato il precedente sistema di gestione che più volte aveva palesato grandissimi limiti e che vedeva più soggetti coinvolti nella gestione.
“Finalmente chi vuole bene veramente al territorio – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – potrà affidarsi ad un sistema di gestione di bonifica razionale che ha nella trasparenza, nel coinvolgimento diretto dei cittadini, degli Enti locali e delle imprese agricole, dell’efficienza e della sussidiarietà, elementi di profonda innovazione. Archiviamo senza ripensamenti un sistema superato per entrare in una fase dove il ruolo del Consorzio di Bonifica è centrale ed esclusivo nella manutenzione corretta e tempestiva del territorio”. In Toscana, come anticipato, sono ben 280 i comuni a rischio idrogeologico, tra i 10 capoluoghi, ben sette – Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia – presentano addirittura il 100% del territorio classificato a rischio.
Seguono Arezzo, Siena e Grosseto, rispettivamente con il 97, il 94 e l’86 per cento delle municipalità considerate a rischio. “Entriamo in un’era nuova – commenta ancora Marcelli – all’interno del quale il riordino da una parte e l’omogeneità degli interventi con un sistema di semplificazione dall’altra, siano realmente uno strumento a disposizione della collettività e della difesa del territorio. Con il nuovo sistema le risorse prioritariamente saranno destinate alle opere di manutenzione”.
La rivoluzione dei consorzi esalta infine il protagonismo delle imprese agricole che potranno essere direttamente coinvolte nella manutenzione sfruttando così insieme all’esperienza la conoscenza degli ambienti in cui saranno chiamate ad intervenire. “La tutela e la conservazione del territorio con le sue caratteristiche paesaggistiche ambientali – conclude Marcelli – portano il ruolo dei consorzi ben oltre quello che è la loro funzione pratica”.