Prato: in arrivo la pala di Faltugnano

Il Maestro della Natività di Castello tra i protagonisti della mostra “Officina pratese”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 agosto 2013 08:35
Prato: in arrivo la pala di Faltugnano

Un piccolo giallo tutto “made in Prato” si nasconde dietro la mostra “Da Donatello a Lippi. Officina pratese” su cui si alzerà il sipario di Palazzo Pretorio il prossimo 13 settembre. La quinta sezione della mostra curata da Cristina Gnoni e Andrea De Marchi è dedicata a un “lippesco in chiaro, il Maestro della Natività di Castello e le nuove eleganze della scultura”. E l’artista lippesco in questione s’identifica con la figura del Maestro della Natività di Castello ma forse, come appurato dal curatore De Marchi, si tratta del pratese Piero di Lorenzo, fra i più originali seguaci di Filippo Lippi, che poco prima del 1450 dipinse la sua unica pala d’altare per San Giusto a Faltugnano, qui ricomposta con la sua predella, divisa tra il museo di Philadelphia e la National Gallery di Londra.

Questo delicato pittore si specializzò in dipinti di devozione in cui amava spaziare in maniera quasi capricciosa tra le pose del bambino in braccio alla madre, attenuando il plasticismo lippesco in una luce bionda e soffusa. La pala del Maestro della Natività di Castello, dipinta per la piccola chiesa di Faltugnano (Vaiano), dal colore denso e smaltato che ne fa un manufatto prezioso, propone un originale trono della Vergine, sorretto da putti-telamoni che richiamano a Donatello e a Luca della Robbia.

L’attività pratese del Lippi fu preceduta così da quella di un suo allievo, a testimoniare l’atmosfera della “bottega” pratese (“Officina pratese”, appunto) presso cui si trovarono a lavorare, gomito a gomito, tanti maestri del Rinascimento, a partire da Donatello, Paolo Uccello, Beato Angelico e, appunto, Filippo Lippi solo per citare i più noti. Attraverso una scelta di opere tutte di grande qualità, la mostra accenderà i riflettori su queste personalità, per aiutare a capire meglio quanto a Prato di loro è rimasto.

Fondamentale l’operazione di ricostruzione di opere che erano in città e che sono state smembrate, riunendo predelle e pale ora divise fra i musei pratesi e le collezioni straniere.

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