FIRENZE- La politica fiorentina è in affanno. Come giustificare la perdita dei 36 milioni di finanziamenti UE per la realizzazione delle linee 2 e 3 della tramvia? Il PD fiorentino diviso tra corrente pro-Renzi e quella del Presidente della Regione Enrico Rossi, a cui è assimilabile il Presidente della Provincia Andrea Barducci, dibatte da anni circa diverse ipotesi di linee di tram e di tram-treno, di passaggio o meno dal Duomo, di attraversamento del centro in sotterranea o meno.
E l'opinione pubblica finisce per credere che davvero la mancata realizzazione sia addebitabile a divergenze politico-progettuali. La verità è che, mentre per la Linea 1 i soldi -circa 100 milioni di euro- ce li hanno messi gli Enti locali, per le Linee 2 e 3 i soldi pubblici non c'erano e allora si era pensato di farli anticipare a imprenditori privati, con la così detta Finanza di progetto, consentendo loro di rientrare dall’investimento, grazie alla successiva gestione delle tre linee.
Sennonché le imprese costruttrici candidate, la BTP, il Consorzio Etruria e Impresa S.p.a. sono praticamente fallite, mentre le principali banche finanziatrici, MPS e CR Firenze (gruppo Banca Intesa) sono entrate in difficoltà e nel caso del primo istituto bancario è dovuta addirittura intervenire la Cassa Depositi e Prestiti. E' per questo che tutti i progetti sono bloccati. Per intendersi, i soldi della UE sono gli unici finanziamenti pubblici a cui dovrebbe necessariamente aggiungersi un investitore privato.
Siamo insomma all’esercizio della fantasia, espressa nero su bianco nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico. Esiti simili, già da diversi anni, per la diffusione a Firenze della mobilità elettrica, su cui le amministrazioni comunali avvicendatesi hanno sempre dichiarato di voler incentivare il mezzo elettrico, grazie alle più di 100 colonnine di ricarica gratuita installate e al permesso specifico per entrare in ZTL, anch'esso rilasciato dal Comune gratuitamente.
Ma anche in questo caso c'è un problema. L'auto elettrica per ricaricarsi deve sostare in appositi spazi dotati di colonnine. E qual'è la situazione a Firenze? Le colonnine di ricarica per veicoli elettrici installate dal Comune non sono più idonee alla ricarica delle auto recenti, perché occorre una maggior potenza e soprattutto si trovano solo nei posteggi per motorini. E anche per le vetture elettriche più antiche rimane il problema che quasi sempre le piazzole di sosta sono occupate da auto non elettriche, oppure che i ciclomotori che stanno effettuando la ricarica occupano tutto lo spazio disponibile.
Risultato? Spesso le vetturette elettriche -se i proprietari non dispongono di autorimessa privata- rischiano di restare ferme lungo il percorso. La Silfi ha in programma il potenziamento delle colonnine e il loro adeguato posizionamento per la ricarica delle auto. A ottobre 2011 era stato firmato un accordo tra Comune di Firenze, Nissan, Renault ed Enel per lo sviluppo della mobilità elettrica a quattro ruote. Fortuna che i fiorentini non si sono fidati. In due anni sono state installate dall'Enel solo due colonnine di ricarica: una in via Corridoni al Punto Enel, l'altra dietro Palazzo Vecchio, per permettere al Sindaco di ricaricare la Nissan Leaf che gli era stata regalata a gennaio 2012. Con tutta la buona volontà i cittadini più sensibili vorrebbe assecondare i progetti di mobilità sostenibile sbandierati dalla politica fiorentina, ma ciò è possibile solo per chi abbia necessità di usare esclusivamente gli 8 chilometri della Linea 1 della Tramvia da Firenze a Scandicci, oppure per che si disponga -oltre che delle risorse economiche per acquistare un veicolo elettrico- anche di un'autorimessa privata dove ricaricare il mezzo in proprio.
Che porzione di cittadini resta tagliata fuori dall'inadeguatezza dell'attuale offerta dell'amministrazione pubblica? di N. Nov.