FIRENZE – Due milioni e mezzo di euro stanno per arrivare a 137 istituzioni scolastiche toscane per favorirne la svolta digitale: sono le scuole e le singole classi che, nei mesi scorsi, presentarono progetti su un accordo firmato, nel settembre 2012, fra Regione Toscana e Ministero Istruzione e ricerca. Con quei soldi non solo si acquisteranno computer e tablet, lavagne multimediali e tecnologie ma si favorirà la formazione degli insegnanti e, nelle classi, si consentirà una riorganizzazione, anche edilizia, di spazi oggi pensati non certo per la dimensione digitale della didattica. Una specifica Commissione di valutazione, costituita fra Regione e Ufficio Scolastico Regionale, ha concluso i suoi lavori: fresco di approvazione, il decreto è firmato da Angela Palamone, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana.
A breve le scuole vincitrici riceveranno una specifica comunicazione sull’accreditamento dei fondi per attivare i progetti. “Non chiamiamola scuola del futuro – commenta Stella Targetti, assessore toscano all’Istruzione – perché quella digitale è e deve essere la scuola del presente in quanto gli alunni di oggi sono digitali per loro natura”. Il finanziamento totale (2 milioni e 545 mila euro) ha visto uniti, nello stanziare risorse, il Ministero (1.818 mila euro) e la Regione Toscana (727 mila euro).
Tre le tipologie di finanziamenti assegnati: 600 mila euro vanno in una azione chiamata “Scuola 2.0″ perché pensata per coinvolgere un plesso intero; un milione e 380 mila euro finanziano l’azione chiamata “Classi 2.0″ (riguardante, cioè, singole classi di un plesso scolastico); i restanti 565 mila euro sono ripartire per le “Classi 2.0″ posizionate in scuole di montagna e in piccole isole. Su “Scuola 2.0″ hanno partecipato al bando 39 scuole toscane; 3 quelle finanziate (nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa.
Allegato A) ciascuna delle quali otterrà 200 mila euro: 140 a carico del MIUR e 60 a carico della Regione Toscana. Su “Classi 2.0″ sono state 209 le richieste di intervento: 83 (13 Arezzo, 14 Firenze, 10 Grosseto, 6 Livorno, 7 Lucca, 6 Massa Carrara, 8 Pisa, 7 Pistoia, 2 Prato, 10 Siena) otterranno il finanziamento per i territori non montani e non insulari (allegato B). Altre 51 classi (11 Arezzo, 10 Firenze, 5 Grosseto, 7 Lucca, 7 Massa Carrara, 3 Pisa, 2 Pistoia, 2 Prato, 4 Siena) otterranno, sempre su “Classi 2.0″, finanziamenti per i territori di montagna e piccole isole (allegato C).
Rispetto all’azione “Scuola 2.0″ (600 mila euro per tre sole scuole) quella chiamata “Classi 2.0″ vede assegnati contributi di importi ovviamente minori (da 6 mila a 20 mila per ciascuna classe interessata). Le spese finanziabili riguardano acquisti di tecnologie e possibilità di adeguare gli impianti per la connettività e di fare interventi, non strutturali, legati alla sistemazione degli spazi (ad esempio acquisto di nuovi arredi) che consentano una didattica 2.0. “Per stare al passo con i tempi – aggiunge Stella Targetti – non bastano le tecnologie, ma occorrono anche le competenze: per questo il bando Regione/Miur serve a finanziare non solo l’acquisto di strumenti, come i computer, ma anche a introdurre didattiche e ambienti di apprendimento nuovi”.
L’accordo generale che sta alla base di questi finanziamenti venne siglato a metà dello scorso settembre, a Roma, fra Ministero e 11 Regioni italiane con quella che il ministro di allora definì una “accelerazione nei processi di innovazione tecnologica previsti dal Piano nazionale di Scuola Digitale nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana”. La specificità toscana, nel bando per ripartire i 2,5 milioni, fu quella tesa a non finanziare soltanto attrezzature ma a lavorare sulla centralità della didattica (“Investire solo in tecnologia senza garantire un ambiente classe adeguato – disse Stella Targetti – di per sé non significa innovare con efficacia”.
Da qui i tre obiettivi di base toscani: superare la distanza fra la didattica attuale e la società digitale in cui i ragazzi sono protagonisti; sostenere una capillare e continua formazione degli insegnanti; riconsiderare la stessa riorganizzazione spaziale delle scuole, oggi ancora prevalentemente basata su aule, corridoi, banchi, cattedre, lavagne tradizionali.