Google rende omaggio al primo computer italiano realizzato all’Università di Pisa nel 1957 con un lungo post dedicato alla storia della “Macchina Ridotta” (MR) in uscita il 1 marzo sul suo blog europeo (http://googlepolicyeurope.blogspot.co.uk/2013/03/tracing-birth-of-italian-computer.html). La data coincide con i 55 anni dalla pubblicazione del manuale utente della MR, redatto dalla prima informatica italiana Elisabetta Abate che lavorò insieme a coloro che firmarono il progetto del calcolatore - Alfonso Caracciolo, Elio Fabri, Giuseppe Cecchini e Sergio Sibani. Quasi dimenticata, la vicenda di questo primo computer italiano è stata recentemente ricostruita da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Informatica dell’Ateneo pisano grazie al progetto "Hackerando la Macchina Ridotta" (HMR) finanziato dalla Fondazione Pisa, di fatto la prima esperienza italiana di archeologia sperimentale applicata all’informatica.
Dal 2006 ad oggi i ricercatori dell’Università di Pisa hanno ricostruito in maniera virtuale la Macchina Ridotta del 1956, un primo progetto che rimase solo sulla carta, e quella del 1957, più complessa, che fu effettivamente realizzata e usata nel 1958 per diverse applicazioni scientifiche fino a quando non venne smantellata e in parte riutilizzata per costruire la Cep, la più famosa Calcolatrice elettronica pisana del 1961. I risultati del progetto HMR attualmente trovano applicazione nelle attività didattiche del Museo degli Strumenti per Il Calcolo dell’Università di Pisa. “I primi calcolatori elettronici moderni risalgono alla fine degli anni Quaranta – ha spiegato Giovanni Cignoni che insieme a Fabio Gadducci ha promosso il progetto HMR – e in Italia fecero il loro ingresso nel 1954-55 quando ne furono acquistati due di produzione estera.
Nello stesso periodo, alla fine del 1954, a Pisa fu concepita l’impresa di progettare e costruire una macchina calcolatrice. La sfida fu il risultato della volontà dell'Università di Pisa, del sostanzioso contributo degli enti locali di Pisa, Livorno e Lucca e di un prezioso suggerimento di Enrico Fermi: da qui nacque nel 1957 la Macchina Ridotta, un risultato che dimostrò la capacità della ricerca italiana di recuperare il tempo perduto e di mettersi al passo con i progetti esteri più avanzati”.