Preoccupa anche la Toscana l'ultimo comunicato Istat sulle vendite al dettaglio. A risentirne sono in primo luogo i settori che riguardano i beni non di prima necessità, quindi il settore non alimentare che registra un calo del 6,1%. In particolare calzature e abbigliamento che pure sono il canto del made in Italu e del made in Tuscany sono le più penalizzate. Va peggio per il commercio al dettaglio: le vendite per forma distributiva mostrano infatti nel confronto con il mese di marzo 2012, un aumento per la grande distribuzione (+1,3%) e un calo rilevante per le imprese operanti su piccole superfici (-6,6%). "Dobbiamo purtroppo confermare il dato a livello regionale- dichiara Andrea Nardin, Direttore di Confcommercio Toscana-:le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e rimandano l'acquisto di abbigliamento, calzature, articoli in cuoio e da viaggio.
Anche i prodotti di profumeria e quelli in genere per la cura della persona, o i prodotti di informatica e telefonia, che al sopraggiungere della crisi avevano comunque continuato ad attirare un buon numero di persone, vengono ora ridotti al minimo necessario. La riduzione degli acquisti, insieme ad una tassazione eccessiva, stanno mettendo a dura prova il mondo del piccolo commercio che rappresentiamo. Molte famiglie sono già sul lastrico. Conforta che il Governo stia lavorando almeno per disinnescare la bomba a orologeria dell'aumento Iva del primo luglio.
Il rincaro andrebbe a colpire beni di largo consumo come l'abbigliamento, gli elettrodomestici e le auto, un mercato già fortemente provato dalla crisi". E a impoverire le tasche dei cittadini sempre più spesso sono le tasse e le tariffe che ogni anno si sono moltiplicate. Si calcola che una famiglia fiorentina sborsa in tasse 3800 l'euro l'anno. La Cisl si confronta con gli amministratori locali e propone un’alleanza sul riordino della fiscalità tra livello nazionale e locale e sulla costruzione di un nuovo welfare. I dati Ogni anno su una famiglia fiorentina media (padre, mare e figlio piccolo) grava un ‘costo di cittadinanza’, le spese cioè per acqua, rifiuti, energia, trasporti, asilo, di 3.063 euro, che diventano 3.800 considerando anche le addizionali Irpef comunale e regionale.
Una cifra costantemente in aumento negli ultimi anni: dal 2009 ad oggi è cresciuta di 217 euro, +7,5%. E le cose non vanno molto diversamente a Prato e Scandicci. Sono alcuni dei dati emersi stamani dal convegno dedicato dalla Cisl di Firenze-Prato a tasse e tariffe locali ed a cui hanno preso parte anche gli assessori al bilancio dei comuni di Firenze e Prato, Alessandro Petretto e Adriano Ballerini e il sindaco di Scandicci Simone Gheri, oltre al segretario confederale Cisl Maurizio Petriccioli. “Nel nostro Paese –ha detto Giovanni Ronchi, della segreteria Cisl Firenze-Prato- la morsa di tasse e tariffe è insostenibile per tutti i contribuenti onesti e ancora di più per chi ha solo reddito da lavoro dipendente o da pensione.
Sempre più spesso si ascoltano amministratori locali e nazionali argomentare sulle esigenze di bilancio per giustificare tagli ai servizi e ai trasferimenti o aumenti di tasse e tariffe. Noi crediamo che, per riprogettare un sistema che non regge più, occorra cambiare punto di vista, assumendo quello dei cittadini, perché sono le istituzioni che esistono per i cittadini e non viceversa.” Per questo la Cisl ha messo a confronto il peso del cosiddetto ‘costo di cittadinanza’, ovvero le spese legate a tariffe e tasse locali, ma anche affitti, rc auto o spese sanitarie frequenti, a Firenze, Prato e Scandicci ed ha promosso un confronto tra gli amministratori di questi tre comuni.
Dai dati emergono anche alcune curiosità, come il fatto che gli scandiccesi (159 euro in media pro capite) e i pratesi (235 euro) abbiano pagato meno dei fiorentini (295 euro) per l’IMU (appartamento di 80 metri quadri), a dispetto di un’aliquota più alta (5 per mille a Scandicci, 4 a Prato e a Firenze): colpa degli estimi catastali più alti nel capoluogo toscano. Scandicci è il comune più caro dei tre per le rette degli asili nido (nel 2012 ben 489 euro mensili contro i 458 di Firenze e i 428 di Prato per figlio unico con Isee fino a 32 mila euro), Prato è la più cara per i rifiuti (305 euro contro i 179 di Scandicci e i 173 di Firenze per 80 metri quadri), mentre per il trasporto pubblico si spende di più a Firenze e Scandicci (35 euro di abbonamento mensile) che a Prato (28).
Non cambiano i valori per acqua (504 euro annui per 200 metri cubi), gas (da 1259 euro annui per 1410 metri cubi) ed elettricità (317 euro annui). Grandi differenze invece per l’assicurazione auto con Prato che è la città più cara in Toscana (968 euro medi per un adulto), contro i 789 di Firenze e i 510 di Siena, città più economica. Secondo il Ministero dello sviluppo economico (dati 2009) Firenze è la città più cara, tra le 14 maggiori aree urbane d’Italia, per l’acqua e tra le più care per l’asilo, mentre è la più economica per i rifiuti e tra le più economiche per le addizionali Irpef. Secondo la Cisl occorre mettere in campo alcune misure: il riordino del fisco con separazione netta fra tasse nazionali e tasse locali con divieto di sommatoria, tariffe dei servizi a domanda individuale sostenibili nella compartecipazione e utilizzo dell’ISEE; lotta all’evasione fiscale; lotta agli sprechi e costi standard; fine dei tagli lineari e del concetto di spesa storica; nuovo Welfare locale.
Inoltre bisogna ridare agli enti locali la possibilità di investire sul loro territorio in modo da essere volano di sviluppo e per questo bisogna rivedere il patto di stabilità così come chiede l’Anci. “Quella tra sindacato ed enti locali –ha detto Ronchi- è una sfida dialettica ma anche con battaglie in comune. Dialettica sul versante dei servizi per qualità e sostenibilità, ma con la possibilità di un’alleanza sul riordino della fiscalità fra livello nazionale e locale e sulla costruzione di un nuovo welfare centrato più sulla persona, sulla comunità, sul territorio.” Latte a lunga conservazione, omogeneizzati e alimenti per l’infanzia, pasta e riso, zucchero, legumi e tonno in scatola.
Si può mettere di tutto nei sacchetti della spesa che domani, sabato 25 maggio per l’intera giornata (dalle ore 8 alle ore 20), decine di volontari del territorio faranno trovare all’ingresso del supermercato Coop di San Casciano invitando i cittadini a riempirli con l’obiettivo di “alimentare la solidarietà”. E’ questa l’espressione che dà nome alla raccolta alimentare, promossa dal Comitato della Festa del Volontariato, presieduta da Enzo Capretti, Unicoop sezione soci San Casciano in collaborazione con il Comune, organizzata per sostenere le famiglie bisognose di San Casciano e dell’intero territorio chiantigiano.
Oltre 3000 buste sono state messe a disposizione dal negozio Coop di San Casciano per un’iniziativa inedita in Toscana, caratterizzata dal coinvolgimento di centinaia di volontari che operano nel sociale. Le famiglie bisognose alle quali saranno consegnati gli shopper solidali sono indicate dal Comitato della Festa del Volontariato. “E’ sempre più difficile per molte delle famiglie del nostro territorio – commenta Enzo Capretti – arrivare alla quarta settimana, avere un’integrazione nei bisogni alimentari diventa una necessità concreta e reale”.
“Tra le problematiche più avvertite dalle famiglie indigenti del nostro territorio – dice il vicesindaco Luciano Bencini - il cui numero è purtroppo in sensibile crescita anche a causa della recessione economica, non vi sono solo casa e lavoro. Sono sempre più numerosi i nuclei familiari che chiedono beni di prima necessità come il cibo, alla nuova povertà che avanza l’iniziativa di domani vuole dare un segnale di aiuto concreto che si realizza grazie all’impegno e alla dedizione delle associazioni di volontariato, che danno al nostro territorio un valore aggiunto in termini sociali e umani, e alla generosità di Unicoop sezione soci di San Casciano”.