I problemi legati al futuro dei servizi per l’impiego saranno al centro dell’incontro che l’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini ha già messo in agenda per lunedì primo luglio. Su questo tema l’assessore Simoncini ha già espresso nei giorni scorsi in più occasioni la sua preoccupazione, sottolineando i rischi di un blocco dell’attività dei centri dell’impiego. “Negli ultimi incontri col ministro Giovannini ed il sottosegretario Dell’Aringa – ricorda l’assessore Gianfranco Simoncini- a nome di tutte le Regioni ho denunciato la nostra forte preoccupazione per la situazione che vivono i servizi per il lavoro che, ad oggi, non hanno alcuna certezza sulla loro gestione a partire dal 1 gennaio 2014.
Sulla base della legge oggi in vigore, le Province, in quella data, non avranno più la competenza su lavoro e formazione. Si è però nel frattempo aperto, alla luce dell’ipotesi di soppressione delle Province preannunciata dal nuovo presidente del consiglio, un percorso che si preannuncia più lungo. Ad oggi nessuna norma nazionale è stata emanata, rendendo difficile la produzione di leggi regionali sulla materia. Inoltre vi è una pesante incertezza sulle risorse per finanziare la gestione dei centri, anche per il ritardo che subiranno sicuramente la programmazione e i finanziamenti del Fondo sociale europeo, che contribuisce fortemente a garantirne il funzionamento.
Anche ieri ho riconfermato l’urgenza di un confronto in merito e di soluzione immediate. Nei prossimi giorni si svolgerà una riunone tecnica al ministero del lavoro, prima del prossimo incontro con il sottosegretario.” I centri per l'impiego incaricati di gestire le politiche attive del lavoro, fare orientamento, gestire la ricollocazione dei lavoratori espulsi dal lavoro, assumono specie in questa fase di prolungata crisi un'importanza cruciale. Se il paragone con il nord Europa è improponibile, anche con la Germania, principale riferimento come paese più solido in Europa il confronto è sconfortante. In una regione come la Renania Palatinato grande più o meno come la Toscana, sono addetti alle Agenzie per l'impiego circa 5.220 operatori ( in Toscana 1.256 di cui circa il 60% precari). Nel capoluogo Magonza 1.000, a Firenze 268 di cui 154 precari. Il risultato è la capacità in un paese come la Germania appunto di “collocare” attraverso il servizio pubblico circa il 33% dei lavoratori che vi si rivolgono ( la quasi totalità) contro il 3% dell'Italia. Per la Cgil siamo di fronte a un paradosso tutto italiano: "Le esperienze pilota di affidamento di servizi per l'impiego ad agenzie private si sono rivelate, anche in Toscana un fallimento quindi non è questa, se usciamo da un dibattito ideologico la via.
Il punto è che il lavoro si trova in Italia e in Toscana quasi esclusivamente attraverso la rete amicale, parentale, relazionale vista la condizione dei servizi. Ciò anche perchè, come sosteniamo da tempo, manca una visione su ciò che i centri per l'impiego dovrebbero essere, quale missione svolgere, gli operatori sono costretti a passare la quasi totalità del tempo a riempire carte e svolgere funzioni burocratiche senza tempo e risorse per l'orientamento. In più l'anomalia italiana (e toscana) - prosegue il sindacato - presenta un dato sconcertante di lavoro precario tra gli operatori. Quegli stessi soggetti cioè che dovrebbero consigliare ed orientare un lavoratore o una lavoratrice in difficoltà e indirizzarlo verso un lavoro di buona qualità, sono essi stessi in una condizione di sofferenza. Il Governo Monti, ai tempi della riforma del mercato del lavoro aveva ipotizzato un riordino, attraverso la costituzione di un'agenzia nazionale senza mai agire le necessarie deleghe e portare a compimento la stessa.
Il nuovo Governo, con il quale è in corso un negoziato che ha visto ieri un deludente confronto tra Ministero del Lavoro e Conferenza delle Regioni pare intenzionato ad completare la riforma stessa. Come CGIL chiediamo che: -l'agenzia nazionale su base federale di cui si parla, mantenga e anzi rafforzi i presidi sul territorio; -si investano risorse importanti che consentano di potenziare le attività; -si dotino gli uffici della strumentazione tecnologica prendendo a riferimento le esperienze virtuose europee. -si stabilizzino i lavoratori precari che costituiscono un patrimonio di competenze, professionalità, esperienza; -la regione Toscana convochi un incontro con le parti sociali che, sulla base delle risultanze del confronto col Governo affronti i temi più urgenti a partire dalla scadenza dei contratti a termini (i primi gìà dalle prossime settimane). Senza scelte chiare anche sul versante dei soggetti attuatori di programmi straordinari per il lavoro che devono essere posti in condizione di attuarli, noi riteniamo che il gran parlare di lavoro ai giovani, youth guarantee, staffette generazionali, si trasformino solo in un gigantesco bluff propagandistico, continuando a lasciare ancora soli i soggetti più deboli come i disoccupati e specialmente i giovani. I dati ISTAT relativi primo trimestre 2013 fotografano in Toscana 161.733 disoccupati 9,68% con un tasso di occupazione al di sotto del 62%.
La crescita è esponenziale e superiore a qualsiasi peggiore previsione fatta finora. In altre regioni va peggio certo: Emilia, Piemonte, Lombardia, Veneto hanno distrutto più posti di lavoro in 12 mesi che la Toscana, ma se ad un dato di disoccupati che supererà ampiamente a fine anno il 10% sommiamo i cassintegrati arriviamo a sfiorare il 14% di “senza lavoro”. Numeri senza precedenti. Secondo Daniele Quiriconi, responsabile mercato del lavoro della CGIL Toscana, “ci vogliono scelte politiche da parte del Governo nazionale: se il Lavoro è davvero la missione di questo esecutivo servono tutte le risorse necessarie per rilanciare la domanda, ma anche l'orientamento al lavoro e gli strumenti al servizio delle persone in difficoltà.
Oggi, così come sono organizzati non sono in grado di svolgere la loro funzione e poiché la stessa Unione Europea sollecita ad affidare alle agenzie pubbliche la gestione dei suoi programmi straordinari per il lavoro le risposte vanno trovate rapidamente.” Secondo Debora Giomi, segreteria Funzione Pubblica regionale, responsabile Enti locali “sono ben 107 i dipendenti delle province assunti a tempo determinato, 178 i lavoratori a partita Iva o acquisiti tramite società “in house” 355 operatori in appalto o dipendenti da società cooperative.
Questi lavoratori e lavoratrici chiedono certezze e risposte definite e non si accontentano di generiche rassicurazioni: La loro pazienza volge al termine perchè il rischio è che dal 1° gennaio 2014 si trovino a casa con, oltre al dramma personale, l'interruzione di servizi importanti” Buone notizie invece sul fronte della formazione in Toscana arrivano dal progetto Giovanisì. Il Presidente Letta ha accolto con favore i dati forniti dalla Regione Toscana e starebbe già programmando una sua applicazione anche ad altre regioni del Pese.
Il successo del progetto è dovuto al fondo sociale europeo che l'ente Regione Toscana ha strategicamento deciso di investire in lavoro e formazione. Ecco dunque le storie di chi ce l'ha fatta: Sara è una giovane geologa. Studia terremoti, frane e vulcani. Grazie a una Borsa di studio della Regione Toscana, da Firenze andrà in Spagna a portare avanti una ricerca basata sull’osservazione della Terra da satellite. Alessia lavora a Arezzo in una scuola di lingue, le hanno offerto un contratto a tempo pieno al termine di un tirocinio di sei mesi, finanziato nell’ambito del progetto Giovanisì.
Federico è un ricercatore e grazie a una Borsa Pegaso sta approfondendo gli effetti dell’inquinamento acustico sulla vita delle balene. Per questo ha allestito una piccola nave per una missione scientifica lungo le coste toscane. Lucrezia è di Montevarchi, sta facendo il secondo anno di dottorato grazie ad un contributo della Regione e studia il cervello; andrà all’estero per mettere a punto modelli utili a inquadrare alcuni fenomeni patologici. Valentina, a Livorno, si occupa di accoglienza.
Sta facendo un tirocinio formativo in un centro sociale gestito dalla Caritas e questa esperienza, sei mesi con il contributo regionale previsto per il progetto Giovanisì, la sta aiutando a dare una nuova prospettiva alla sua vita professionale. Le storie, la realtà Sara, Alessia, Federico, Lucrezia, Valentina sono solo alcuni dei protagonisti delle testimonianze raccolte, in forma di racconto, dai dieci scrittori che Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, ha pubblicato nel volume “Accenti” (e nell’omonimo blog).
Sono storie, ma non di fantasia. Sono la dimostrazione del successo del pacchetto rivolto ai giovani, ma anche dell’efficacia delle politiche attuate grazie al programma operativo del Fondo sociale europeo 2007-2013. “Il Fondo sociale europeo con i suoi 659 milioni di euro in sei anni – afferma l’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini – è stata ed è una risorsa decisiva per gli interventi della Regione per il lavoro, l’educazione, l’istruzione, il sociale.
Il progetto Giovanisì, con i tirocini retribuiti, la legge per l’imprenditoria giovanile e femminile, gli incentivi per l’occupazione e per l’inserimento dei soggetti svantaggiati sono tutti tasselli di un unico mosaico che,soprattutto grazie al Fse, punta a far uscire la Toscana dalla crisi qualificando il suo capitale umano”. Fondo sociale europeo L’assessore non ha dubbi. Alla vigilia del Comitato di sorveglianza che farà il bilancio degli ultimi mesi di programmazione del fondo in programma domani a Montecatini Terme, sono questi i risultati che, più dei numeri, danno il senso dell’importanza di questo strumento.
“Il fondo sociale europeo agisce sulle persone – spiega Simoncini – per questo è essenziale, in una fase come questa, in cui la recessione ci chiede di attingere al massimo all’intelligenza, alle competenze, ai talenti delle persone e in particolare dei giovani, per costruire un futuro di sviluppo e ridare competitività all’economia e alla società”. I numeri Focalizzandosi sui giovani, con in mente queste storie vere, si capiscono meglio i 6.898 tirocini ammessi a rimborso dal giugno 2011 alla fine di aprile, cui si aggiungono i circa 300 praticantati attivati da febbraio.
E ancora i 22 mila i partecipanti under 30 ai corsi di formazione professionale della Regione e che usufruiscono delle opportunità legate al diritto allo studio (borse di sudio, progetti trasnazionali). Numeri importanti, che però hanno significato solo a partire dalle persone. Lavoro e formazione Sul fronte dell’occupazione, ricorda ancora l’assessore, è sempre grazie al Fondo sociale europeo che si sono finanziati gli incentivi per le imprese che assumono (donne over 30, disoccupati, laureati, dottori in ricerca, persone in mobilità, stabilizzazioni di contratti e termine, lavoratori prossimi alla pensione): nel 2012 sono state 2055 le aziende che ne hanno fatto richiesta per un totale di 3144 lavoratori, a fronte di un impegno finanziario della Regione di oltre 16 milioni di euro.
Un altro avviso, rivolto ai soggetti svantaggiati (ex detenuti, disabili, malati psichici, ecc) nel 2012 ha permesso di avviare al lavoro 217 lavoratori per una spese di circa 1 milione di euro. Ma non è tutto. Ci sono infatti gli interventi individuali, finanziati con voucher (buoni servizio per conciliare vita lavorativa e famiglia, borse di studio, carte formative individuali): a marzo erano 41 mila. E poi i percorsi per l’alta formazione e per l’istruzione e formazione tecnica superiore, per citare gli interventi più importanti finanziati e realizzati con successo. “Abbiamo alle spalle un anno difficile – avverte Simoncini – ma purtroppo la crisi non è finita.
Per questo è essenziale valorizzare al massimo l’apporto di queste risorse, essenziali per le nostre azioni, presenti e future. Il Fondo sociale europeo è stato e continua ad essere uno strumento prezioso nell’azione di contrasto dell’emergenza e per la tenuta sociale della regione. Le storie di questi giovani stimolano la fantasia, sembrano romanzi. Ma sono storie vere. Da qui dobbiamo ripartire e con questo spirito dovremo fare di tutto, esercitando un ruolo nel confronto sui tavoli nazionale ed europeo, per garantirci quanto meno le stesse risorse del programma attuale anche per il 2014-2020.
E’ una partita aperta che vogliamo giocare a tutto tondo”.