Riformare lo strumento pubblico regionale per la promozione ed internazionalizzazione delle imprese, “perché se la ripresa dipenderà ancora dall’export sia possibile incrementare la presenza toscana sui mercati esteri”. Aggiornare il quadro normativo regionale in materia di governo del territorio, affinché sia chiaro ed univoco, “perché solo così si potranno attrarre investimenti, con la chiarezza delle norme e delle procedure, in un’ottica di recupero e riuso che salvaguardi il territorio”.
Proseguire con la semplificazione, “magari attraverso stati generali in cui vi sia un confronto fra Regione e necessità delle imprese”. Sono alcune delle linee di azione offerte da Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale, alla platea riunita per la presentazione del Rapporto Irpet-Unioncamere, sul consuntivo dell’economia toscana 2012 e sulle prospettive per il 2013-2014. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, intervenuto oggi a conclusione del dibattito per la presentazione del rapporto Irpet-Unoncamere sulla situazione economica in Toscana.
Una situazione che risente della pesante recessione e, in particolare, del forte calo della domanda interna, ma che conferma, secondo Rossi, la scelta operata dalla Regione, di difendere il settore manifatturiero. “Una scelta che ha consentito la sostanziale tenuta, sia dal punto di vista produttivo che dell’occupazione e, soprattutto, ha permesso all’export di crescere nonostante la crisi, dimostrando che la Toscana può contare su sane e solide basi industriali”. Ma se non mancano altri punti di forza, come il turismo, che nonostante tutto continua a crescere, o l’agricoltura, che ancora regge, o l’occupazione che, pur in calo, tuttavia non crolla, è innegabile che ci troviamo di fronte alla crisi più grave dal dopoguerra ad oggi.
Ed è proprio sul modo di affrontare la crisi da parte di politici ed economisti che Rossi centra la sua riflessione. Chiamando la politica ad un cambio di passo, per riprendere saldamente il timone della ripresa. “Troppo spesso i politici sono schiavi delle idee degli economisti – dice Rossi – l’Europa ha affrontato la crisi all’insegna di vecchie idee liberiste, pensando che l’intervento dello Stato fosse un freno al mercato, attuando politiche di rigore e di iniqua distribuzione della ricchezza.
Ma la crisi in Toscana non è causata dall’intervento dello Stato e il rigore ha impoverito le classi medie facendo calare la domanda interna”. Di fronte all’evidente fallimento di queste politiche, ben esemplificare dai risultati negativi del governo Monti, Rossi cita Keynes e invita tutti “L’Italia, l’Europa, la Bce, ad una svolta, che rimetta con i piedi per terra una situazione che oggi appare rovesciata, che veda lo Stato al centro di politiche di investimento pubbliche e di equa redistribuzione del reddito”.
Rifuggendo “dall’eterna diatriba fra sostenitori di una regione industriale e quelli di una regione tutta cipressi e turismo”, la strada auspicata da Rossi per la Toscana è una sorta di terza via, più equilibrata, capace di cogliere e valorizzare la straordinaria varietà e ricchezza che questa regione può vantare dal punto di vista economico, paesaggistico, culturale e umano. “Uno sviluppo possibile -spiega -per una regione ancora forte nel manifatturiero, che ancora può crescere nei servizi, nel turismo, nel terziario”.
Perchè se il manifatturiero resta ancora centrale nelle strategie regionali, è necessario approfondire maggiormente il ruolo del turismo come risorsa, come valore che incorpora cultura, ricerca, tecnologia. Di un paesaggio la cui tutela passa dal contrasto alla rendita immobiliare, e “che è un fatto anche economico, che ci permette di mettere a frutto la rendita lasciataci dai nostri nonni come un marchio straordinario, che possiamo vendere in tutto il mondo”. In altre parole, per non cadere nell’immobilismo, sono da evitare due atteggiamenti opposti e altrettanto sterili: quello di chi accetta tutto in nome di un non meglio definito progresso e quello di chi, invece, a tutto dice no. “Su servizi e turismo – avverte Rossi – si deve puntare di più.
Su questo faccio autocritica, perchè c’è stato un po’ di appannamento nel dibattito, che non ci ha permesso il dinamismo di cui avremmo avuto bisogno”. Ma non è tutto. Servono anche una burocrazia più leggera e una riflessione su istruzione e formazione per superare “la vergogna” di un’eccessiva dispersione scolastica che, con il 18,6% di studenti che abbandonano gli studi, colloca la Toscana al di sopra della pur non lusinghiera media nazionale (18,2). “Credo che ci sia stata una liceizzazione troppo spinta.
Bisogna recuperare un legame più stretto fra scuola, mondo della formazione e lavoro. In questo senso è incoraggiante il successo dei tirocini con l’esperienza di Giovanisì”. La svolta richiesta dall’acuirsi della crisi non contraddice quanto fatto fino ad oggi e che Rossi rivendica. “La Toscana ha un bilancio sano senza aver dovuto ricorrere a nuove tasse o taccato i servizi sociali, i bilanci della sanità sono certificati e non abbiamo diminuito di un euro le risorse per le imprese e il lavoro.
Tutto questo lo abbiamo fatto nonostante i tagli . Inoltre abbiamo mostrato di saper spendere bene i fondi europei e forti di questa capacità diciamo no all’ipotesi di una nuova centralizzazione dei fondi da parte dello Stato. Perchè le Regioni non sono tutte uguali. Anche la Toscana ha una grande varietà ed è in questa differenza, che dobbiamo valorizzare, che sta la sua forza”. Stefano Bottai, Presidente di Confcommercio Toscana, commenta i dati IRPET di stamani: "Dati drammatici soprattutto per il piccolo commercio, con le imprese senza liquidità e soprattutto senza grosse aspettative per l'immediato futuro.
Una assenza di speranza che rispecchia la scarsa fiducia dei consumatori. Molte, troppe famiglie hanno reali e gravi difficoltà economiche. Altre vivono con apprensione gli sviluppi della crisi globale, e l'incertezza per il futuro spinge a privilegiare il risparmio. E' un atteggiamento comprensibile e condivisibile, ma che deprime ancora di più l'economia. Unico dato positivo è quello relativo alle presenze del turismo straniero. La Toscana attira ancora, ma dobbiamo agire per riqualificare i segmenti meno sfruttati del settore e - come osserva il governatore Rossi - investire sul turismo.
Bisogna dare da bere al cavallo che corre invece di tergiversare sulla riforma di Toscana Promozione. Integrando beni culturali, ambiente e produzioni locali e infrastrutture consolideremo il turismo come settore strategico. Si darebbe spazio a professioni come quella di cuoco e cameriere, che devono essere rivalutate e riviste in un'ottica di buona formazione, per cercare di arginare la disoccupazione giovanile dilagante.” “I dati sulla situazione economica della Toscana presentati oggi da IRPET nella consueta presentazione annuale non possono non preoccupare.
Se è vero che la Toscana va 'meno male' di altre regioni, il quadro del 2012 e le previsioni sul 2013 e 2014 appaiono drammatiche”. Con queste parole Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, ha commentato il rapporto sulla situazione economica regionale elaborato dall’IRPET e presentato oggi a Firenze. In questo quadro drammatico il settore dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, energia, trasporti, edilizia pubblica) può giocare un ruolo importantissimo, per le sue evidenti caratteristiche anticicliche, come evidenziato anche nel rapporto, dove l’unico comparto ad avere il segno più come conto economico sono proprio i cosiddetti servizi market, più 4,4% nel 2012, nei quali rientrano i servizi pubblici.
“I servizi pubblici reggono nei valori di produzione e di occupazione, ad eccezione dei trasporti a seguito dei tagli” spiega De Girolamo “e soprattutto rappresentano un settore che può attivare in tempi rapidi una grande mole di investimenti pubblici, 3/4 miliardi di euro circa nei prossimi anni, necessari per raggiungere gli obiettivi ambientali, energetici e sociali”. Perché tali investimenti possano realizzarsi “occorre una scelta forte dei decisori politici per sbloccare un 'cantiere' enorme.
La sfida che ci attende – continua il presidente di Confservizi Cispel Toscana - è quella dell'uso intelligente e a sostegno degli investimenti dei fondi europei 2014-2020. Un’occasione da non perdere. La Regione – conclude De Girolamo – definisca con il Governo e con l'Europa un’agenda chiara di impegni per usare i fondi europei a sostegno degli investimenti ambientali dei servizi pubblici locali: acqua e alterazioni climatiche, recupero di materia ed energia da rifiuti, mobilità sostenibile, fonti rinnovabili ed efficienza energetica, social housing sostenibile”. «Sbloccare la Toscana, ora o mai più.
Il quadro economico tracciato da Irpet tra molte ombre fa intravedere anche una parte di luce, attraverso alcuni esempi di aziende che nonostante tutto resistono. E’ nostro dovere non porre altro tempo in mezzo affinché le aziende che credono nella Toscana possano ricominciare a crescere, ricominciando ad investire nel tessuto delle piccole e medie imprese, tralasciando le tesi di chi vorrebbe favorire il grande manifatturiero». Così Nicola Nascosti, consigliere regionale del Popolo della Libertà e vicepresidente della commissione Sviluppo economico, commenta i dati del rapporto Irpet-UnionCamere sull’economia Toscana. «La Toscana – ricorda l’esponente del PdL – attende la concretizzazione dei provvedimenti decisi all’unanimità dal consiglio regionale quasi un anno fa sulla competitività delle imprese.
Provvedimenti che, se applicati in toto, sarebbero stati anticipatori delle politiche che il governo Letta è in procinto di approvare a livello nazionale per favorire la sburocratizzazione della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e per semplificare la vita agli imprenditori toscani. Al palo rimangono ancora parti fondamentali della legge come la realizzazione del Fondo unico per le imprese, oppure la concretizzazione degli sgravi fiscali per chi ricapitalizza le proprie aziende e per chi investe in efficientamento energetico.
Elementi che avrebbero dato maggiore slancio al nostro tessuto imprenditoriale», conclude Nascosti.