Storie di chi perde il lavoro o ne trova solo uno precario; di chi non ha una famiglia alle spalle con le risorse necessarie ad aiutarlo e anche, da non sottovalutare, una valutazione degli alti costi da sostenere per disporre di una casa e infine la questione identitaria, legata ai sentimenti che prova chi perde un tetto sicuro dove abitare. La ricerca restituisce dati allarmanti, a partire dall’analisi del numero degli sfratti eseguiti dalla forza pubblica sul territorio regionale triplicati tra il 1983 (1.171) e il 2011 (ben 2.973). “Sfratti, una questione non prorogabile”, è questo il titolo della ricerca commissionata alla Fondazione Michelucci dall’assessorato al welfare e alle politiche per la casa della Regione e presentata oggi a Firenze durante il convegno “Abitare difficile in Toscana”.
Dietro ai numeri ci sono storie difficili, famiglie in stato di indigenza se non di vera e propria povertà. Ed è proprio la ricostruzione dei percorsi biografici di chi ha subito lo sfratto uno dei dati salienti del lavoro di ricerca. “A livello nazionale – ha detto l’assessore Allocca tirando le conclusioni alla sessione mattutina del convegno – l’emergenza abitativa non sembra arrestarsi, confermando il fallimento totale dell’idea di incentivare l’acquisto della casa di proprietà.
Un modello che ha finito per far arricchire un ristretta cerchia di persone e di far crollare la cosiddetta economia reale. In questo momento il vero spread che preoccupa è quello sociale, tra i costi dell’abitare e i livelli di salari e pensioni. Un fenomeno che sta mettendo in grave difficoltà tantissime famiglie, sia quelle alle prese con il libero mercato degli affitti ma anche chi è gravato da un mutuo”. “Da venti anni – ha aggiunto Allocca – non viene fatto praticamente niente di nuovo per contrastare l’emergenza abitativa da parte dei vari governi che si sono succeduti, fatto salvo un piccolo tentativo nel 2008, con Prodi.
Si parla della carenza di risorse ma non è vero. Se pensiamo che in Toscana esistono qualcosa come 423 mila alloggi sfitti – ha spiegato ancora l’assessore rilanciando una proposta fatta alla fine del 2011 – basterebbe introdurre una tassa mensile di 10 euro per avere a disposizione le risorse, più di 40 milioni di euro al mese, che potrebbero garantire un tetto per tutti e risolvere l’emergenza”. La Toscana ha cercato di tappare le falle attivando alcuni strumenti.
“Riguardo al problema degli sfratti per morosità incolpevole – ha concluso Allocca – abbiamo messo a disposizione altri 4 milioni di euro che però non sono sufficienti. Stiamo lavorando ad un intervento più strutturato, come quello delle Agenzie per la casa. Già esistono in alcune realtà, anche in Toscana, ma vanno adeguatamente regolate perchè possano creare un sistema accreditato e omogeneo che sia in grado di dare risposte efficaci e immediate e soprattutto produrre un effetto calmierante sul mercato libero degli affitti”. L’indagine si è svolta da marzo a dicembre 2012 e l’approfondimento territoriale ha interessato le città di Firenze, Pisa e Livorno.
Le fonti utilizzate per la ricostruzione del quadro quantitativo approfondito e ragionato sul territorio regionale, sono Ministero dell’Interno, Istat, Irpet, Ufficio esecuzioni dei Tribunali, Ufficio casa e servizi sociali dei Comuni, Unione inquilini, Sunia. La ricerca è scaricabile all’indirizzo http://toscana-notizie.it/wp-content/uploads/2013/05/la-Toscana-degli-sfratti.pdf In Italia il numero totale dei provvedimenti di sfratto ha subito una progressiva diminuzione dalla fine degli anni ’80 (con qualche occasionale ripresa) fino al manifestarsi della crisi immobiliare ed economica della metà degli anni 2000: dai quasi 140 mila provvedimenti emessi nel 1983 si passa ai 45 mila del 2005.
Poi la lenta risalita (in maniera più sensibile dal 2008) fino ai quasi 64 mila del 2011. Sempre a livello nazionale, dal 1995 al 2006 la contrazione della quota di alloggi in affitto e la liberalizzazione del mercato con il superamento dell’equo canone accentuano progressivamente la sofferenza delle fasce che vivono in affitto: i provvedimenti per finita locazione passano da 33.901 a 9.838, quelli per morosità da 23.978 a 32.901. Ma è dal 2007, anno in cui si manifesta apertamente prima la bolla immobiliare poi la crisi economica, che i provvedimenti per morosità registrano una vera impennata: in soli 4 anni, dal 2007 al 2011, passano da 33.959 a 55.543, mentre quelli per finita locazione diminuiscono ancora fino a 7.471. Anche in Toscana la diminuzione nel tempo dei provvedimenti per finita locazione si accompagna a una crescita di quelli per morosità, che registrano un incremento sensibile prima nel 1999, a seguito della liberalizzazione del mercato degli affitti, e poi in maniera secca dal 2006, con le prime avvisaglie della crisi, passando infatti dai 2.895 del 2005 ai 4.879 del 2011.
Se passiamo alla situazione delle varie città toscane, Livorno nel 2011 ha registrato la proporzione più alta (un provvedimento di sfratto ogni 170 famiglie), mentre le richieste sono state 1 su 202 famiglie e gli sfratti eseguiti 1 su 420 famiglie. Situazione ben più drammatica in altre realtà per le richieste di esecuzione: Prato (1 su 46 famiglie), Pisa (1 su 83), Firenze (1 su 101) e Pistoia (1 su 111). Per gli sfratti effettivamente eseguiti al primo posto c’è sempre Prato con 1 esecuzione su 232 famiglie, seguita da Pistoia (1 su 371), da Livorno (1 su 420), Lucca (1 su 468) e Firenze (1 su 622). Stranieri, disagio abitativo e accesso all’Erp.
In Toscana il 15% degli immigrati ha una casa di proprietà, nel caso di coloro che sono sul territorio da almeno 10 anni si passa al 22%. Tra gli stranieri proprietari di casa, quasi 6 su 10 hanno un reddito mensile tra i 1.000 e i 2.000 euro. Riguardo invece agli immigrati che vivono in affitto, il 46% è in affitto indipendente (si sale al 54% per quelli che vivono in Toscana da almeno 10 anni). Gli immigrati arrivati più di recente vivono per quasi la metà (48%) in affitto condiviso e per il 12% in alloggi temporanei o precari (solo il 2% per chi è arrivato da almeno 10 anni).
Le famiglie con figli che vivono in affitto, nel 58% dei casi lo fanno in modo indipendente. Chi vive in affitto indipendente ha, nel 37% dei casi, un reddito tra 1.000 e 2.000 euro e nel 35% dei casi tra 800 e 1.000 euro. La percentuale di immigrati che vive in forte disagio abitativo è del 6%. Ma se comprendiamo anche almeno una parte di situazioni (affitto con altri immigrati, ospitalità offerta da parenti e amici o sistemazione nel luogo di lavoro) che possono comportare un grado anche notevole di precarietà, in quanto a qualità e sicurezza abitativa, l’area ‘critica’ può arrivare a toccare anche il 20%.
Secondo l’Osservatorio sull’esclusione abitativa della Regione Toscana, curato e aggiornato dalla Fondazione Michelucci, i migranti (comprendendo rom e sinti che vivono in insediamenti riconosciuti) che vivono in situazione di disagio grave e di esclusione abitativa sono oltre il 90% delle quasi 4.000 persone che vivono in insediamenti irregolari (baraccopoli, occupazioni di edifici o aree dismesse, ripari di fortuna). Secondo tali stime prevalgono i cittadini romeni (44%), seguiti dagli immigrati marocchini (20%) e dai somali (17%, in gran parte richiedenti asilo o comunque con lo status di soggiornanti per “ragioni umanitarie”). Uno sguardo alla presenza nell’Edilizia residenziale pubblica: 6 famiglie su 10 sono autoctone e 3 su 10 sono famiglie arrivate in Toscana con le migrazioni nazionali degli anni ’60 e ’70; soltanto il 7,6% è costituito da nuclei con capofamiglia nato all’estero.
Per quanto invece concerne l’accesso agli alloggi Erp, la ricerca della Fondazione Michelucci ha approfondito tre realtà: Firenze, Pisa e Livorno. Sono stati presi in considerazione almeno due bandi per ogni città, quindi un periodo di almeno 8 anni. Il primo dato che emerge è quello relativo alle presenze in graduatoria: la quota di stranieri è molto elevata in rapporto alla loro incidenza sulla popolazione, con Firenze e Pisa che hanno una percentuale vicina al 50% delle richieste (a Livorno è molto più bassa anche perchè la popolazione straniera incide per la metà, rispetto alle altre due città).
Se invece consideriamo le effettive assegnazioni di alloggi, l’incidenza degli stranieri cala vistosamente. A Firenze, dal 2006 al 2009, su 640 assegnazioni l’80% sono andate a italiani. A Livorno, dal 2006 al 2011, la percentuale di assegnazioni ad italiani, su 505, sale al 91,3%, a Pisa invece, nel periodo 2006 al 2012, su 435 assegnazioni il dato scende al 68,5%. Questi dati smentiscono perciò la presunta maggior facilità di accesso agli alloggi popolari da parte degli stranieri, oppure che godano di percorsi ‘privilegiati’ come assegnazioni sociali o di emergenza abitativa, senza passare dai bandi.
E questo trova conferma nel fatto che nelle assegnazioni fatte fino al 2009-10, quelle a stranieri per emergenza abitativa o per graduatoria sociale a Firenze sono state 77 su 185 (42,1%), a Livorno 22 su 135 (16,2%), a Pisa 22 su 77 (28,5%).