Il Comitato Carza Viva che chiede il ripristino delle condizioni vitali per il corso d’acqua nel Comune di San Piero a Sieve, dopo l’impatto che ha subito dai lavori per la linea dell’Alta Velocità Ferroviaria e l'assessorato regionale all’ambiente assicura di seguire con attenzione le vicende del torrente Carza e le problematiche sollevate. Un incontro si è svolto negli uffici regionali di Novoli tra l’assessorato e una delegazione del Comitato stesso, alla presenza del sindaco del comune di San Piero a Sieve, Marco Semplici, del consigliere Mauro Romanelli e del Presidente dell’O.A.L.
Giuliano Rodolfi. Il corso del Carza è affiancato dalla statale bolognese e nel punto in cui il torrente incontra la Sieve sorge il Comune di San Piero. La Regione si è riservata di valutare le misure più opportune a sostegno degli enti locali coinvolti per affrontare la situazione del torrente e ritiene positivo il progetto di Publiacqua che permetterà il riutilizzo delle acque provenienti dalla galleria A.V. Vaglia nord per recapitarle nel Carza per un minimo recupero del deflusso del torrente.
Il sindaco di San Piero a Sieve da parte sua ha registrato positivamente l’interesse dell’amministrazione regionale auspicando sulla questione una più stretta collaborazione tra tutti gli enti interessati. Nei mesi scorsi il Comitato Carza Viva aveva promosso la raccolta di oltre 1000 firme che erano state consegnate poi al Comune, con l’appello di far tornare in vita “la” Carza. La segnalazione all'Associazione Idra di danni all’ecosistema del Mugello e di Monte Morello attraversato dalla TAV era arrivata da un cittadino di San Piero a Sieve: Giulio Vannini lanciava un accorato allarme sulle condizioni drammatiche del torrente Carza, che scendeva dal Monte Morello alla Sieve.
Nell’estate del 2006 Idra segnalò una moria di pesci che si registrava nel torrente Carza. Si domandava che ruolo giocasse in questa emergenza la “galleria di Vaglia” della TAV e la gestione delle acque che essa intercettava. "Il principale affluente del Carza, la Carzola, impatta con gli scavi per l’Alta Velocità- spiegava Idra - Dove finiscono le acque intercettate dalla galleria? Vengono restituite all’ambiente? Come mai in Mugello si è provveduto in qualche modo a rimpinguare almeno artificialmente (seppure con grosse lacune) alcuni corsi d’acqua impattati attraverso i “rilanci” dalle gallerie, e invece a Monte Morello niente del genere sembra essere stato programmato? Ci attendiamo una cortese risposta, anche in termini operativi, a questa richiesta, che affianchiamo alla segnalazione pervenutaci”. Ancora Idra: "La prima notizia pubblica dell’impatto sulle falde settentrionali di Monte Morello, con il prosciugamento della Carzola (i toponimi “Carza” e “Carzola” indicano chiaramente la natura quasi-carsica dei terreni attraversati, particolarmente a rischio dunque per effetto degli scavi), la lanciò proprio Idra il 22 giugno 2001, il giorno prima che la magistratura fiorentina avviasse la grande operazione di sequestro del cantiere TAV di Marzano in Mugello, e di sette cave e di otto depositi TAV disseminati lungo l’intera tratta toscana, fra Sesto Fiorentino e Firenzuola"