Lucca- Oltre l’assistenzialismo, verso l’integrazione e l’autonomia. È la filosofia della cooperativa sociale Odissea, associata al Consorzio So. & Co. e protagonista sul territorio lucchese nella gestione dell’accoglienza integrata dei numerosi richiedenti asilo e rifugiati provenienti dal Nord Africa arrivati in Italia a seguito della primavera araba (2011). Un bel lavoro umano e sociale, quello svolto dall’assennata equipe di psicologi, mediatori linguistico-culturali, educatori, animatori e legali, che ha portato i migranti accolti nelle case di Lunata e Boveglio e nell’appartamento di Porcari a trovare non solo vitto e alloggio, ma una calda ospitalità, grazie alla quale essi hanno potuto affrontare il trauma dell’esodo dai loro paesi d'origine, in stato di guerra ed estrema povertà, e intessere rapporti interpersonali autentici.
Gli operatori della coop Odissea hanno “preso per mano” i giovani ospiti - la loro età in media si aggira tra i 25 e i 33 anni - e iniziato con loro un percorso duro e complesso, dal punto di vista psicologico e sociale, avendo ben chiara la meta finale: l’indipendenza. Dalla preparazione ai colloqui con la Commissione di Firenze che avrebbe giudicato i richiedenti asilo, offrendo loro protezione internazionale, umanitaria o sussidiaria, a seconda della loro provenienza e del grado di persecuzione politica vissuta sulla propria pelle, il compito di Odissea è stato quello di aiutare a gettare le basi per un nuovo futuro integrato.
Andando ben oltre l’offerta di servizi assistenziali sanitari e legali, ma proponendo un vero e proprio cammino di formazione con corsi di italiano e corsi professionali volti alla ricerca di una posizione lavorativa stabile. Ma non solo. Nei tre centri gestiti dalla coop, gli ospiti si sono anche misurati con le responsabilità della convivenza, alternandosi nei turni di cucina e di pulizia, con la conoscenza del territorio circostante e delle persone che vi abitano, senza rinunciare ad attività aggregative di tipo ricreativo e multimediale.
I risultati? Oltre modo positivi, con la totalità di ospiti attualmente occupati chi nella frequentazione di un corso di formazione professionale e chi inserito a livello lavorativo in varie realtà aziendali grazie agli stage Giovani Sì e al progetto - in fase di sviluppo - di agricoltura biologica "Orti di convivenza" nato grazie all'associazione Cicoria e che ora vede coinvolti oltre alla coop Odissea la coop agricola sociale Calafata e l’azienda agricola Nico nella coltivazione mediante cicli naturali di campi abbandonati a Boveglio e nel comune di Capannori. “Risultati positivi raggiunti grazie alla rete che si è venuta a creare tra Cooperativa Odissea, varie associazioni del territorio, aziende e istituzioni - dichiara l’assessore alle politiche sociali del Comune di Capannori, Gabriele Bove- Proprio la stretta collaborazione ha permesso di attivare percorsi formativi finalizzati al lavoro, che stanno permettendo ai giovani rifugiati di inserirsi nella comunità e di poter guardare al futuro con maggiore fiducia”. “Un’esperienza dura, sì, ma anche interessante e soprattutto bella”, ci racconta Valerio Bonetti, presidente della coop Odissea, che per la gestione della struttura di Lunata, dove attualmente risiedono 11 ospiti, ha potuto appunto contare su un intenso sostegno da parte del Comune di Capannori.
E per ricordare questa esperienza, e prepararsi al futuro, Odissea ha organizzato per il 10 maggio il convegno “Un’accoglienza fuori dal comune”. L'incontro, che si terrà presso il centro culturale Artemisia di Capannori intende ripercorrere le tappe di ciò che è stato fatto e creare un vivace dibattito sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, insieme ai giovani migranti, alle agenzie formative (Scuola Edile, So.ge.sa. 2000 e Consorzio So. & Co) e alle aziende che hanno facilitato il loro inserimento lavorativo e a relatori istituzionali.
Per l'occasione, sarà inoltre inaugurata una mostra fotografica permanente, frutto della collaborazione degli ospiti delle strutture di Lunata e Boveglio con il fotografo Stefano Morelli, che li ha immortalati in pose e contesti emblematici, assecondando le loro volontà. Ogni scatto cela in sé una storia, una vita, che con l’aiuto di Odissea è riuscita a “rinascere” e iniziare un nuovo cammino, come quello di Shekhar Mohammed, profugo di guerra indiano, fuggito dal conflitto in Libia che a Lucca ha trovato la sua strada come aiuto cuoco presso il noto ristorante La Buca di San Antonio grazie al corso "Mondi Vicinissimi" organizzato dal Consorzio So.
& Co. “Ciò che realmente vogliamo per i nostri ragazzi, è condurli verso l’indipendenza economica, sociale e abitativa”, sottolinea ancora Valerio Bonetti. E a giudicare dai risultati del lavoro svolto da Odissea, e dalle criticità superate, il bersaglio sembra essere stato centrato. Francesca Cantieri