FIRENZE – “Le difficoltà di gestione, nel corso di questi 2 anni, non sono mancate, è inutile nasconderlo. Anche in Toscana, sebbene sia stato deciso di affrontare l’emergenza con modalità diverse rispetto ad altre regioni. Ma l’impegno della Regione, per mitigare i problemi di un esodo così massiccio ed improvviso e consentire a tanti migranti di sviluppare percorsi di autonomia, non è mai mancato. E i risultati si sono visti”. L’assessore al welfare Salvatore Allocca risponde alle inevitabili polemiche che hanno accompagnato la chiusura del programma ‘Emergenza Nord Africa’.
Polemiche che, in qualche occasione, hanno coinvolto anche la Regione. Due giorni fa una ventina di profughi provenienti dal Ghana hanno occupato insieme al Movimento di Lotta per la casa un ex hotel in via Baracca. Uomini e donne giunti in Toscana grazie al programma di accoglienza attivato due anni fa all'indomani della guerra civile scoppiata al di là del Mar Mediterraneo. Il programma però e anche i soldi sono finiti il 28 febbraio, l'emergenza no. L'assessore alle Politiche sociali Stefania Saccardi ha dichiarato ieri che il Comune di Firenze aveva previsto il triste epilogo, per questo si è attivato per prolungare il periodo di permanenza ai richiedenti asilo; non avrebbero fatto lo stesso altri comuni toscani, ed è proprio da questi che sarebbe partita la mobilitazione che si è riversata su Firenze e che avrebbe portato all'occupazione dell'Hotel El Paso.
Purtroppo anche in questo caso l'errore insomma starebbe a monte. “Non è una mia prerogativa giocare allo scaricabarile – continua Allocca – però va detto con estrema chiarezza che forse, da parte del governo, qualche piccola mancanza c’è stata. In particolare rispetto ai vincoli imposti nell’utilizzo delle risorse nazionali e alla carenza di programmazione per quanto riguarda i tempi e le modalità di uscita dalla fase di emergenza”. La Toscana, rispetto ad altre realtà, ha aderito al programma adottando una politica di inclusione dei migranti che si è distinta per il coinvolgimento degli enti locali.
“Abbiamo optato – ha aggiunto l’assessore – per una diffusione su tutto il territorio regionale proprio con lo scopo di evitare concentrazioni ed inevitabili tensioni, come invece avvenuto in altre regioni. Ribadisco, anche da noi le tensioni non sono mancate ma sicuramente in misura inferiore. Il presidente Rossi ha seguito costantemente l’evolversi della situazione, con continui contatti e riunioni con la Protezione civile nazionale, fino alla prima scadenza del 31 dicembre 2012, e successivamente a quella del 28 febbraio con il Ministero degli interni, proponendo e sollecitando soluzioni condivise ed efficaci”. Ma oltre all’adozione di un modello di accoglienza diffusa la Regione ha lavorato in modo continuo per reperire risorse aggiuntive, da destinare ai Comuni, e ha messo in atto misure specifiche di sostegno per facilitare e promuovere percorsi di integrazione.
“Un esempio su tutti, l’accesso ai tirocini formativi presso aziende. Inoltre abbiamo lavorato anche con gli operatori degli enti locali e del terzo settore, offrendo opportunità di formazione e di incontro con le più qualificate esperienze nazionali e internazionali nel campo dell’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionali quali l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il Servizio Centrale di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM)”. Dal 4 aprile 2011 sono passati dai centri di accoglienza toscani 1.800 migranti e profughi: circa 500 di nazionalità tunisina e 1.300, in fuga dalla Libia, di varia provenienza.
Dei primi tunisini arrivati, molti erano partiti quasi subito alla volta della Francia o del nord Italia, dove altri connazionali o parenti già avevano una casa e un lavoro. Qualcuno è rimasto anche in Toscana. Fino ad oggi lo Stato ha pagato per ogni profugo ospitato in Toscana circa 35-38 euro al giorno. La copertura massima era di 48 euro per vitto, alloggio ed accompagnamento all’inserimento nella comunità (con corsi di lingua o di altra natura). Secondo una ricognizione effettuata dall’Osservatorio sociale regionale, risulterebbe che circa il 30% dei migranti ospitati in Toscana sono stati inseriti in percorsi di tirocinio o di occupazione lavorativa. Il giorno prima del ‘fuori tutti’ deciso dal governo nelle strutture toscane erano ospitati 758 migranti.
A settembre 2012 se ne contavano 1100 circa. L’ospitalità ai 758 era garantita da 85 diverse strutture, delle 120 complessivamente mobilitate. I cosiddetti ‘vulnerabili’ (donne, minori, anziani, malati e disabili) sono 89 e potranno ancora rimanere nei centri di accoglienza. Si tratta di donne, minori non accompagnati, malati o anziani. La maggior parte degli altri sono usciti dalle strutture, usufruendo dei 500 euro a testa di ‘buonuscita’ messi a disposizione dal ministero dell’Interno.