"Fare il delegato regionale per eleggere il Presidente della Repubblica non era un mio diritto. Lo avrei fatto volentieri, certo, orgoglioso di rappresentare Firenze e la Toscana. Le telefonate romane hanno cambiato le carte in tavola, peccato. Nessun dramma però, in politica può succedere. Mi spiace soltanto, la doppiezza di chi parla in un modo e agisce in un altro. Ai doppiogiochisti dico: forse non riuscirò a cambiare la politica. Ma la politica comunque non cambierà me. Io quando ho da dire qualcosa lo dico in faccia, a viso aperto e non mi nascondo dietro i giochini" così Matteo Renzi commenta quanto è accaduto in merito ai Grandi elettori ed all'ennesimo inciampo, creato, voluto, capitato, tra i piedi del sindaco di Firenze ad opera dei 'giochi' di Partito. L’assemblea regionale ha votato i delegati, eletti con votazione a scrutinio segreto e indicazione di due nominativi sulla scheda depositata nell’urna da ciascuno dei 52 consiglieri presenti.
Erano infatti assenti il presidente della Giunta, Enrico Rossi, quello del Consiglio, Alberto Monaci e il consigliere Tommaso Villa (Pdl). Rossi e Monaci sono risultati eletti, come espressione della maggioranza, con 31 voti. Eletto per la minoranza il vicepresidente Roberto Benedetti, 14 voti. Ha ottenuto 4 voti Marina Staccioli (gruppo Misto); 2 Marta Gazzarri (capogruppo Idv); 2 Daniela Lastri (Pd) e 2 il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Una scheda nulla, nessuna scheda bianca.
La proposta di eleggere Enrico Rossi e Alberto Monaci è stata avanzata all’aula dal capogruppo Pd, Marco Ruggeri. Il capogruppo del Pdl, Alberto Magnolfi ha preso atto della “soluzione di tipo istituzionale”, nel solco della “saggezza di chi ci ha preceduto, che tendeva ad evitare che scelte di alto significicato istituzionale fossero turbate da questioni di tipo partitico, politico, correntizio”. Magnolfi ha avanzato la candidatura di Benedetti. Monica Sgherri, capogruppo di FdS-Verdi, pur comprendendo, ha detto, “i criteri” che hanno improntato le indicazioni avanzate, ha però affermato di non poter usufruire della possibilità riconosciuta dalla legge a ciascun consigliere, e cioè quella di esprimere due voti nell’elezione dei delegati.
“Ne esprimerò uno solo – ha detto la consigliera – visto che è indicato un solo genere”. “La Regione Toscana viene meno a una sua priorità di cui si è sempre vantata”, ha aggiunto. Il riferimento esplicitato è alla legge regionale n.5/2008, che impone la rappresentaza di genere e quindi la promozione delle pari opportunità. Il presidente di turno dell’aula, Benedetti, ha chiarito che la questione, già appronfodita in sede tecnica, è stata superata dal fatto che la legge regionale si riferisce alle nomine, mentre il meccanismo per i grandi elettori è quello dell’elezione.
Il consigliere del gruppo Misto Mauro Romanelli, anche facendo riferimento al dibattito in Sel e a quanto detto da Sgherri, ha precisato che per uscire dalla “prassi istituzionale” si poteva anche procedere verso la parità di genere. Un punto non previsto nelle norme costituzionali, ma sul quale si potrebbe aprire una riflessione, anche “rendendo un pochino più stringenti i meccanismi della legge sulle pari opportunità”. Per il consigliere inoltre, “la necessità di ricomporre la spaccatura politica in seno al principale partito di maggioranza, ha impedito di avere una riflessione in tutta la maggioranza”.
Il socialista Pieraldo Ciucchi (gruppo Misto) ha ricordato che le elezioni per il presidente della Repubblica ci sono ogni sette anni e che l’attuale assemblea regionale è insediata ormai da tre: “Se si volevano cambiare le norme c’era tutto il tempo”; “arrivare sempre all’ultimo tuffo a parlare di differenza di genere” si inserisce “nel solco dell’ipocrisia”. Ciucchi ha ricordato all’aula la scelta fatta “al momento in cui il dibattito era a uno stadio embrionale, mettendo in conto una figura di rilievo istituzionale e politico di livello nazionale: Matteo Renzi”.
“Abbiamo detto – ha proseguito Ciucchi – che l’avremmo sostenuto indipendentemente dalla sua candidatura ufficiale da parte del suo partito, perché riteniamo che rappresenti la prospettiva futura di governo per il centrosinistra. Voteremo Rossi e con lui Renzi”. Marta Gazzarri, capogruppo Idv, ha ricordato che in un momento di grande difficoltà economica e politica, come quello in atto, l’intento dell’Idv è quello di “responsabilizzare i grandi elettori”. La consigliera ha detto di volersi fare portavoce “verso coloro che rappresenteranno la Regione Toscana” affinchè “abbiano un forte senso di responsabilità nella scelta che andranno a fare” "Siamo prigionieri della sindrome di Tafazzi.
Escludendo Renzi dai grandi elettori, il Pd ha ceduto alla paura del nuovo e ha perso un'altra occasione per ritrovare la sintonia con i cittadini". E’ quanto dichiara la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi, neo segretario d’aula del Pd a Palazzo Madama, dopo la decisione dei consiglieri regionali del partito di escludere il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, dai grandi elettori per il Presidente della Repubblica. "Non meravigliamoci se perdiamo consenso fra gli elettori - commenta la senatrice Di Giorgi -, continuando a dare l'immagine di un partito vecchia maniera, dove ogni possibile barlume di rinnovamento viene soffocato dai giannizzeri di palazzo.
Avevamo l'occasione di presentarci come un Pd coeso e, al tempo stesso, attento agli stimoli della base elettorale. Una realtà capace di armonizzare le diverse sensibilità nella dialettica interna, invece ha prevalso la paura. Il bello è che, oltre a escludere Renzi, siamo riusciti a non nominare nemmeno una donna. Complimenti". “La Toscana ha perso una grande occasione e con l’esclusione di Matteo Renzi dai grandi elettori si è presa una grave responsabilità. Renzi è il leader nel quale gli italiani hanno più fiducia ed era doveroso farlo partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, un passaggio cruciale per il futuro del paese”.
Con queste parole, Alessandro Mugnaioli, candidato a sindaco di Siena alle primarie del Partito democratico, dal suo profilo di facebook ha commentato la bocciatura della nomina del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, a grande elettore della Toscana per l’elezione del Presidente della Repubblica. “Non ci possono essere motivi validi – prosegue Mugnaioli - alla base di una decisione incomprensibile che danneggia non solo il Pd, ma anche la credibilità di quella politica che si arrende alle manovre di palazzo e non mostra senso di responsabilità verso il paese, in una fase difficile come questa.
Renzi rappresenta per tutti una speranza e una certezza. Siena ha sempre trovato in Matteo Renzi un sostegno, a partire dall’adesione della città di Firenze al comitato di sostegno per la candidatura di Siena a Capitale europea della cultura per il 2019. Ho avuto il piacere di conoscerlo, quando è stato ospite del Comune in occasione del Palio dell'Assunta del 2011, quando in un momento delicato per la nostra Festa, intervenne in difesa della nostra città. Fu uno dei pochissimi a prendere una posizione netta e a spendere parole forti a tutela del Palio”. “Alla fine è successa la cosa più semplice con la scelta della soluzione istituzionale al di fuori da logiche condizionate da questioni interne ai partito.
Nella prossima elezione del Presidente della Repubblica, la Toscana sarà rappresentata dai vertici della Regione e del Consiglio regionale, ma certo la frattura che si è aperta all’interno del Partito Democratico difficilmente resterà senza conseguenze. L’impressione è che in questa vicenda, aspramente combattuta nel Gruppo PD che si è verticalmente spaccato, non vi siano vincitori e che, al di là delle apparenze, siano proprio la maggioranza e la Giunta regionale ad uscirne fortemente indebolite nella loro capacità operativa.
Ciò preoccupa molto vista l'importanza dei problemi aperti, che attendono dal governo regionale una risposta che non arriva e che tarderà ad arrivare.” così Alberto Magnolfi, Presidente Gruppo regionale PdL. “Il Partito democratico toscano ha commesso un grave errore sulla nomina dei tre delegati toscani nel gruppo dei grandi elettori che andranno a Roma nei prossimi giorni per eleggere il futuro Presidente della Repubblica. Bocciando Renzi e privilegiando soluzioni che guardano al passato, ad una politica vecchia e ormai finita, è stata fatta una scelta poco lungimirante che va contro quel rinnovamento che invece ci chiede la gente e che dobbiamo perseguire.
Andrea Manciulli dovrebbe dimettersi, dando un segnale forte a tutti coloro che vedono nel Pd una speranza di cambiamento e rinnovamento del Paese”. Con queste parole Carolina Persi, dell’ esecutivo Unione Comunale del Pd di Siena, esprime il suo parere sulla bocciatura della nomina del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, tra i grandi elettori che rappresenteranno la Toscana. “La decisione del Pd toscano – conclude Persi – è incomprensibile e danneggia fortemente non solo il nostro partito, ma tutti coloro che credono ancora nella buona politica e non negli inciuci di palazzo. Il segretario del Pd regionale, Andrea Manciulli, dovrebbe prendere atto del grave errore che è stata fatto e dare le dimissioni.
Solo così potremo recuperare quella credibilità che questa decisione mette in discussione e dar vita davvero a quel percorso di rinnovamento che i cittadini ci chiedono. Non sono certo stupita dal silenzio sulla vicenda di Bruno Valentini. Per un monaciano vestito da renziano è un giorno da corto circuito”. “Mi dispiace che una parte del gruppo regionale del Pd non abbia colto la grande opportunità che rappresentava per il nostro partito e la Toscana la presenza di Matteo Renzi tra i grandi elettori per la presidenza della Repubblica”.
Sono queste la parole di Federico Gelli deputato del PD ed ex vice presidente della Regione Toscana, politicamente vicino a Renzi, in merito all’esclusione del sindaco di Firenze da parte del Consiglio Regionale Toscano tra i grandi elettori. “Spero poi – ha aggiunto - che non siamo vere le voci sulle telefonate romane perché sarebbe un fatto ancora più grave che va contro quel cambiamento che il Paese ci chiede con forza”.