Spesso si sente dire che le amministrazioni comunali elevano contravvenzioni per far cassa. Se l’infrazione e’ stata commessa, l’intento non importa: chi sbaglia deve pagare al di la’ d’ogni retropensiero. Il problema, pero’, si pone quando le sanzioni sono elevate per infrazioni tecnicamente inesistenti. "E’ il caso del titolo di sosta scaduto - spiegano Alessandro Gallucci e Valentina Papanice, legali Aduc - altrimenti noto come “grattino scaduto”. Il tagliando dice che si è pagato fino ad un determinata ora e, quasi sempre, qualche minuto dopo la scadenza l’automobilista, che magari non ha avuto modo di rinnovarlo, si ritrova sul parabrezza una multa.
Questa sanzione, a dirlo il Ministero dei Trasporti e diversi Giudici di Pace (da ultimo quello di Lecce), e’ illegittima. Motivo: non esiste una norma che sanzioni il fatto descritto. Insomma l’infrazione dev’essere considerata un inadempimento e l’azione conseguente dovrebbe essere quella di recupero del credito e non la sanzione. L’importo della “multa” e’ di 24 euro. Una discreta somma specie di questi tempi. Somma che diventa un vero e proprio balzello accettato a denti stretti se si tiene conto che per presentare ricorso al Giudice di pace solamente per il contributo unificato il costo e’ di 37 euro.
In pratica ricorre solamente chi ne fa una questione di principio, agli altri non resta altro che dover subire la vessazione dell’amministrazione pubblica cui ci rivolgiamo: si smetta di compiere questi abusi, pur di far cassa, ripristinando immediatamente la legalita".