Ataf, "parte la privatizzazione dal 1° dicembre 2012 - rilevano i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - E' avvenuto il passaggio dalla vecchia alla nuova proprietà senza alcun accordo con i sindacati". La Rsu, "contraria alla svendita e alla privatizzazione chiede garanzie su occupazione e contratti e servizi, mentre la proprietà annuncia l’avvio di esodi e per la prossima settimana la presentazione del piano industriale". Rifondazione comunista, nell’esprimere il sostegno alla Rsu, chiede alle Istituzioni – Comuni, Provincia di Firenze e Regione Toscana – di "istituire una cabina di regia tesa monitorare il comportamento della proprietà sui temi dei diritti, lavoro, occupazione e tariffe, pretendendo il massimo della responsabilità sociale alla proprietà perché non sia consentito alcun massacro sociale o deroga contrattuale, né tanto meno violazioni dei diritti dei lavoratori".
"Privatizzazione di Ataf: dal 1 dicembre 2012 è avvenuto il passaggio dalla vecchia alla nuova proprietà - dal servizio trasporti da Ataf spa, (il patrimonio di Ataf rimasto pubblico) a Ataf Gestioni srl (le Ferrovie) – senza alcun accordo con i sindacati. Dunque la “nuova Ataf” risulta così composta da Ataf Gestioni srl (Società soggetta alla direzione e al coordinamento di Busitalia – Sita Nord s.r.l ) a cui sono stati assegnati 1183 lavoratori e Ataf Spa piccolo ramo della vecchia azienda e l’unico ancora pubblico, solo il patrimonio, ovvero i depositi e le paline con 25 lavoratori. La RSU contraria alla svendita e alla privatizzazione aveva chiesto garanzie su occupazione e contratti dopo che i nuovi proprietari avevano annunciato una riduzione di organico e la modifica dei contratti. Il 3 dicembre si sono presentati alla rsu: presidente Renato Mazzoncini (Autoguidovie), affiancato nel cda da Fabrizio Favara (Ferrovie) e Giuseppe Gori, presidente Cap.
Più due coordinatori di direzione: per le relazioni industriali l’ex ad di Busitalia, Luciano Grazzini, e, per l’esercizio, il direttore di Cap, Alberto Banci. Più, una serie di manager da Busitalia e Cap. Oltre alla presentazione degli staff la nuova proprietà ha esternato le prime mosse e proposte tra le quali il licenziamento di tre dirigenti e ha annunciato un pacchetto non ben precisato di incentivi all’esodo nonché delle impossibili opportunità lavorative per alcuni sia all’estero che fuori regione verso il Nord. Comunque il cipiglio manageriale e decisionista con la quale la Srl si è presentata ai sindacati non è sfuggito a nessuno nonostante che sull’ingresso dei privati ci sia molta attesa per verificarne la serietà.
Gli aspetti più rilevanti della privatizzazione ( diritti, lavoro, occupazione, istituti contrattuali e servizi erogati) saranno oggetto di un “tavolo” con le organizzazioni sindacali la prossima settimana, consapevoli di quanto danno ha fatto il governo sui temi del trasporto pubblico e sulla centralità del contratto, Statuto dei Lavoratori e mercato del lavoro. Il taglio efficientista con il quale si presenta la nuova proprietà non corrisponde al momento ad una chiarezza riguardo al piano industriale e alla missione che Ataf ha sempre svolto, anche con grosse difficoltà, inoltre non sappiamo con quale responsabilità sociale si apprestano a trattare il tema della tenuta occupazionale e della salvaguardia dei posti di lavoro. Rifondazione Comunista da sempre contraria alla liquidazione privatizzazione di Ataf e avendo sostenuto in ogni istanza la piattaforma delle RSU aziendale e tutte le mobilitazioni e scioperi effettuati a difesa del servizio di trasporto inteso come bene comune e dei livelli occupazionali, ritiene opportuno che tutti i livelli Istituzionali – Comuni, Provincia e Regione Toscana- tengono l’attenzione alta sull’avvio della privatizzazione, sulle modalità di ingresso dei nuovi assetti societari, sulla costituzione dei tavoli di confronto sul tema delle relazioni sindacali e sulla presentazione del piano industriale.
La politica e le Istituzioni devono così pretendere il massimo della responsabilità sociale alla proprietà chiarendo che non sarà consentito alcun massacro sociale o deroga contrattuale, né tanto meno violazioni dei diritti ( dal lavoro alla mobilità alla sostenibilità ambientale tariffaria). In relazione a quanto esposto gli scriventi consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nel dichiarare il proprio sostegno alla RSU e ai lavoratori di Ataf e il proprio impegno politico ed istituzionale sui temi del lavoro, occupazione, salari e diritti, chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’assessore competente della Provincia di Firenze di riferire sull’ingresso dei nuovi gestori di Ataf , sulla costituzione dei tavoli negoziali, sulla presentazione del piano industriale e sulla tenuta dei livelli occupazionali. Altresì chiediamo di sapere se l’Amministrazione Provinciale è intenzionata a istituire unitamente ai Comuni e alla Regione Toscana una cabina di regia tesa monitorare il comportamento della proprietà si temi dei diritti ,lavoro ,occupazione, e tariffe)". 'Braccialini' di Scandicci. Nel momento in cui la Provincia ha appreso delle difficoltà dell'azienda, rappresentante tra le altre del Made in Italy nel mondo, "ci siamo immediatamente attivati per la convocazione del tavolo dell'unità di crisi - ha spiegato l'assessore al Lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni, rispondendo a una domanda d'attualità di Rifondazione comunista - L'incontro si è tenuto il 15 novembre scorso alla presenza delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni.
La situazione descritta è quella che era già emersa anche sulla stampa". Da una prima comunicazione l'azienda aveva parlato di una difficoltà di liquidità per fare investimenti e della necessità di recuperare marginalità abbattendo i costi. L'azienda si era detta disponibile a gestire con le organizzazioni sindacali il progetto di ristrutturazione e gli ammortizzatori sociali. Poco dopo, però, l'azienda ha comunicato l'apertura di una procedura di mobilità senza nemmeno aver mai fatto ricorso ad un'ora di cassa integrazione.
Si parla appunto di 77 esuberi dei quali 31 magazzinieri, rispetto ai 41 iniziali, più altre 46 persone tra produzione e altri reparti. Previsto un incontro tra le parti. Si tratta di capire quali strumenti di ammortizzazione sociale utilizzare. "E' attivato dunque un tavolo procedurale con aziende e sindacato insieme - commenta il capogruppo di Rifondazione Andrea Calò - La modalità con cui l'azienda ha deciso le sue misure non ci ha convinto. E' una modalità disinvolta che apre la porta al gioco al massacro.
E' richiesto perciò un intervento immediato immediato da parte delle Istituzioni. La Braccialini è quello che è grazie al contributo che gli operatori hanno portato in questi anni. Le vicende di Menarini e di Braccialini devono servire per capire la logica dell'attacco ai diritti del lavoro. Peraltro non siamo davanti a uno dei settori più colpiti dalla crisi economica".