Uno scontro deciso ma rispettoso dove le posizioni si sono meglio definite; sui temi affrontati con più ampiezza d’argomenti, complice anche tempi più generosi, le differenze sono emerse con chiarezza: gioventù ed entusiasmo da una parte, saggezza e tranquillità dall’altra. E’ stato un confronto leale quello tra il sindaco di Firenze e il segretario del partito democratico andato in onda su Rai 1. Bersani si è confermato in giacca marrone e cravatta rossa, Renzi invece stavolta ha optato per la sola camicia arrotolata sulle maniche e la cravatta blu: l’usato sicuro contrapposto al nuovo che avanza doveva essere reso evidente sin dall’inizio e a cominciare dai dettagli.
Matteo Renzi che deve recuperare 9 punti di distanza dal suo avversario non ha risparmiato critiche com’era stato previsto alla vigilia, ha strizzato l’occhio agli elettori di Vendola ma lo ha fatto senza tornare a indossare i panni dell’irriverente giovane rottamatore. Per ambire alla vittoria non basta più urlare la voglia di emancipazione dal passato, ora serve argomentare e convincere. Anche se rispolverare la tattica del ‘sornione’ alle volte non guasta: come quando Renzi chiama per nome “Anna” la ragazza del suo comitato elettorale in collegamento da Milano, contrapposta all’anonima seppur ‘’bella supporter” di Bersani.
Pier Luigi Bersani di solito meno efficace nei tempi televisivi stavolta ha mostrato il lato buono dell’esperienza: il buon senso e la misura. Ha replicato punto per punto al suo avversario senza mai sminuire le ragioni del giovane sfidante. Il primo tema ad essere affrontato sono le tasse; Renzi pungola Bersani su Equitalia, il segretario replica: "non l’abbiamo inventata noi”. Il sindaco che esordisce spesso con: “dobbiamo avere l’onestà di dire” non smette di ricordare gli errori fatti dalla sinistra negli anni in cui è stata al governo, dal conflitto di interessi alla politica industriale all’abolizione dello scalone.
Diverse sono anche le rispettive posizioni per il finanziamento pubblico ai partiti, Renzi vuole andare oltre il dimezzamento: “C’è un referendum che ne chiede l’abolizione”; Bersani insiste “io a una politica fatta solo dai ricchi non ci sto, dai tempi di Clistene e Pericle cioè da quando esiste la democrazia, esiste il sostegno pubblico alla politica”.
Renzi non si lascia sorprendere e rilancia con ironia: “Da Pericle a Fiorito il salto intellettuale è notevole!”. Sulla riforma delle pensioni della Fornero Renzi non ha dubbi “non possiamo dire che si tornerà indietro”, Bersani invece non lo considera un capitolo chiuso: “bisogna prendere in considerazione anche un invecchiamento attivo e quindi meccanismi di uscita differenti”. “Restituire centralità e tranquillità al sistema scuola, favorire gli scambi internazionali, e favorire il turn over”: questa la ricetta di Bersani nel campo dell’istruzione.
Renzi invece si concentra sugli insegnanti: “bisogna ridare loro dignità sociale, le riforme fatte fin’ora non hanno premiato il merito: è stato detto loro di prendere l’abilitazione, sono da 12 anni che sono abilitati e ora c’è il concorsone, arriveranno a fare gli insegnanti già frustrati”. Ma parlare di scuola significa anche parlare di edilizia scolastica che in questo paese è messa maluccio e Renzi lo sa bene dato che nel giro di un mese nella sua Firenze sono crollati ben due solai in altrettanti istituti scolastici.
La soluzione per Renzi è “sbloccare il patto di stabilità”. Ma la vera partita in vista di domenica 2 dicembre si gioca sui voti di Vendola e quindi sulla presunta alleanza con Casini. Il segretario è più disposto ad aperture: “dobbiamo assolutamente evitare derive populiste, berlusconiane o leghiste, abbiamo già dato. Dobbiamo invece organizzare una formazione di centro europeista insieme ai progressisti al civismo. Ci conviene tenere la testa aperta". “L’alleanza con Casini mi sa di inciucio - risponde secco Renzi - ho detto andiamo a prenderci i voti dei delusi della destra e mi hanno fischiato poi facciamo l’allenza con Casini perché sia lui ad andarceli a prendere in franchising?”. Infine l’agenda Monti: “Tutti sentiamo che dobbiamo andar oltre Monti senza rinnegare rigore e credibilità ma non pretendendo di fare tutto da soli”.
“Segretario – riprende Renzi – sei circondato da gente che sta dentro solo per lucrare il posto ma siamo sicuri che tenere insieme tutte le anime non sia deleterio perché il rischio è che si finisca come l’Unione!”. E’ a questo punto che per la prima e unica volta Bersani alza il tono: “Attenti a non usare gli argomenti dell’avversario. Adesso c’è il Pd che è il primo partito di questo paese. Noi garantiamo all’ Europa e al mondo che siamo in condizioni di governare.
Questo non può essere messo in discussione”. Filomena D'Amico