Chiude la filiale di Stefan a Sesto Fiorentino. "Le otto lavoratrici impiegate sono state poste in ferie e successivamente in cassa integrazione - rilevano i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - Le prospettive di una soluzione positiva della crisi aziendale per le lavoratrici, la quasi totalità dei dipendenti sono donne, rimangono molto critiche". "Gravi" sarebbero le responsabilità delle gestioni fallimentari da parte della proprietà "che con discutibili piani imprenditoriali sta cercando di 'sanare' perdite e sbilanci economici attraverso la chiusura delle filiali, licenziamenti e sottrazioni di diritti contrattuali".
Il pagamento delle mensilità sarebbe indietro di tre stipendi. Rifondazione comunista, nell’esprimere solidarietà ai lavoratori, chiede alla Provincia di Firenze di "incontrare la proprietà e le rappresentanze datoriale per capire quali sviluppi produttivi e politiche occupazionali ha intenzione di portare avanti il gruppo sul territorio provinciale esigendo maggiore responsabilità sociale proprio sui temi del lavoro, occupazione e diritti". Presentata una domanda d'attualità. "Diventa sempre più critica e insostenibile la situazione occupazionale dei lavoratori e delle lavoratrici del gruppo Stefan, sabato 24 novembre è stato chiuso l’ attività del punto vendita di Sesto Fiorentino collocato nei locali Unicoop Firenze. Immediata la reazione delle rappresentanze sindacali che hanno proclamato uno sciopero per l'intera giornata di sabato 24 novembre nei negozi della provincia di Firenze.
In programma un presidio davanti al negozio di Sesto dalle 10 alle 12. Le otto lavoratrici impiegate sono state poste in ferie e successivamente in cassa integrazione. Stefan sta continuando l'operazione di vendita delle filiali. In provincia di Firenze ha venduto le filiali di via Toselli, Signa e Barberino Val D'elsa. Dopo la chiusura di Scarperia e ora quella di Sesto, i punti vendita aperti in provincia di Firenze della catena rimangono 7. Le prospettive di una soluzione positiva della crisi aziendale per le lavoratrici, la quasi totalità dei dipendenti sono donne, rimangono molto critiche.
Il pagamento delle mensilità rimane indietro di tre stipendi , il piano di rientro proposto dall'azienda prevede nel mese di dicembre il pagamento di una sola mensilità. In queste condizioni per le lavoratrici sarà molto difficile garantire le normali aperture di dicembre. Gravi sono le responsabilità delle gestioni fallimentari da parte della proprietà che con discutibili piani imprenditoriali sta cercando di “sanare” perdite e sbilanci economici attraverso la chiusura delle filiali, licenziamenti e sottrazioni di diritti contrattuali.
Di fronte ad una ecatombe sociale occorre contrastare a tutti i livelli questa modalità irresponsabile solo giocata sulla pelle dei lavoratori. Gli scriventi Consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista nell’esprimere solidarietà ai lavoratori e lavoratrici di Stefan filiale di Sesto Fiorentino per la chiusura delle attività e la conseguente precarizzazione occupazionale nel ritenere grave quanto sta accadendo anche in relazione alle violazioni contrattuali sopra evidenziate chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sulla chiusura della filiale e sulla situazione occupazionale, contrattuale salariale degli 8 lavoratori nonché degli ammortizzatori sociali attivati. Altresì chiediamo di sapere se la l’Amministrazione Provinciale è stata investita della vicenda da parte delle organizzazioni sindacali e cosa intende fare unitamente al Comune di Sesto fiorentino per contrastare questa crisi aziendale tutta giocata sulla pelle dei lavoratori e per ottenere che la proprietà corrisponda in modo corretto tutte le mensilità dovute. In relazione al fatto che con quella di Sesto Fiorentino siamo alla quinta chiusura di filiali del Gruppo Stefan nella sola provincia di Firenze chiediamo di sapere se la Giunta è intenzionata ad incontrare la proprietà e le rappresentanze datoriale per capire quali sviluppi produttivi e politiche occupazionali ha intenzione di portare avanti il gruppo sul territorio provinciale esigendo maggiore responsabilità sociale proprio sui temi del lavoro, occupazione e diritti". Sciopero anche dei lavoratori della Seves per contrastare la chiusura dell’azienda e lo spegnimento del forno.
"La proposta della proprietà (in forte crisi di liquidità e vicina al fallimento) - sostengono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - è stata integralmente rifiutata dalla Rsu e dai sindacati poiché priva di qualsiasi prospettiva industriale e irresponsabilmente giocata sulla pelle dei lavoratori". Giovedì 29 novembre è stato riconvocato il tavolo procedurale dell’Unità di crisi nel quale si cercherà di trovare una soluzione. Rifondazione Comunista esprime solidarietà ai lavoratori e chiede alla Provincia di Firenze unitamente al Comune e alla Regione Toscana di "contrastare il piano antisociale, la chiusura del forno e lo smantellamento dello stabilimento".
Presentata una domanda d'attualità. Di seguito il testo. "Ancora una volta i lavoratori della Seves, la storica vetreria fiorentina, hanno proclamato uno sciopero per venerdì 23 novembre, per contrastare la chiusura dell’azienda e lo spegnimento del forno. Giovedì 15 novembre, nell’incontro con i sindacati, l’azienda ha chiesto 13 settimane di cassa integrazione ordinaria per 97 dei 107 lavoratori Seves e, cosa ancora più grave, lo spegnimento del forno previsto per il 10 dicembre . Una vera e propria doccia fredda per tutti i lavoratori che speravano di essersi lasciati la crisi alle spalle.
La proposta della proprietà (in forte crisi di liquidità e vicina al fallimento) è stata integralmente rifiutata dalla RSU e dai sindacati poiché priva di qualsiasi prospettiva industriale “…non esiste nessuna garanzia che a marzo, alla fine di queste nuove 13 settimane di cassa, il forno venga riacceso. Secondo esponenti della RSU ci sono anche specifiche responsabilità del management. Era stato preso l’impegno di diversificare il prodotto e invece sono state fatte solo delle prove per produrre gli oblò per lavatrici e le piastrelle, tanto che nessuno ha notizie di ordini su questo fronte…”. Quello che più preoccupa è la modalità con la quale la Seves ha annunciato l’intenzione di attivare la cassa integrazione e la chiusura del forno in quanto come risulta dalle dichiarazione dell’assessore Provinciale al lavoro “… nei tavoli di monitoraggio della cassa integrazione che sono stati organizzati nel corso dell’ultimo anno non è mai emerso un accenno di un imminente peggioramento della situazione da parte dell'azienda, così come si è invece registrata nelle ultime settimane…”. Durante lo sciopero la RSU ha dichiarato che “…faremo di tutto per non far spegnere il forno, e chiediamo una prospettiva industriale…”.
Intanto mentre cresce la mobilitazione dei lavoratori contro lo smantellamento e il conseguente licenziamento di massa Giovedì 29 novembre è stato riconvocato tavolo procedurale dell’unità crisi dopo che qualche giorno fa i sindacati sono stati ricevuti in Comune di Firenze dal Vicesindaco e dall'Assessore al lavoro. Per ora i rappresentanti istituzionali intervenuti sulla vicenda hanno dichiarato di volere fare di tutto per far rispettare gli impegni sottoscritti due anni fa. Gli scriventi Consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista nell’esprimere solidarietà ai lavoratori della Seves e il pieno sostegno politico e istituzionale alla vertenza chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sulla vicenda dello stabilimento e sulla proposta della proprietà di attivare la cassa integrazione e lo spegnimento del forno. Altresì chiediamo di sapere gli esiti del tavolo procedurale convocato per giovedì 29 novembre e le decisioni che verranno adottate dopo il rifiuto di da parte dei sindacati e lavoratori di chiudere il forno e di richiedere precise prospettive industriali in quanto non è possibile che un’azienda come la Seves, che su alcune tipologie di prodotti non ha concorrenti al mondo, si trovi sull’orlo del fallimento e tenti di dismettere, sulla pelle dei lavoratori, lo storico stabilimento fiorentino. Infine chiediamo di sapere quali saranno gli strumenti di sostegno e tutela che le istituzioni intenderanno adottare nei confronti dei lavoratori della Seves".