“Siamo a metà della legislatura e possiamo dire che la Toscana ha compiuto importanti passi avanti nel cambiamento delle politiche del territorio”. E’ la valutazione espressa oggi dal presidente Enrico Rossi nel suo intervento al convegno “Uso versus Consumo del territorio rurale”, che si è svolto nella sede regionale di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. “Fin dal nostro programma di legislatura – ha proseguito – abbiamo puntato quanto più possibile sulla salvaguardia del territorio agricolo e la tutela del paesaggio.
Questa idea, combinata con il rilancio del manifatturiero, ci è sembrata l’unica in grado di far ripartire uno sviluppo di qualità nella nostra regione. Abbiamo ripreso una discussione positiva e utile con i comuni per quanto riguarda i piani strutturali, abbiamo compiuto un altro passaggio straordinario con la “vestizione” dei vincoli. Con la revisione della Legge 1 punteremo, non in modo generico, sul riuso”. “A tutto questo – ha continuato Rossi – aggiungo altre due svolte non meno radicali: il divieto a costruire nelle zone ad alto rischio idraulico, che costituiscono il 7% del territorio pianeggiante della Toscana, e la riforma dei Consorzi di bonifica, che vogliamo finalizzare alle attività di manutenzione.
Tutto ciò mi sembra infine possa costituire una buona base per un accordo con il governo, nello spirito di qella visione complessiva del governo del territorio che ispirò anche l’attività di un grande presidente toscano, Granfranco Bartolini”. “Questo convegno – ha concluso il presidente – ha cercato di ricollegare politica e pensiero, la politica, che pensa troppo poco, con gli intellettuali, a volte troppo distanti dalla concretezza. Purtroppo il tema della qualità dello sviluppo è assente dal dibattito politico attuale, pensiamo alla ripresa come a un riavvio che riprodurrà le linee di tendenza del passato.
Invece dobbiamo affrontare il problema della gestione della finanza internazionale, della redistribuzione della ricchezza, della definizione di nuovi consumi. L’idea di una austerità fatta pagare solo ai ceti più deboli non è condivisibile, mentre è una idea di cambiamento del modo di produrre e di consumare quella su cui dobbiamo lavorare di più”. "Per evitare le catastrofi naturali (alluvioni, frane e smottamenti) che hanno colpito anche la Toscana nei giorni scorsi bisogna sempre ricordarsi che la miglior prevenzione è investire in agricoltura.
Ed il consumo del suolo, in particolare del territorio rurale, va nella stessa direzione: non dimentichiamoci che negli ultimi 50 anni oltre 5 milioni di ettari agricoli sono scomparsi, e di questi oltre un terzo a causa della cementificazione. Mentre in Toscana negli ultimi dieci anni - secondo i dati del censimento Istat - abbiamo perso 100mila ettari che non sono stati cementificati, bensì a causa dell’abbandono dell’attività agricola, in particolare nelle aree rurali ‘svantaggiate’ e montane, dove l’agricoltura risulta meno competitiva.
E’ quindi necessario investire in modo concreto in agricoltura anche per rafforzare la competitività di tutte le imprese; in quanto gli agricoltori sono produttori di saperi e sapori, di paesaggio e di beni comuni. L’approvazione a parte del Consiglio dei Ministri del Ddl per il contenimento del consumo di suolo, avvenuta venerdì scorso, è quindi una buona notizia; in questo processo non bisogna mai dimenticare il ruolo degli agricoltori e dell’agricoltura. Dove non c’è agricoltura non c’è territorio".
E’ questo il commento di Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana a margine della tavola rotonda sul ‘Consumo del territorio rurale’ di oggi a Firenze, organizzata dalla Regione Toscana; ed in vista del convegno in programma il 5 dicembre, sempre a Firenze, organizzato dalla Cia “Più agricoltura. Valorizzazione del territorio, sviluppo dell’economia, crescita del paese” che vedrà l’intervento del ministro Catania. La Regione metterà a disposizione dei giovani agricoltori superfici agricole del suo demanio attraverso una vera e propria ‘banca della terra’. Lo ha detto l’assessore regionale all’agricoltura, Gianni Salvadori.
Secondo uno studio presentato nel corso del convegno sono quasi 360.000 gli ettari di superficie agricola utile abbandonati dal 1982 al 2010 in Toscana. La SAU è scesa in Toscana da oltre 1 milione di ettari degli degli anni Ottanta ai poco più di 6.300.000 di oggi. “Eppure – ha detto l’assessore Salvadori – i giovani che intendono impiantare nuove aziende agricole non trovano terre dove sia possibile farlo. E’ per questo che la Regione metterà a loro disposizione quelle di sua proprietà e ci faremo ricettori di tutte le istanze di coloro che intendono investire in questo settore”.
La proposta è attualmente all’esame del Consiglio Regionale. “Dobbiamo chiederci – ha aggiunto l’assessore regionale – come possiamo fare in modo che le imprese agricole ricavino reddito sufficiente per proseguire nella loro attività. La Toscana sta già facendo il possibile per affrontare questo problema, come testimonia la possibilità che abbiamo regolamentato di installare impianti fotovoltaici sui terreni agricoli. Si tratta di un lavoro che abbiamo portato avanti coinvolgendo le competenze degli assessorati all’agricoltura, all’urbanistica e all’ambiente che hanno operato nell’interesse degli imprenditori agricoli, ma anche di tutti i cittadini e del nostro paesaggio”. Salvadori ha infine sottolineato come anche il territorio rurale con presenza olivicola, una delle note distintive del territorio toscano, si stia riducendo.
“E’ il bosco – ha concluso – a riconquistare terreno, una tendenza all’abbandono delle terre agricole che vogliamo contrastare con interventi concreti”.