Figlio di un ingegnere dello Scià incarcerato dal regime khomeinista e morto nel'91, Ramin Baharami ha ereditato proprio dal padre l'amore per la musica e Bach. Costretto ad emigrare in Europa Baharami si diploma al conservatorio Verdi di Milano e ha inizio così la carriera folgorante di uno dei più grandi interpreti di Bach del nostro tempo, amatissimo anche dai critici più severi che lo hanno paragonato al leggendario Glenn Gould. Ramin Bahrami si racconta in Come Bach mi ha salvato la vita (Mondadori) che oggi presenta al pubblico fiorentino in un incontro di musica e parole.
Venerdì 16 novembre alla Feltrinelli di Via dei Cerretani, ore 18,00. Interviene Mario Ruffini. Il libro: Nell’Iran degli ayatollah che hanno vietato la musica, un bambino di sei anni sogna di passeggiare felice nell’orangerie di un castello tedesco in compagnia di Johann Sebastian Bach. A sentirglielo ricordare, chiunque direbbe che è un predestinato. E in effetti, quel bambino oggi ha trentasei anni, ha studiato al conservatorio in Italia, vive in Germania e si chiama Ramin Bahrami.
È cioè uno dei più talentuosi pianisti sulla scena internazionale e tra i maggiori interpreti contemporanei di Bach: le sue incisioni discografiche, dall’Arte della fuga alle Variazioni Goldberg, hanno sorprendentemente scalato le classifiche mondiali dei dischi più venduti. In questo libro Bahrami per la prima volta si racconta e i suoi ricordi fluiscono sciolti, a partire dall’infanzia, prima dorata e poi drammaticamente segnata dalle vicissitudini famigliari legate alla salita al potere di Khomeini e alla guerra Iran-Iraq.
In un paese in fiamme, Ramin bambino assiste sgomento all’arresto del padre, e trema sotto le bombe e i razzi che cadono su Teheran. Ma ha un suo modo per vincere la paura che gli attanaglia l’anima: suona. E suona Bach. Scopre così che quella musica rappresenta per lui un’ancora di salvezza, uno scudo contro la follia e l’orrore che lo circondano. Poi un giorno ascolta Glenn Gould eseguire la Toccata della Sesta partita in mi minore del suo idolo. È una folgorazione, che farà nascere in lui la volontà di dedicarsi anima e corpo alla musica di Bach fino a diventarne il suo interprete più appassionato.
Seguono gli anni di lontananza dal suo paese e dalla famiglia, prima in Italia e poi in Germania, le ristrettezze economiche, la fatica dello studio, le ansie, lo sconforto, la nostalgia. Ma anche gli incontri che gli danno gioia e serenità, come quello con il suo amatissimo maestro Piero Rattalino, che assume ai suoi occhi anche il ruolo di figura paterna, o con l’amico Hans Boehme, che diventerà il suo mecenate. E con una lunga carrellata di musicisti di calibro, da Rosaly Tureck ad András Schiff, da Alexis Weissenberg a Riccardo Chailly, tutti fonte di ispirazione e di insegnamenti, non soltanto musicali. Oggi il maestro tiene concerti in tutto il mondo, e fra le sue più recenti iniziative c’è quel World Bach-Fest, una maratona musicale dedicata al Kantor svoltasi a Firenze nel marzo 2012, che tanto successo ha riscosso e non solo fra gli appassionati di musica classica.
Bahrami confessa di sentirsi impegnato in quella che per lui è una vera missione: far conoscere l’opera del grande compositore a un pubblico il più vasto possibile, convinto com’è che la musica, e in particolare la musica bachiana, sia un modo per costruire ponti invecedi steccati, un mezzo capace di «rendere il mondo un posto migliore per vivere». L’autore: Ramin Bahrami è nato a Teheran nel 1976. A tredici anni si trasferisce in Italia dove studia al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e all’Accademia di Imola.
Dal 2001 vive in Germania. È presidente e ideatore del World Bach-Fest e tiene concerti in tutto il mondo. Incide per la Decca e la sua discografia si incentra sulle opere di Johann Sebastian Bach Collana: Ingrandimenti. Pagine,340. Prezzo 18,00