Firenze attraversata da un serpentone rosso con le bandiere della Cgil in testa. Alessio Gramolati segretario toscano di Cgil e Mauro Fuso segretario fiorentino della Camera del Lavoro hanno aperto il corteo che da piazza Indipendenza ha attraversato il centro storico, fatto il giro di piazza Duomo e si è concluso al palco di piazza Santissima Annunziata. Presenti tra gli altri il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci con l'assessore al Lavoro Elisa Simoni, il sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi ed il segretario metropolitano del Pd Patrizio Mecacci. Secondo gli organizzatori sarebbero stati all'incirca 3000 i manifestanti oggi in piazza a Firenze, dove sono confluiti anche i lavoratori di Arezzo e Pistoia.
Quattro in tutto le province in sciopero: Arezzo, Pistoia, Firenze e Prato, le altre sei invece "erano esentate per il maltempo" precisa la Cgil che rende conto in una nota anche della manifestazione svoltasi a Prato: "oltre mille persone hanno percorso una 'via crucis' laica attraverso luoghi simbolici, sede INPS, BNL, Direzione Territoriale del lavoro e Palazzo del Governo. Molta partecipazione alle manifestazioni ed anche significative adesioni allo sciopero, segnatamente nel settore industriale.
A Pistoia ad esempio si sono raggiunte punte dell'80 % in molte aziende industriali, alta l'adesione nell'agroindustria e nei vivai. Alta adesione anche a Prato con diverse aziende tessili chiuse interamente e per reparti. Ha risposto alla grande - continua la nota Cgil - l'industria fiorentina: 60% alla Selex Galileo, 70% alla Selex Elsag, 80% alla Targetti, 90% alla Laika. Ancora: 80% alla Metro, 90% alle Costruzioni Fondelli e alla Falegnami, 75% all'Acqua Panna e alla Gai (ex Bechelli). Buona l'adesione anche nel settore industriale in provincia di Arezzo, 90% alla Consorzio Terranuova, 70% alla Power One.
Al corteo della Cgil questa mattina si è unito quello dei Cobas partito dal Piazza San Marco, tra loro i ferrotramvieri e gli studenti. "Il governo Monti prosegue nella demolizione di redditi, servizi pubblici e Beni comuni, triturando implacabilmente salari e pensioni, scuola e sanità, posti di lavoro e diritti, giovani e precari": queste le ragioni della protesta europea che ha visto protagoniste le principali città italiane. A Firenze non si sono registrati scontri ma sono state lanciate uova e vernice contro la sede fiorentina della Banca d'Italia.
Dopo la notizia del rinvio dello sciopero da parte dei sindacati del settore Trasporti ( ilt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti, Faisa e Ugl Trasporti) che era previsto per di 16 novembre la categoria degli autoferrotramvieri ha deciso ieri in serata di aderire alla manifestazione odierna contro l'austerity "Per quanto riguarda il TPL - dicono - il governo stanzierà solo 1,6 miliardi dal 2013 e impone alle regioni queste condizioni: - Tagli dei “rami secchi” e aumento dei servizi remunerativi (così da far diventare un servizio sociale solo uno strumento per creare profitto al capitale privato) - Tagli ai livelli occupazionali (per usare le parole del governo “definizione livelli occupazionali ottimali”) - Aumentare il rapporto tra ricavi da traffico e costi operativi, che si traduce in aumenti del costo dei biglietti e diminuzione del costo del lavoro. Allo sblocco dei fondi statali- aggiungono - poi è legato anche il rinnovo del Contratto Nazionale.
Questi “spiccioli”, purtroppo, sono stati il pretesto per far accettare ai sindacati filo-padroni Cgil-Cisl-Uil (e ai loro cagnolini Faisa e Ugl) di discutere di un rinnovo a rimessa come è stato fatto per il contratto dei ferrovieri (peggioramento dei diritti e ridicoli aumenti salariali dovuti al maggior lavoro da svolgere). Il differimento dello sciopero nazionale è un segnale inequivocabile sulle loro intenzioni. Addirittura, senza pudore, sostengono di voler “rafforzare l’efficacia delle disposizioni normative previste dall’art.2 DL 187/2012 e art.
9 del DDL Stabilità”, cioè i punti elencati qua sopra. Inoltre, in gioco ci sono lo straordinario obbligatorio, la malattia e la residenza di lavoro. Dall'Ataf, l'azienda di trasporto pubblico fiorentina, confermano lo slittamento dello sciopero che era previsto per il 16 novembre è stato rimandato al 14 dicembre e fanno sapere che "Venerdì prossimo il servizio di trasporto pubblico si svolgerà quindi regolarmente. Lo sciopero era stato indetto dalle segreterie sindacali nazionali per il rinnovo del contratto".
Inseieme ai manifestanti scesi in piazza durante la giornata europea contro l'austerità era presente l’Assessore a Lavoro e Formazione della Provincia di Firenze, Elisa Simoni. “Mentre ero in cammino con il corteo – afferma Elisa Simoni – ero idealmente vicina ai rappresentanti della Cisl Fiorentina e in particolare al segretario Roberto Pistonina, che ieri ha trovato la sua sede imbrattata con le parole ‘Chi concerta è complice’. Da parte mia dico che chi compie atti del genere è contro al bene dei lavoratori".
Tra i rappresentanti politici anche diversi esponenti dell'Idv tra cui il vicecapogruppo in Consiglio regionale della Toscana, Marco Manneschi, l'Assessore della Provincia di Firenze, Antonella Coniglio, e il Responsabile del Dipartimento Lavoro Idv Toscana, Roberto Rizzo. Inoltre, all'inizio del corteo in Piazza Indipendenza, Italia dei Valori e gli altri soggetti promotori dei referendum sul lavoro hanno organizzato un gazebo per raccogliere le firme per l'abolizione della Riforma Fornero e dell'articolo 8 della Legge 138 per rispettare il Contratto nazionale. "Scendiamo in piazza per dire basta, al fianco dei lavoratori e del sindacato, alle politiche rescissive dei Governi Berlusconi prima e del Governo Monti oggi", spiega Rizzo.
"Politiche repressive dei diritti nei confronti del mondo del lavoro, che hanno di fatto sprofondato il Paese in un baratro di austerità e precarietà senza alcuna prospettiva di sviluppo capace di farci uscire dalle sacche della crisi. Vogliamo segnare una netta discontinuità con quelle politiche che hanno peggiorato le condizioni del lavoro sia in termini di diritti, aumentando la precarietà a dispetto degli annunci, la continua assenza di un politica industriale capace di fare innovazione, riconversione e investimenti per creare nuova occupazione favorevole alla ripresa delle imprese e al tempo stesso della domanda interna". "La Toscana, lo sappiamo bene, non è immune dalla rescissione diffusa a livello nazionale ed europeo", continua Rizzo.
"La crisi industriale e sociale che sta investendo la nostra regione, aggravata negli ultimi giorni dai danni dell'alluvione che ha messo al tappeto piccole e medie imprese e lavoratori, ai quali va la nostra solidarietà, registra in tutta la Toscana oltre cento vertenze aperte e il costante aumento dei lavoratori in cassa integrazione Una situazione drammatica, che siamo convinti ci debba spingere, a tutti livelli di amministrazione nazionali e locali, a ripensare un modello di sviluppo ambientale legato a un sistema di welfare capace di rimettere al centro il lavoro e la persona per uno scopo sociale volto al sostegno della collettività e al reintegro del singolo". "Questa mattina, infatti, non si manifestava solo in Italia ma in tutta Europa", conclude Rizzo.
"Non sono soltanto i cosiddetti Pigs a scontare il peso della crisi, ma è tutto il sistema economico europeo che non è stato capace di produrre politiche capaci di mettere al centro il lavoro come volano per una ripresa economica e sociale". Per restare in tema di rinnovo del Contratto nazionale sarebbero a rischio 45 lavoratori delle cooperative Cooplat e Samarcanda in servizio per conto di Quadrifoglio: pare infatti che la gara indetta da Quadrifoglio non prevederebbe l'obbligo di far valere il Contratto nazionale di categoria e la clausola sociale di salvaguardia che consente ai lavoratori in servizio di essere riassorbiti da chi subentra.
L'assessore al Lavoro in Provincia Elisa Simoni ha affrontato la questione anche insieme all'assessore regionale Simoncini. "Sia Cooplat che Samarcanda avevano mostrato disponibilità verso gli ammortizzatori come anche verso soluzioni alternative che prevedessero l'occupazione in altri settori per gli esclusi. Tuttavia sindacati e lavoratori hanno scelto di non firmare un accordo al tavolo procedurale proprio per l'assenza, nell'appalto per i servizi da svolgere per Quadrifoglio, dell'assenza della clausola di salvaguardia e dalla validità del Contratto nazionale di categoria.
Stando così le cose la cooperative che vince la gara non l'obbligo di riassorbire i lavoratori in servizio". "La ricostruzione è corretta - commenta per Rifondazione comunista Andrea Calò - E' un problema che investe diverse aziende, con modalità che stanno prendendo corpo in Toscana e che in un caso hanno riguardato anche la Provincia di Firenze. Non si può togliere l'obbligo di fare riferimento al contratto nazionale e alla clausola. E' grave che da Quadrifoglio non abbia manifestato alcuna sensibilità a riguardo.
Se questa decisione non viene modificata, i lavoratori rischiano il licenziamento. Bene hanno fatto a non firmare l'accordo, evidenziando, tra l'altro, la necessità di una scelta politica di gestione di chi fa la gara. Noi ci appelliamo a Quadrifoglio perché faccia sue le richieste dei lavoratori". E' previsto per il 19 novembre il tavolo dell'Unità di cristi della Provincia di Firenze sulla Colacem, oggetto di una domanda d'attualità dei consiglieri del Pd Stefano Prosperi e Piero Giunti, alla quale ha risposto in Consiglio l'assessore al Lavoro Elisa Simoni.
I cinquanta dipendenti dello stabilimento dell’azienda Colacem di San Francesco, ex Italcementi, hanno iniziato la cassa integrazione. I dipendenti lavoreranno a rotazione una settimana al mese per i prossimi tre mesi, anche se l’intenzione dell’Azienda è quella di estendere la cassa integrazione per 52 settimane, ovvero tutto il 2013. La nuova proprietà Colacem ha scelto di seguire la via del dialogo. Il risentimento nei confronti del Gruppo Italcementi deriva dall’aver saputo della cessione a decisione ormai presa, ma sopratutto dopo un periodo in cui si sarebbe verificata l’assenza di comunicazioni, segnali di difficoltà e volontà di vendere.
Il timore è che non vi siano grandi prospettive per l’impianto di San Francesco, anche perché Colacem possiede un altro stabilimento molto moderno a pochi chilometri di distanza – a Rassina (Arezzo) – che produce circa 1 milione di tonnellate di cemento annuo rispetto alle 200 mila tonnellate di Pelago. La situazione sulle scelte di Colacem, denuncia l’Rsu, sarebbero poco chiare anche per il modo con cui è stata fatta la cessione: sono stati acquistati solo gli impianti e il personale, lasciando ad Italcementi la concessione per l’utilizzo della miniera e lo stesso stabilimento.
In sostanza i lavoratori si occupano dell'estrazione, dell'insacchettamento e della spedizione. Non fanno più la macinazione. La cassa integrazione dovrebbe durare fino al 2014, con la speranza che il settore dell’edilizia possa riprendere e possa quindi richiedere la produzione di cemento. "L'azienda riveste un'importanza strategica per il tessuto produttivo della zona - commenta Prosperi - E' una delle aziende più grandi, con una storia alle spalle. Le condizioni sia del mercato che dell'azienda, situata in un immobile di valore storico, sono particolari mentre c'è bisogno di ammodernare gli impianti.
Il tavolo dell'Unità di crisi dovrà chiarire le strategie dell'azienda rispetto all'utilizzo dell'impianto".