Firenze, 19 ottobre 2012- Immortalato negli scritti dei poeti, nelle tele dei pittori e nei disegni dei viaggiatori, inquadrato ogni giorno dagli obiettivi di migliaia di macchine fotografiche, il Ponte Vecchio è, come Palazzo della Signoria o la cupola del Duomo, un monumento capace di rappresentare la storia della città di Firenze. A questo antico simbolo è dedicato il volume dello storico d´arte Claudio Paolini Ponte Vecchio. Di pietra e di calcina (pp. 96, euro 6), edito da Polistampa nella collana «Quaderni del Servizio Educativo» promossa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato. Partendo dalla prima costruzione del ponte nell´antichità romana, il volume ne racconta le vicende dando conto delle numerosissime trasformazioni subite nel corso dei secoli, come la realizzazione nel 1565 del Corridoio Vasariano, voluto da Cosimo I de´ Medici e progettato da Giorgio Vasari.
Sono proprio le mutazioni e le continue sovrapposizioni, spesso dettate dal gusto delle varie epoche, a caratterizzare il monumento accrescendone il fascino e rendendone unica la storia. "Il ponte", scrive l´autore, "si potrebbe considerare come un campo di battaglia, un veterano di pietra a cui nulla è stato risparmiato: guerre e scorrere di sangue, incendi, alluvioni così violente da sembrare castighi divini. E ancora guerre, questa volta moderne, che hanno visto posare tra le sue pietre mine che ne annunciavano una distruzione poi miracolosamente scampata".
In molti, da Giorgio Vasari a Henry James, hanno scritto sul ponte più bello di Firenze, e il libro di Paolini, ricco di aneddoti e curiosità, contiene un´antologia di documenti e testi d´eccezione. Gherardo Del Lungo