di Carla Cavicchini Anni fa uscì un film intitolato ‘Lamerica’, chiaramente in forma provocatoria, così come del resto chiamavano gli Stati Uniti i non pochi emigrati finiti “per necessità” oltreoceano. Periodo a cavallo dei due secoli scorsi sino a metà novecento. Al di là di considerazioni socio – economiche, ci soffermeremo su un bellissimo evento che celebra tal Vespucci, dotato di forte acume nonché di una identità nuova. Subito dopo la fine della Guerra Civile americana, una notevole ‘flotta’ di artisti e curiosi benestanti vennero a scoprir l’Europa, proseguendo idealmente il ben più noto e raffinato Grand Tour settecentesco verso luoghi zeppi d’arte.
La mostra “Americani a Firenze – Sargent e gli impressionisti del nuovo mondo” – in quel di Palazzo Strozzi a Firenze sino al 15 luglio, ci racconta di americani sensibili alla città dantesca e alla Toscana in generale, che seppero ammirare ed apprezzare la nostra arte, la socialità delle persone, nonché il sapere ed i gusti europei. Le opere esposte, tra cui molte foto bianco-nero, raccontano il lavori di questi americani, recependo a piene mani l’impressionismo, sì d’approfondire le relazioni con la città gigliata, nel periodo che s’affaccia dagli ultimi decenni del XIX secolo ai primi del XX.
Curioso sapere che per molti fiorentini essi erano più semplicemente “gli inglesi”, intrigati da quel loro modo di essere, così ‘diverso’. Nella notevole quantità di ritrattistica femminile, si trovano belle signore, adolescenti, dolci bambine, pitturate per simbolizzare l’interezza di una nazione. Tempi in cui era di gran prestigio farsi ritrarre da gente famosa, formatasi a contatto con l’arte europea moderna: una sorta di status symbol che l’aristocrazia americana non disdegnava proprio.
Di gran spessore gli arredamenti carichi di ‘anima’, assieme alle notevoli simmetrie architettoniche. La fotografia di Forster per il romanzo “Camera con vista”, trasportato dopo nel memorabile film di Ivory, incanta per la lucentezza che emana. Già “Cezanne a Firenze” prodotta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, mostrò la straordinaria indole dell’artista e collezionista italoamericano Egisto Fabbri, portando a conoscenza l’Avanguardia fiorentina, tra l’Otto e Novecento italiani.
Sargent, maestro negli acquarelli, dipinge in maniera altamente strepitosa, magnifiche però anche le tele di Duveneck, Vedder, Chase, ed altri. Si scorge amore, tanto amore, affermazione e qualche insuccesso. Ricordiamo che dopo l’Unità d’Italia e i cinque anni che Firenze fu capitale (1865-1870) fu spazzato via quel certo intorpidimento , a seguito di opere di rinnovamento per una città in piena evoluzione. Promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero per i Beni e Attività Culturali, Soprintendenza, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Firenze con Regione Toscana, la mostra si avvale del contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze con il sostegno di banche e fondazioni americane.
Doveroso però visitare anche “American Dreamers. Realtà e immaginazione nell’arte contemporanea americana” presso la ‘Strozzina’, seguendo conferenze a tema, concerti e performances teatrali. Cristina Acidini, soprintendente al Polo Museale a proposito della mostra ‘Americani a Firenze ‘ afferma: ”tale esposizione, straordinaria, rende merito a questa città, così ricca di capolavori ‘usati’ anche per scambi culturali e prestiti che sempre ci hanno contraddistinto.
Gli Impressionisti non rappresentano solamente un fenomeno francese, bensì una corrente capace d’abbracciare varie realtà culturali: pensiamo a questi americani, così elettrizzati dalla nostra bell’Italia che, dalle loro ville, godevano della magnificenza fiorentina. Lo stesso Sir Acton – prosegue – scrisse molto anche di tali abitazioni signorili circondate da giardini e parchi e, scorrendo tra le stanze di questo palazzo alla visione di magnifiche tele, è inevitabile osservare quella fioraia vestita da ciociaria , qual ‘frutto’ di notevole fantasia.
Non a caso parliamo di persone che amavano questa luce così particolare, giovano dei riflessi donati dal marmo di Carrara e – termina – è giusto ammirare tutto questo oltre che con la mente anche con il cuore.” James Bradburne, direttore generale Fondazione Palazzo Strozzi, come sempre incisivo, prende la parola parlando del Rinascimento: “della sua vitalità, dinamismo e della sua contemporaneità con l’obbiettivo di rendere l’invisibile visibile. L’America ha voluto recuperare quel suo passato nostalgico, affacciandosi all’odierno: pensiamo anche alle tombe americane, al Cimitero degli Allori, ed anche a tante altre cose che ne testimoniano la loro permanenza.
Gli americani andavano verso l’Europa dopo la guerra di Secessione, ciò rappresentò una fonte di arricchimento poiché molti di loro vi soggiornavano a lungo. Parliamo di persone appassionate, curiose, amanti del nostro fiume giallo-oro nel suo lento scorrere.” La…se c’è toscano e toscano, c’è anche americano e americano “Poiché una nutrita schiera di quest’ultimi, trovava l’ex capitale una città provincialotta, diversa dall’effervescente Parigi, dove lo champagne scorreva a fiumi e il fermento dell’Impressionismo era ben vivo”.
Però come Spadaro cantava: “La porti un bacione a Firenzeeee”, altri erano innamorati della Toscana, non a caso il massimo per loro era vedere i loro autoritratti accanto ad un Tiziano.” Il Rinascimento, irripetibile periodo artistico-culturale della storia d’Europa, partito da Firenze tra la fine del Medioevo e inizio dell’Età moderna, che tanto influenzò anche le arti figurative e le mentalità, aveva plasmato le loro menti, stimolando la loro già viva voglia d’apprendere. Impazzivano per le nostri verdi vallate, ma anche per quei caratteristici viottoli, tanto da imprimere “Ponte Vecchio” nel luogo diventato più tardi “Grande Mela.” A loro si deve il restauro di molti giardini e luoghi signorili, pensiamo anche ai restauri da loro commissionati per Villa La Pietra, Gamberaia, I Tatti, etc.
A Monaco, meta di passaggio, usavano pennellate diverse e ‘grasse’, mentre nei nostri posti baciati dal sole, si raffinavano e pulivano i pennelli elevandosi. Molte scrittrici, poetesse, giornaliste studiavano a Paris, scappando però subito dopo nei nostri lussureggianti borghi. Alcuni misero su famiglia, altri, tornati in patria, pitturavano “nazional-americano”, copiando pure ‘Cezanne.’ L’esperienza messa a frutto in ‘ Italy’, li fece diventare maestri stimati, credibili, formando nuove generazioni di pittori americani, influenze comprese! La bicicletta.
Amatissima, addirittura si spostavano con tale mezzo da Firenze a Roma, indugiando negli amati “tempi lenti” in quanto chi s’avventurava verso Venezia ‘godeva’ dell’azione sentimentale che donava la laguna. Arte, arte e arte ancora, veniva respirata a pieni polmoni: era nella loro anima e nei loro cuori, meglio ancora se accompagnata alla suggestione della natura. Persone vigorose, sane, di gran impeto, con la “febbre alta” nei confronti di tutto quello che era nuovo. Affittavano o acquistavano ville su colli anche fiesolani , ammiravano le Apuane e la Lucchesia, imprimendo le tele, in luoghi colmi di relax per sorseggiare e catturare l’ispirazione.
Non di rado erano ospiti. Attirati da antiche suggestioni, già, proprio dagli inquietanti fantasmi, gli americani si frequentavano l’un l’altro, scoprendo chiesette di campagna, scendendo spesso e volentieri dal ‘calesse’, oppure camminando fulmineamente. Scrutavano i ‘Macchiaioli’ e i ‘naturalisti’ toscani: le tecniche per riprodurre la nostra luminosità era per loro stimolante, in quanto così distante e inconsueta dai paesaggi sconfinati della loro terra, ove il bagliore accecava.
Un paesaggio, il nostro, capace di trovar connubio nella letteratura, per squisite conversazioni. Elitari, e quindi fuori dalla grande massa, afferrarono le basi della moderna pittura ‘nostrale’, suscitando nei nostri intellettuali interesse e compiacimento per la loro sete di sapere, unita ad una grande raffinatezza. Nel Vecchio Continente si documentavano, spendevano denaro, orgogliosi di ritornare poi nella loro patria fortemente arricchiti. Questo rappresentò per il nostro paese una forte connotazione cosmopolita, apprezzando il modo di essere libero e spregiudicato di tal fanciulle, colte, collezioniste, autonome dai colleghi maschi, ancor più delle francesine e delle altre europee. Si, proprio una bella esposizione, armoniosa e lucente, tanto da far pervenire al sindaco Renzi, la lettera da parte del Segretario di Stato Hillary Clinton con i complimenti per Firenze, capace di commemorare il cinquecentesimo anniversario della morte di Amerigo Vespucci.
“Per secoli – osserva una bionda signora – gli americani hanno cercato ispirazione nei capolavori dell’arte italiana e sono stati attratti dalla vostra città, cuore culturale dell’Italia rinascimentale. La mostra è una celebrazione di alcune delle più belle opere dell’arte americana che sono state direttamente influenzate dai capolavori e dalla meravigliosa bellezza naturale della Toscana”. E noi completiamo osservando che la comunicazione tra le nostre nazioni rappresenta una parte sostanziale e vitale che arricchisce tutto ciò ruota intorno all’arte.