Assunto l’incarico di curatore fallimentare di diverse società in bancarotta, era riuscito negli anni ad incassare illecitamente considerevoli somme di denaro falsificando mandati di pagamento a firma del Giudice Delegato. Con questa accusa, aggravata dall’aver commesso i fatti con l’abuso di potere e con violazioni dei doveri inerenti la pubblica funzione di curatore fallimentare, il GIP Dr. Alessandro Moneti ha disposto, su richiesta della Procura fiorentina, gli arresti domiciliari nei confronti di un commercialista di 53 anni.
La misura cautelare è stata eseguita questa mattina dagli uomini della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile che ha rintracciato il libero professionista nella sua abitazione nelle campagne fiorentine a sud della città. La polizia, su disposizione dei P.M. titolari delle indagini Luca Turco e Paolo Barlucchi, ha perquisito la casa e lo studio del commercialista sequestrando computer, supporti informatici e una considerevole documentazione cartacea. Sono almeno 15 le procedure fallimentari gestite dall’arrestato sulle quali gli inquirenti hanno accertato nel tempo movimenti e sottrazioni di denaro per oltre 1 milione di euro.
A dare il via all’inchiesta è stato lo stesso Giudice Fallimentare del quale il commercialista aveva in diverse occasioni falsificato la firma sui mandati di pagamento: insospettito dal fatto che una vecchia procedura fallimentare di una società non era ancora stata chiusa, a marzo di quest’anno aveva riaffidato la pratica ad un nuovo curatore. Durante il passaggio di consegne sono emerse le prime anomalie: dal 2004 in poi, risultavano incassati assegni circolari di importi rilevanti, privi di giustificazione causale o con difetto di corrispondenza con quanto annotato sul libro giornale del fallimento.
Per la legge il curatore esercita una funzione pubblica attraverso l’amministrazione del patrimonio fallimentare delle imprese e, autorizzato dal Giudice Delegato, intraprende ogni azione utile a soddisfare i creditori del fallito. All’arrestato vengono infatti contestati i reati di peculato e truffa aggravata, ai quali si somma la falsità materiale commessa dal commercialista in qualità di pubblico ufficiale.