Il Festival Costante Cambiamento, dopo aver affrontato lo scorso anno i movimenti rivoluzionari della cosiddetta “Primavera araba”, con la sedicesima edizione - “New transitions” - dal 18 settembre al 6 ottobre alle Murate di Firenze indagherà l'attuale situazione del Nord Africa e del Medio Oriente, per comprendere che cosa veramente sia cambiato e cosa, invece, è rimasto ancora una volta schiacciato nelle dinamiche del potere. Attraverso performance, spettacoli, mostre, focus su Tunisia, Iraq, Afghanistan, Palestina - e un richiamo accorato alla drammatica situazione della Siria - viene fuori una carrellata sulle nuove forme di dominazione, sulla perdita, sui diritti ottenuti o calpestati, sulle libertà soffocate dal fondamentalismo e sulla condizione sempre complessa delle donne nei Paesi Arabi.
Riflessioni che chiudono il triennio dedicato al Medio Oriente e danno forma a una geografia di terre di confine e di conflitto che gli artisti, più dei media, riescono qui a restituire comunicandone l'essenza. "Il festival - spiega la direttrice artistica Teresa Zurzolo - è come sempre interessato a richiamare l’attenzione su alcune tematiche di giustizia sociale, per attivare insieme al pubblico un atto creativo di cambiamento e di lotta: un lavoro che comporta un confronto vero e dialogico con la realtà". Sarà con questo spirito che si esibiranno il danzatore di origine marocchina Khalid Benghrib e la danzatrice di origine algerina Saâdia Souyah (dal 18 al 22 settembre nella Chiesa sconsacrata di Santa Verdiana e negli spazi adiacenti delle Murate), così come il coreografo iracheno Anmar Taha della Compagnia Iraqi Bodies (il 28 e il 29 settembre protagonista di Fever, in prima nazionale), con coreografie di danza e improvvisazioni in cui i gesti evocheranno le tensioni rivoluzionarie e le lotte per la libertà.
Temi che verranno approfonditi da numerose iniziative, tra le quali si segnalano in particolare: Women for Human Rights, incontro con Selay Ghaffar - Executive Director di HAWCA, l'organizzazione che dal 1999 si occupa di assistenza umanitaria e diritti delle donne e dei bambini in Afghanistan (mercoledì 3 ottobre ore 18); e Worlds, nove cortometraggi realizzati da Shashat, tra le più significative organizzazioni di cineaste nel mondo arabo, che affrontano la condizione delle donne in Palestina (venerdì 5 e sabato 6 ottobre ore 21).
In collaborazione con Cospe. Tra le novità della sedicesima edizione, la presenza di un vero e proprio progetto musicale: It will be wonderful. Nato dalla collaborazione fra musicisti arabi e internazionali di diversi generi musicali (hip hop, jazz, musica tradizionale, etc...), It will be wonderful è partito da Tunisi nel luglio del 2011 per celebrare la creatività e l'innovazione giovanile nella stagione delle rivoluzioni arabe e ora prosegue attraverso una piattaforma digitale con un lavoro di condivisione aperta che a Firenze troverà un nuovo momento di incontro.
"Vogliamo incoraggiare gli artisti di tutto il mondo (cantanti, dj, vj, fotografi, videomaker) a interpretare questa musica e a remixare le diverse esperienze – affermano gli ideatori -. Vogliamo incoraggiare l'innovazione e la collaborazione produttiva fra musicisti, la condivisione e lo scambio fra le culture". Per tutta la durata del festival sarà inoltre visitabile la splendida mostra installativa Memory dell'artista e fotografo Luca Lupi: un omaggio al Medio Oriente e alla Siria che l'artista descrive con una sola frase: "La memoria si sfalda, si sgretola, si annebbia nell’inesorabile passaggio degli eventi bellici che in breve annientano ciò che al tempo è sopravvissuto".