Torna a far discutere la questione del Riordino delle Province disposta dal Governo. Il dibattito si accende intorno alle regole e soprattutto ai criteri con cui bisognerà procedere alla riorganizzazione del territorio e quindi delle competenze. Gli amministratori nonostante a parole si dicono tutti favorevoli al riordino fanno valere poi la loro ostilità ogni qualvolta ad essere riordinata o accorpata è la loro provincia. UNCEM. Ieri il Consiglio direttivo dell’ UNCEM (Unione Nazionale Comuni Enti Montani) Toscana si è riunito in via Cavour 15 a Firenze e ha approvato all’unanimità un documento in cui evidenzia le criticità della riforma.
Il limite più evidente secondo gli enti montani: il “rigido parametro quantitativo” che non terrebbe conto delle “caratteristiche territoriali, sociali ed economiche e dei legami storici che caratterizzano la realtà del nostro paese”. Si chiede dunque un maggior coinvolgimento di Sindaci e Comuni nel dibattito istituzionale. Sulla questione delle cosiddette aree vaste si è espresso il Presidente di UNCEM Toscana, Oreste Giurlani , "La proposta del presidente della giunta Regionale, Enrico Rossi, di portare le province toscane a tre grandi macroaree può anche destare interesse ma bisogna fare i conti con una legge statale che pone vincoli precisi: per procedere nella direzione auspicata da Rossi – conclude Giurlani - servirebbero modifiche a quella stessa legge, anche in tempi molto stretti.
Il che appare in tutta evidenza operazione molto difficile”. PDL. Contrario alla soluzione prospettata da Enrico Rossi anche il Pdl regionale. Il Coordinatore Toscanodel PdL On. Massimo Parisi e il Capogruppo in Regione Alberto Magnolfi l’hanno definita una maldestra "strategia della tensione". L’idea delle tre aree vaste secondo magnolfi e Parisi contiene “un equivoco di fondo”. “Il riordino delle province, secondo la legge nazionale, prevede il dimezzamento del numero di questi enti ma non certo la creazione di 3 sub-regioni di estensione spropositata e prive di un minimo di omogeneità territoriale”.
“Le aree vaste rappresentano una dimensione utile per la programmazione di taluni aspetti della politica regionale e per l'eventuale gestione di servizi associati, ma non possano trasformarsi in Enti come sono, invece, le province che rappresentano un territorio e amministrano funzioni delegate”. Il problema principale secondo il Pdl sarebbe la gestione dei servizi: “i cittadini toscani sarebbero costretti ad inseguire servizi essenziali (dalla Prefettura alla Questura, alla Agenzia delle Entrate e del Territorio, all'INPS) a decine o, persino, centinaia di chilometri dai loro luoghi di residenza”.
La proposta del Partito delle Libertà prevede invece 5 province più Firenze città metropolitana : “Occorre muoversi sul terreno del realismo senza violentare la storia e il territorio regionale. Se l'obiettivo dichiarato è quello di ridurre alla metà il numero delle province, in Toscana questo obiettivo è a portata di mano: ferma restando la città metropolitana di Firenze, Arezzo ha già nella sostanza i numeri per vedere confermata la sua Provincia, mentre accorpamenti assolutamente naturali, secondo i criteri proposti dal Governo, risultano quelli tra Pisa e Livorno, Lucca e Massa-Carrara, Prato e Pistoia, Siena e Grosseto”. LA REPLICA DEL PD.
In serata così il capogruppo del Pd in Regione Andrea Manciulli replica alle accuse del Pdl: “Nell’ambito della riforma delle istituzioni riteniamo, come già detto, che le aree vaste siano quelle che meglio possono rispondere ai criteri di razionalizzazione necessari ad andare incontro ai problemi reali e alle necessità dell’economia. Il PD è al fianco del presidente Rossi e del suo programma di riforme e di innovazione, a partire dalle istituzioni e dall’idea delle aree vaste e per questo non accettiamo i tentativi di strumentalizzazione del centrodestra.
Il PD, insieme al Presidente della Regione e ai territori, come siamo abituati a fare, porterà avanti la discussione sulla riforma. Forse, anche per questo modo di affrontare le questioni, il PD è un partito di governo. Contrariamente alla destra non abbiamo paura delle riforme e delle discussioni per arrivarci. Il PDL, a corto di argomenti, continui pure a cercare le fessure. Ma passare dalle fessure non rappresenta un progetto politico e i risultati elettorali lo dimostrano”. CASAPOUND.
Per il movimento quella di Monti sarebbe una riforma che stabilisce un accorpamento arbitrario dei territori. "Una scelta insensata. E' necessario che dal riordino delle province sorga un'entità valdarnese unificata, in grado di rendere possibile un corretto dispiegamento dei servizi al cittadino e una seria pianificazione industriale". Ma in campo anche un'opzione B. A spiegarla è l'assessore al Bilancio ed Affari Istituzionali Riccardo Nencini che sembra riscuotere il successo dell'associazione di categoria degli agricoltori: si tratta di "una città metropolitana fiorentina meno estesa, fatta non di 43 ma 12 o 18 comuni, quelli della prima e seconda cerchia, e tre province ridisegnate sulle attuali aree vaste: ovvero Prato con Pistoia e quel che resta di Firenze, Arezzo con Siena e Grosseto, Lucca con Pisa, Livorno e Massa Carrara”.
E’ la proposta della Regione. Sempre quattro enti, non uno di più di quelli che verrebbero fuori con la rigida applicazione dei parametri del governo. “Ma un compromesso e una proposta – prosegue Nencini – che permetterebbe di mettere insieme passato e futuro della Toscana, le identità dei territori e l’organizzazione dei servizi per lo sviluppo economico di domani”