“La mia proposta di riorganizzazione istituzionale per la Toscana prevede la costituzione di tre aree vaste: quella del Sud, con Grosseto, Arezzo e Siena capoluogo; quella della Costa, con Massa, Lucca, Livorno e Pisa capoluogo e, infine, quella metropolitana, con Prato, Pistoia e Firenze capoluogo”. Lo ha detto mercoledì 22 agosto il governatore della Toscana, Enrico Rossi nell’intervista con Daniele Magrini, direttore di Toscana Tv che si è svolta alla Festa del Partito democratico di Siena.
“Le aree vaste - ha detto Rossi - non sono una novità per la nostra regione e possono consentire una riorganizzazione di servizi e strutture andando oltre la semplice somma di più province. La Regione ha bisogno di interlocutori forti con cui discutere e agire e Siena, con la sua storia e le sue potenzialità, è un capoluogo storico che non possiamo perdere. Questo è quanto ho proposto anche al ministro per la pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi. Il dibattito è ancora aperto al contributo di tutti, con la consapevolezza, però, che sia necessario semplificare.
Purtroppo, la riforma istituzionale del governo è una riforma a metà, che, più che soddisfare le esigenze di riorganizzazione istituzionale dell’Italia, punta ad accontentare i mercati e Bruxelles. Si sarebbe dovuto iniziare prima da una revisione del Parlamento, con il dimezzamento dei parlamentari, in linea con gli altri Paesi europei. Poi si sarebbe dovuto procedere all’unificazione dei Comuni sotto una quota dimensionale per abitante. La riforma così come è, purtroppo non servirà a nessuno”. L’on Sani del PD interviene ieri: «Mi sembra assurdo che prima di parlare di funzioni e competenze, s’imposti la discussione su confini e capoluoghi.
Soprattutto perché non si comprende dove si realizzerebbero i risparmi di spesa, visto che il cosiddetto riordino delle Province fa parte del pacchetto sulla “spending review”, né si capisce quali vantaggi reali avrebbero cittadini e imprese. Ragionare di istituzioni solo su parametri territoriali e demografici è un errore che potevano fare solo i tecnici, non di sicuro la politica. Il primo punto è ragionare del contesto socio economico sul quale calare il riordino degli Enti. Mi aspetto che s’inizi a discutere nel merito rispetto a funzioni e competenze.
Se poi l’accentramento in Area vasta dovesse produrre gli effetti che già si sono visti nel settore turistico con l’abolizione delle Apt, con l’assenza totale di politiche di promozione dei territori da parte della Regione, allora guardiamoci bene dall’assecondare certe scelte. Non voglio immaginare cosa accadrebbe in settori delicatissimi come sviluppo economico e agricoltura. Occorre quindi buon senso e senso delle istituzioni. Avendo chiaro che va dato il primato alla politica, perché la salvezza dell’Italia non sta nelle burocrazie né nell’accentramento istituzionale». “Siamo abituati da tempo a conoscere il nostro destino, e più in generale quello della Toscana, o leggendo i post su facebook del Presidente Rossi, o ascoltando le sue dichiarazioni alle feste dell’Unità.
Una modalità davvero poco elegante e politicamente poco corretta”. Queste le prime righe della nota di Lucia Tanti, capogruppo PdL nella Provincia di Arezzo. “Così la nostra Provincia ha saputo che, anche se di fatto superasse i 350.000 abitanti, il Governatore la vuole accorpare a Siena e Grosseto, e ha poi appreso che il capoluogo della Toscana del Sud dovrà essere Siena. Parola di Rossi alla festa del PD senese. Non ci siamo davvero – prosegue Tanti – Crediamo che Arezzo meriti un atteggiamento diverso, e meriti di essere baricentrica se non dovesse avere i numeri per rimanere autonoma.
Da tempo diciamo che il progetto di Toscana che ha in mente il Presidente Rossi penalizza Arezzo, allora da Arezzo venga una risposta di dignità e di unione”. “Entro i primi di settembre – spiega il capogruppo PdL in Provincia – sulla scia della mozione a firma Ammirati-Mugnai presentata in Regione, depositeremo in Consiglio provinciale un ordine del giorno aperto al contributo di tutte le forze politiche per mettere in chiaro tre aspetti. Il primo: se raggiungiamo i 350.000 abitanti Arezzo può e deve mantenere la propria autonomia.
Il secondo: se la Toscana del Sud si deve fare per forza, siano chiari i vantaggi per il territorio, sia evidente che non ci accolliamo i "buchi" senesi, e sia assodato il fatto che Arezzo rimanga baricentrica mantenendo il Capoluogo. La terza: il Governatore della Toscana venga ad Arezzo e si confronti con il territorio e i Cittadini. Su questi tre punti crediamo che si possa unire un fronte che abbia il solo obiettivo di tutelare Arezzo, e di non rendere la nostra Provincia suddita di Siena e agli ordini di Firenze”. “La normativa nazionale che prevede l’eliminazione e l’accorpamento delle Province rischia di essere l’ennesima scelta affrettata e populista che porterà disordine e ripercussioni negative sui cittadini e sulle imprese del nostro territorio”.
Inizia così l’intervento del presidente di Legacoop Siena, Loreno Cambi, in risposta all’appello alla mobilitazione, lanciato dal presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, dal palco della Festa democratica di Siena. “Siamo consapevoli – dichiara Loreno Cambi - e concordiamo sul fatto che, affinché il nostro Paese torni a essere produttivo e competitivo, è necessario ridurre i costi della Pubblica amministrazione, ma questa riduzione non può e non deve riguardare solo una parte del sistema istituzionale italiano bensì tutto il suo insieme, dal livello statale a quello regionale - comprese le regioni a statuto speciale, a nostro parere anacronistiche nel terzo millennio – dal provinciale al comunale, compresi i livelli istituzionali di secondo grado”