FIRENZE – “Il Senato ha in parte modificato la riforma del Governo sulle province, ma non facciamoci illusioni: la cornice resta quella stabilita nei giorni scorsi, con i parametri relativi alla superficie e al numero di abitanti che rimangono immutati e danno alla Toscana una libertà di movimento quasi nulla”. Così Riccardo Nencini, assessore alle riforme istituzionali della Regione Toscana, commenta il passaggio in Senato della riforma governativa che, spiega, “allunga i tempi ma non cambia la sostanza.
Gli spazi di manovra sono ridotti – ribadisce Nencini – ma lavoreremo perché, nel passaggio parlamentare definitivo, sia la Camera a modificare i parametri di una riforma che ha disegnato una Toscana-Arcimboldo. Un quadro che stravolge le radici storiche e soprattutto le direttrici principali di sviluppo costruitesi negli anni nella nostra regione”. “Ad oggi infatti – spiega l’assessore regionale alle riforme istituzionali – Arezzo non è provincia, la città metropolitana di Firenze corrisponde all’attuale provincia, e Prato e Pistoia non possono stare da sole e sono obbligate a stare con il nord della Toscana.
Si tratta di incongruenze che dobbiamo cercare di cambiare alla Camera, attraverso modifiche della norma scritta dal Governo. Diversamente il lavoro fatto in questi mesi (la costruzione di una Toscana con una grande area centrale, una influente area tirrenica, un’area vasta del sud e una città metropolitana più piccola e coesa) verrà completamente disperso”. Il comune di Fivizzano (Massa) ha dovuto aumentare aliquota Imu al 10,6%, il massimo consentito, per tutti gli immobili tranne la prima casa.
Lo comunica il sindaco, Paolo Grassi, ed è il primo dato che emerge nella campagna denominata "Piccoli comuni, grandi sacrifici", che vede impegnati i piccoli comuni toscani contro i tagli lineari del Governo, promossa da Uncem e Anci toscana. Ieri, l'altro infatti, il presidente di Uncem Toscana ha scritto ai 168 comuni associati invitando i Sindaci a promuovere iniziative sui territori comunali per far capire ai propri cittadini gli effetti della spending review sul territorio comunale, e allo stesso tempo lanciare precisi messaggi mediatici che evidenzino quanto è costato ad ogni Comune tutto il processo di revisione della spesa, quali ripercussioni ha già prodotto in termini di riduzioni o tagli di servizi e quali si prospettano per il futuro.
Ma c'è chi sta peggio di Fivizzano. E' il caso di Aulla, 11.000 abitanti, Comune simbolo dell'alluvione che ha colpito la Lunigiana il 25 ottobre scorso ha problemi analoghi. Una città che sta cercando di ripartire, un programma di investimenti predisposto dal Comune che si affianca alla ricostruzione e alla messa in sicurezza predisposta dalla Regione Toscana. "Ma anche i lavori per ricostruire Aulla pesano sul patto di stabilità del Comune - commenta il sindaco Roberto Simoncini - così siamo costretti a rinunciare ad altri interventi già programmati".
I tagli derivanti dall'ultimo provvedimento del Governo sul contenimento della spesa non sono ancora noti con precisione, ma per Aulla si parla di qualche centinaia di migliaia di euro che si aggiungono a quelli delle altre manovre con effetti gravi sul bilancio 2012. "Con grandi sacrifici - commenta ancora Simoncini - eravamo riusciti a tenere in equilibrio i conti, salvaguardando i servizi essenziali, ma ora non so proprio come riusciremo ad uscirne". Anche ad Aulla si deve agire sulle entrate correnti, si portano al massimo (o quasi) le aliquote dell'IMU, ma non basta e non si esclude di dover rinunciare a servizi fino ad ora garantiti.
Intanto si tagliano gli investimenti: "Avevamo un programma di interventi nel centro e nei paesi circostanti - spiega il primo cittadino - dalle pavimentazioni dei borghi storici al miglioramento delle viabilità, ma dovremo rinunciarvi, probabilmente non saremo in grado di mantenere i programmi già stabiliti". Ma non basta ancora: Aulla aveva un programma di investimento diretto del Comune nelle energie rinnovabili che avrebbero portato risparmio ed entrate. Minori spese e maggiori introiti sarebbero stati un grande aiuto al bilancio annuale, invece anche qui si dovrà registrare uno stop.
Forse potranno intervenire i privati, ma in questo caso i benefici per la collettività non saranno certo gli stessi. In merito al tema del riordino delle Province in discussione in queste ore al Senato, il Presidente di UNCEM Toscana esprime forte perplessità e preoccupazioni per le conseguenze future. "Prima di tutto - dice Giurlani - desta perplessità vedere un provvedimento di questo genere inserito in una legge di revisione della spesa, inoltre, i requisiti minimi dei 350mila abitanti, dei 2500 chilometri quadrati e della coincidenza dei confini delle nuove città metropolitane con quelli delle relative province attuali provocherà effetti perversi sul territorio, ben lontani dall’obiettivo della razionalizzazione e della semplificazione." "Il caso della Toscana - spiega Giurlani - è emblematico: Firenze diventerà città metropolitana e tutte le nove Province esistenti saranno soppresse e quindi accorpate.Questo stravolgimento radicale del territorio vedrà un ruolo ridottissimo del Consiglio delle Autonomie Locali (Cal) e della Regione perché il rispetto dei criteri imposti per legge di fatto non lascerà margini di discrezionalità, costringendo ad esempio l’intera area della Toscana del nord, da Prato a Pistoia fino a Lucca e a Massa – Carrara a un accorpamento necessitato.
Tutta l’autonomia lasciata al territorio consisterà nel valutare se questo mostro quadricefalo possa crescere ancora conglobando anche Pisa e magari Livorno." "Non si tratta - chiude Giurlani - di questione di campanilismo o di rivendicazioni di prestigio, ma appare evidente che una riorganizzazione efficace andrebbe definita su una scala territoriale ottimale per la gestione delle competenze assegnate, mentre ora si viaggia in direzione opposta, ovvero predeterminando confini rigidi a prescindere da ogni valutazione gestionale.
È necessario dunque che la riforma delle Province sia stralciata dalla Legge sulla Spending Review e si torni ad affrontare la questione con il dovuto approccio di serietà istituzionale e di rispetto per le autonomie locali." “Una riforma che penalizza i cittadini privandoli di servizi fondamentali. L’accorpamento delle Province, nei termini in cui viene proposta oggi, è un pasticcio irricevibile che, in nome dei tagli alla spesa e del riordino istituzionale, rischia di creare solo caos e ulteriori difficoltà alle famiglie che combattono ogni giorno con la crisi e con l’aumento delle tasse.
Condivido in pieno le preoccupazioni espresse dal Presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini e voglio dire, con forza, che il Partito democratico senese si batterà con tutti gli strumenti a sua disposizione per scongiurare ogni ipotesi di smantellamento dei servizi ai cittadini che la nostra provincia garantisce”. Questo il giudizio del segretario provinciale del Pd senese, Niccolò Guicciardini, in merito alla possibilità di un accorpamento della Provincia di Siena con quella di Grosseto.
“L’accorpamento e la riduzione delle Province – afferma Guicciardini – rientra nel piano della spending review del Governo Monti. La razionalizzazione e la riduzione delle spese sono provvedimenti necessari, così come è necessario ed urgente riorganizzare le province in Italia. Ma è altrettanto necessario tenere conto delle peculiarità dei territori. Proprio per questo siamo convinti che la Provincia di Siena, per le sue caratteristiche non debba rientrare in quelle da ‘tagliare’ né, tantomeno, da accorpare ad altre realtà, siano essa Grosseto o Arezzo”.
“Non si può riorganizzare – continua Guicciardini – in maniera disordinata e approssimativa un territorio che fa della diversità la sua ricchezza e che ha una storia sociale ed economica così importante. Questa strada porterà solo ad un arretramento del nostro Paese che invece ha bisogno di un disegno di ristrutturazione dell’impianto istituzionale, ma che sia complessivo, coerente e che colpisca in profondità gli sprechi della spesa pubblica. Accorpare in maniera indiscriminata a situazioni paradossali per cui, per esempio, un cittadino di qualsiasi comune della provincia senese potrebbe dovrebbe recarsi a Grosseto o ad Arezzo per sbrigare pratiche burocratiche, magari legate al proprio lavoro.
Perdere la Provincia, infatti, significherebbe la desertificazione e l’impoverimento del territorio per molti servizi ed anche a livello economico e culturale. Lo Stato sarebbe meno presente, i cittadini si vedrebbero privati del diritto ad eleggere direttamente i propri rappresentanti, e ci troveremo a dover fare i conti con un’ulteriore perdita di posti di lavoro. Si tratta di una riforma che penalizza i cittadini e che, in Provincia di Siena, non produrrà nessun efficientamento della spesa, ma solo un drammatico taglio a servizi, l’impossibilità, a breve termine, di garantire la manutenzione delle strade e dei plessi scolastici e tagli al sociale.
Il Pd – conclude Guicciardini – continuerà ad avanzare proposte concrete per il riordino istituzionale, sempre nell’interesse dei cittadini”.