Le vittime italiane dell'eccidio titino non trovano pace nemmeno da morti, soprattutto a Firenze, così a intervalli regolari le targhe in loro ricordo in Largo Martiri delle Foibe vengono oltraggiate. Lo denuncia il consigliere del Pdl Francesco Torselli. "Per l'ennesima volta le due targhe stradali che indicano Largo Martiri delle Foibe sono state sfregiate con della vernice. Un gesto cretino e vigliacco: cretino perchè chi si riduce a rovinare un cartello stradale per tentare di riaffermare quell'oscurantismo che per 50 anni ha avvolto questa pagina di storia non può avere altro nome, vigliacco perchè tale è chi se la prende con la memoria di donne, uomini e bambini morti più di 50 anni fa e, per giunta, pagando la sola "colpa" di essere italiani". "Non è possibile - prosegue il consigliere del PDL - che mentre tutta l'Italia riconosce ed onora il sacrificio di questi nostri fratelli barbaramente trucidati sul finire della seconda guerra mondiale dalle truppe partigiane comuniste slave del maresciallo Tito, a Firenze vi sia ancora qualcuno che vorrebbe mantenere nell'oblio questa vicenda, continuando a considerare Tito un eroe e tutto ciò che è stato per oltre 40 anni al di la della Cortina di Ferro il "paradiso comunista", pretendendo di cancellare gli orrendi crimini che i partigiani slavi, aiutati anche da partigiani italiani, hanno commesso lungo il confine orientale". "Ogni anno - aggiunge ancora l'esponente di centrodestra - dobbiamo vedere Firenze ospitare cortei inneggianti alla ex-Yugoslavia ed ascoltare slogan beceri in favore dell'olocausto patito da decine di migliaia di italiani a causa di quella bandiera rossa che tanto questa gente ama, in occasione della "Giornata del Ricordo" e ora anche le vigliacche azioni contro le lapidi che dedicano un largo alla memoria di questi nostri fratelli caduti". "È veramente venuto il momento - conclude Torselli - di dire basta con questi gesti e con la tolleranza verso chi li compie.
Il comune provveda immediatamente a ripulire le targhe, ma soprattutto si attrezzi, una volta per tutte, affinché certi gesti non si ripetano, oltre che a ricordare, in ogni assise possibile, l'importanza del ricordo e della memoria del sacrificio di queste decine di migliaia di nostri fratelli assassinati. Dalla scelta di mantenere il silenzio su questa vicenda, fatta dall'Italia repubblicana nell'immediato dopoguerra, ad oggi molto è stato fatto, ma di fronte a gesti come questi, dobbiamo renderci conto che evidentemente non è ancora sufficiente".