E’ allarme siccità nei campi della Toscana. Non piove da ormai quattro mesi, ed il caldo torrido dell’ultimo mese e mezzo sta mettendo in crisi le colture estive. Era prevedibile – sottolinea la Cia Toscana - ed è arrivata la grande sete per l’agricoltura regionale. Un mix terrificante per i nostri campi, fra l’assenza di piogge e le temperature elevate. Danni enormi che non risparmiano nessun settore: dall’ortofrutta all’olivicoltura, dalla vite al mais, alle foraggere.
Particolarmente preoccupante è la situazione dell’intera zootecnia, negli allevamenti si registrano forti cali di produzione ed aumento dei costi per assicurare la qualità del latte e della carne. Il pomodoro da industria sembra già la produzione più danneggiata: si calcola – spiega la Cia Toscana - già una perdita di produzione dal 20 al 30% e anche per la qualità ci sono forti preoccupazioni. «Siamo di nuovo all’emergenza – commenta Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana - ed era prevedibile che accadesse, ormai i cambiamenti climatici producono dei fenomeni che alcuni anni fa erano considerati eccezionali.
Quindi serve una strategia sia per le emergenze che sempre più spesso si ripetono, che nella prospettiva di medio e lungo termine per questo sollecitiamo alla Regione Toscana la definizione di un progetto pluriennale che affronti definitivamente questa “nuova” problematica, che si superi definitivamente il ricorso allo stato di emergenza (già quest’anno è il terzo), affinché si possa assicurare a tutti i produttori agricoli, in ogni ambito territoriale della regione, la disponibilità di acqua necessaria per gli allevamenti e per le diverse coltivazioni.
L’acqua, conclude Pascucci, è per l’agricoltura una risorsa indispensabile per assicurare non solo quantità ma soprattutto la qualità delle produzioni, due elementi essenziali per rispettare gli impegni assunti con gli altri operatori delle filiere». Adesso però occorre affrontare i problemi contingenti; all’agricoltura bisogna assicurare le risorse idriche disponibili secondo i criteri della legge che la definisce prioritaria subito dopo il consumo delle persone. Quindi, verificare e garantire il funzionamento di tutte le modalità di erogazione delle risorse idriche, dai sistemi di captazione e distribuzione gestiti dai consorzi di bonifica, alle altre forme di approvvigionamento, per portare a termine le coltivazioni in atto con il minor danno possibile ai produttori. Affrontare l’emergenza guardando alle soluzioni strutturali - auspica la Cia Toscana.
La raccolta delle acque di superficie, da destinare ad utilizzo plurimo e nel contempo salvaguardare le acque di falda, strada peraltro individuata dalla Regione Toscana, che ha allocato specifiche risorse a sostegno di questo percorso. Interventi che aumentino la capacità di raccolta e distribuzione dell’acqua, attraverso il completamento e la realizzazione di invasi collinari e pedecollinari, anche di piccoli dimensioni e comunque di grandezza compatibile con la sostenibilità del territorio.
Servono risorse per sostenere le aziende agricole per l’innovazione tecnologica e l’introduzione di nuovi sistemi d’irrigazione sostenibile. Mentre in tema di riuso della risorsa idrica – conclude la Cia Toscana - occorre incentivare i sistemi di riutilizzo delle acque depurate a scopi non potabili per alleggerire il peso sulle altri fonti di approvvigionamento, mentre occorre che sul piano più generale delle infrastrutture, si completino le opere già programmate, come la diga del Montedoglio, e gli interventi per ridurre le perdite del sistema degli acquedotti che continuano ad esser troppo alte.
Il governo della risorsa idrica sarà decisivo per i prossimi anni sia per l’agricoltura che per l’intera società. Il governo, la Regione Toscana e le istituzioni se ne devono occupare con maggiore continuità ed efficacia, bisogna superare gli stati di emergenza. Per le aziende agricole è in gioco il futuro produttivo e i redditi degli agricoltori, per la società è in discussione la sicurezza alimentate e del territorio.