In questi giorni ferve il dibattito sulla riforma della legge elettorale, tanto più dopo la sacrosanta esortazione del presidente della Repubblica a modificare, il prima possibile, quella in vigore, il cosiddetto "porcellum". I partiti sembrano, almeno per il momento, andare in ordine sparso. "Sarà molto difficile che si trovi un accordo - spiega Oreste Giurlani presidente di Uncem Toscana - e si rischia di arrivare al voto in Parlamento senza un'intesa di massima che conduca ad un buon risultato.
Anziché tentare mediazioni impossibili e creare nuove formule, che come insegna l'esperienza del passato non portano a nulla, perché non si prende a modello la legge elettorale per l'elezione dei sindaci e dei consigli comunali? E' il miglior sistema che si sia sperimentato fino ad oggi: la sera stessa del voto si sa chi è il primo cittadino, la maggioranza è chiara e netta, il sindaco può essere sfiduciato ma non sostituito da un altro senza andare alle elezioni, non si può restare in carica più di due mandati.
Il sindaco d'Italia potrebbe essere lo slogan per la nuova riforma elettorale. Che ovviamente andrà adattata alla vastità del territorio nazionale, mantenendo doppio turno ed elezione diretta, e scegliendo fra collegi uninominali o voto con preferenza. In questo modo si ridarebbe potere ai cittadini e si avrebbe un sistema che funziona, stimola l'aggregazione dei partiti, pur dando diritto di rappresentanza alle formazioni minori, e favorisce l'alternanza al governo".